Angela Menardi, cuore e coraggio «Un sogno le Olimpiadi a Cortina» .

Dopo il grave incidente a 15 anni l’ampezzana ha trovato nello sport un grande aiuto per essere protagonista
World Wheelchair-B Curling Championship 2019,Lohja,Finland
World Wheelchair-B Curling Championship 2019,Lohja,Finland



. Famiglia, lavoro, curling. Sempre al massimo, senza mai fermarsi. Più forte di tutto, anche di quell’incidente che a 15 anni sembrava averle spezzato qualsiasi sogno di vita “normale”.

Coraggio ed entusiasmo, sguardo avanti e testa alta. Angela Menardi è ora una delle più forti giocatrici italiane nel wheelchair curling. Tradotto in parole semplici, la versione del curling riservata alle persone con disabilità. Specialità paralimpica, dunque presente a Milano – Cortina 2026. Si è parlato anche di questo con la Menardi. Ci guarderà il mondo tra sei anni. E dovremo fare bella figura.



Angela, una vita nello sport la sua.

«Eh già. Fondamentale Renzo Colle, pioniere dello sport paralimpico bellunese. Iniziai proprio con l’Assi Belluno, società da lui presieduta. All’epoca mise insieme un bel gruppo in tutta la provincia, ognuno si poteva dedicare allo sport preferito ed io optai per lo sci di fondo».

Quanti eravate?

«Una quindicina di persona, tra cui Daniele De Michiel, Oscar De Pellegrin, Sandro Dal Farra, Fabrizio Zardini e Germano Bernardi. Partecipai alle Paralimpiadi di Albertville poi, nel 1994, abbandonai le gare con l’idea di dedicarmi a lavoro e famiglia».

Se la ritroviamo qui, significa che qualcuno o qualcosa l’ha spinta a rientrare.

«Qualcuno. Fabio Alverà, per l’esattezza. Inizialmente doveva essere una sorta di ritrovo tra vecchi amici per divertirsi a fare qualcosa insieme, ma da lì al ritrovarsi a gareggiare nuovamente il passo è stato veramente breve».



Facciamo un salto indietro. Chi è Angela Menardi?

«Una cortinese nata a Pieve di Cadore, anno 1964. In pieno centro a Cortina, all’età di 15 anni, un incidente mi rese paraplegica. Cominciai a lavorare al cinema Eden, in quanto volevo garantirmi l’indipendenza personale e l’orario era perfetto per allenarmi, in vista proprio delle Paralimpiadi di Albertville. Nel 1994 mi sono sposata e sono nate le mie due figlie, Eugenia di 24 anni e Valeria di 19. Conciliare tutto è faticoso, ma la Seam, azienda dove lavoro, mi viene incontro e anche il marito devo dire che sino ad ora ha avuto buona sopportazione...».

Quale è il valore dello sport per una persona diversamente abile?

«Importante. Anzi, importantissimo. Riconduce alla “normalità”, ad avere degli obiettivi, a confrontarti con altri, ad uscire dal tuo guscio e tornare nel pieno della vita sociale. Ed è utile anche a chi disabile non è: aiuta a guardare oltre».

Andiamo proprio alle Paralimpiadi, tema strettamente collegato ai Giochi del 2026 di Milano – Cortina. Quali sono le sue partecipazioni?

«Albertville nel 1992 appunto, nella specialità del fondo. Con il curling invece ero a Vancouver nel 2010, chiudendo al quinto posto. Senza contare i vari mondiali, l’ultimo dei quali un mese fa».



Dove era il 24 giugno 2019, giorno dell’assegnazione dei Giochi?

«In piazza a Cortina. E l’emozione di essere lì al momento dell’annuncio non la dimenticherò mai. Anzi, secondo me la gioia ha contagiato anche chi, le Olimpiadi, non le voleva».

Lei pratica il curling. Una delle discipline che, da programma, sarà ospitata allo stadio Olimpico.

«Un grande orgoglio, mi creda: Cortina ha fatto e dato tanto al curling. Occhio però, adesso abbiamo bisogno a brevissimo di una struttura d’allenamento seria, magari a tre piste. Occorre programmare tornei internazionali ed evitare che, dopo il 2026, l’attività si areni».

Si sa qualcosa della suddivisione paralimpica delle discipline?

«A quanto appreso, Milano ospiterà, oltre alle cerimonie di apertura e chiusura, lo sledge hockey. Il biathlon e il fondo troveranno collocazione in Valtellina, mentre qui a Cortina avremo wheelchair curling, il para – snowboard e lo sci alpino. Siamo in attesa di capire se arriverà anche il para – bob, la cui possibile introduzione dovrebbe avvenire proprio nel 2026».

Di cosa necessita Cortina soprattutto guardando alle Paralimpiadi e alle persone diversamente abili?

«Da fare c’è tanto. Penso alle camere accessibili negli hotel, ma pure pizzerie e ristoranti dovranno essere a misura di disabile. A volte basta poco, magari una porta scorrevole in più o così. Forse andrà ripensata la pavimentazione del centro: per chi usa la carrozzina, dei piastroni sarebbero più indicati dei sampietrini. Una nota dolente, attualmente, sono i parcheggi: mancano per tutti, figurarsi per i diversamente abili. Quelli che rendevano il centro fruibile sono stati eliminati… Sicuramente si rivedranno in vista dei Giochi, basta però lasciarli lì e non relegarli esclusivamente a Largo Poste. I mezzi pubblici andranno potenziati e resi completamente accessibili. Speriamo inoltre possa tornare a Cortina la piscina».

E lei sarà sul ghiaccio nel 2026?

«Innanzitutto stiamo lavorando per riportare la nazionale ai vertici del gruppo A mondiale. Ad ottobre ci riproveremo. Non so cosa farò nel 2026 ma una cosa è certa: finché mi diverto di sicuro continuerò a tirare stones. Se non con la nazionale, di sicuro con il mio super club: il Curling Club 66». —
 

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