Axel Bassani: «Non penso alla Motogp e mi godo la Superbike»

Il feltrino sta ricaricando le pile dopo una stagione indimenticabile.

«Il 2017 fu l’anno più difficile, avevo quasi perso la voglia di correre»

Giacomo Luchetta
Il feltrino Axel Bassani (Foto Gorini)
Il feltrino Axel Bassani (Foto Gorini)

Un 2021 impossibile da dimenticare. Axel Bassani ha vissuto una stagione incredibile nel mondiale Superbike. Era il pilota più giovane in pista e, alla sua prima esperienza nella categoria, “Elbocia” (questo il suo soprannome) non ha guardato in faccia a nessuno. Dopo qualche gara dove ha preso le misure, è sempre rimasto nelle prime posizioni, lottando con i mostri sacri di questo sport, e riuscendo anche anche a centrare un podio. Nessuno avrebbe mai pensato ad un esordio del genere alla prima occasione di misurarsi con i big di questo sport, ma Bassani è riuscito a portare dopo poche gare la sua moto al limite e ad ottenere risultati importanti, in sella alla sua Ducati V4 R.

Axel ha concluso la classifica generale in nona posizione, con duecentodieci punti, mettendosi alle spalle gente come Alvaro Bautista, ex pilota di Moto GP. Si è invece classificato al secondo posto nel Trofeo Indipendenti.

Un campionato indimenticabile.

«Non mi aspettavo una stagione così», commenta Bassani durante la pausa invernale, «siamo partiti con la speranza di stare nelle prime quindici posizioni e di andare quindi a punti. Ma dopo qualche gara ci siamo resi conto che stavamo crescendo in maniera importante e che potevamo fare qualcosa in più. Siamo stati bravi, abbiamo lavorato sodo, ma con calma, senza metterci fretta nel cercare subito risultati in un momento in cui non servivano. Non è stato facile perché quando ti ritrovi in pista, vuoi fare bene e andare subito al massimo. Gara dopo gara ci siamo messi in gioco, abbiamo commesso i nostri errori, ma ce l’abbiamo fatta. Adesso speriamo di ricominciare da dove abbiamo lasciato nel 2021. È stata una stagione bella e ricca di soddisfazione, perché sono riuscito ad arrivare a fare quello che ho sempre sognato, nella categoria regina. Ero il più giovane in pista e anche la squadra era quella con meno anni di esperienza, soltanto due, con il 2020 corso solo per metà a causa del covid. Sono arrivate però grandi soddisfazioni e le abbiamo centrate quasi subito. Questo ti da fiducia per lavorare ancora di più».

Per capire veramente la fatica e l’impegno che Axel ha messo, in pista e fuori, per raggiungere una categoria ambita come la Superbike bisogna tornare indietro di qualche anno e ripercorrere brevemente i suoi primi anni di carriera.

L’esordio in una competizione internazionale risale al 2015 quando partecipa alle ultime due gare del campionato europeo Superstock 600 in sella ad una Kawasaki ZX-6R, raccogliendo subito ottimi risultati con un sesto posto a Jerez in Spagna e una seconda piazza nella gara di Magny-Cours.

Nel 2016 passa al mondiale Supersport dove porta a termine tutte e otto le gare nel calendario, va a punti in sette occasioni, e questo gli permette di vincere la coppa Europea Supersport, mentre nel mondiale chiude in dodicesima posizione.

Il 2017 è l’anno più difficile per il pilota di Seren del Grappa che si trasferisce con entusiasmo in Moto 2 con il Team Speed Up, ma la sua avventura dura solamente quattro gare perché alle porte della corsa di casa del Mugello, viene annunciato a sorpresa il divorzio con la squadra. Bassani si ritrova dalla pista a casa da un giorno all’altro. Il suo rientro nel giro che conta passa prima per il mondiale Supersport e poi per il Campionato Italiano Velocità.

Nel 2020, prima di approdare in Superbike, Axel partecipa al World Supersport Challenge.

Un anno difficile quando lasciasti la Moto 2.

«È stato brutto ritrovarsi sul divano mentre tutti i tuoi avversari sono in pista a lottare per i propri sogni non è stato affatto facile», continua Bassani, «quando ti ritrovi in questa situazione ti passa la voglia di correre e ti chiedi se quello che stai facendo sia veramente la strada giusta per te. Il supporto della mia famiglia è stato molto importante, ma questo non basta, prima di tutto è la persona che deve essere convinta di quello che vuole fare. Le persone che ti stanno vicine possono dirti tutto quello che vuoi, ma sei tu ad essere convinto, oppure non vai da nessuna parte».

La famiglia è stata sicuramente un grosso aiuto.

«Avere una famiglia che ti spinge troppo e ti mette pressione potrebbe addirittura avere l’effetto contrario. La mia è stata invece fantastica e mi ha aiutato nel modo in cui avevo bisogno, però lasciandomi prendere le mie decisioni. Dopo la parentesi in Moto 2, mi era passata la voglia, ma pian piano mi è tornata la fame e sono riuscito a tornare in sella»

Nelle scorse settimane hai annunciato che nel 2022 correrai ancora con il team privato Motocorsa Racing, in sella alla Ducati Panigale V4R.

«Proveremo a centrare qualche podio in più e se non dovessimo riuscirci, cercheremo di concludere le gare nei primi cinque posti. La squadra resta legata al marchio Ducati, continuerà quindi la nostra collaborazione con il marchio italiano. Nuovi aggiornamenti? Non ne avremo. Continueremo a comprare ogni singola vite della moto autonomamente. Quello che facciamo di solito con Ducati è la condivisione dei dati, che è comunque molto utile. Per il resto facciamo tutto con le nostre mani. Sia io che la squadra non abbiamo tanta esperienza in questa categoria e questo a volte, durante la stagione, ci ha penalizzato perché arrivaviamo alla risoluzione dei problemi dopo gli altri. Essere a livello degli ufficiali è veramente molto difficile, ma non impossibile».

Correre nel mondiale Superbike per un pilota di un team Indipendente è tutt’altro che facile. Dietro a tutto, come in tanti altri sport, ci sono i soldi. I piloti che corrono per i team ufficiali possono contare sulla casa madre alle loro spalle che, se ci sono problemi, può dare una mano. Chi invece corre da indipendente, deve arrangiarsi in tutto.

«Le squadre indipendenti devono trovarsi da sole gli sponsor per partecipare al Mondiale», spiega Bassani, «se il budget non basta, quello che manca viene chiesto al pilota. Se non portassi la mia parte starei a casa sul divano. Quasi tutti i piloti che corrono per i team indipendenti pagano per correre. L’anno scorso ho contribuito con la mia parte e dovrò farlo anche il prossimo. Un po’ dei soldi che servono per fare la stagione dipende da me. Lavoro 12 mesi all’anno insieme al mio manager Tomaso Bacigalupo, a mio papà e ai miei amici per trovare gli sponsor che mi permettano di correre. Senza questi non avrei la possibilità di fare quello che mi piace e per questo li ringrazio».

Un’esperienza indimenticabile al Ranch di Valentino Rossi. Ormai da qualche anno a Tavullia si corre la “100 km dei Campioni” sulla pista costruita dal team del 46 per gli allenamenti dei piloti dell’academy e dello stesso Valentino.

A fine novembre ad Axel Bassani è arrivato l’invito a partecipare che non si è fatto sfuggire. All’evento hanno partecipato piloti di altissimo livello tra cui lo stesso Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Chaz Davies, Alex Rins, Maverick Vinales, Dennis Foggia e Luca Marini.

Ci racconti quella due giorni a Tavullia?

«Appena mi hanno contattato ci ho pensato un attimo se partecipare o meno, perché erano tre anni che non utilizzavo un “Flat Track”, il tipo di moto che viene utilizzata al Ranch di Valentino. Alla fine, però, ho deciso di partecipare ed è stata una bella esperienza. Ho avuto modo di stare con alcuni dei piloti più forti del mondiale. È una di quelle esperienze che non puoi vivere tutti i giorni. Il sabato abbiamo corso le prove libere e le qualifiche mentre la domenica c’è stato il warm up e la gara dei 100 Km che corrispondono a 50 giri. Si corre a coppie, io ero con Kevin Manfredi, e ci siamo alternati ogni 5 giri. È stato un bel modo per stare in compagnia, i risultati invece li dobbiamo cercare da altre parti».

La Moto GP è un sogno a cui ancora ambisci?

«Al momento non è un qualcosa che mi interessa. Sto molto bene in Superbike, mi piace questa categoria, il campionato e il Paddock. Mi sto divertendo e in questo momento penso a restare dove sono. Nel futuro mai dire mai, perchè magari tra qualche anno avrò l’occasione, la voglia e la motivazione per correre in Moto GP. Adesso però non ci penso. Il futuro? Nel 2022 correrò ancora con il team Motocorsa Racing, per il 2023 il mio manager Tomaso Bacigalupo sta avendo dei contatti con altre squadre ma per ora non c’è niente di serio».

Il mondiale di Superbike solitamente inizia ad aprile e si conclude a novembre, e in mezzo c’è sempre una pausa estiva di qualche settimana per far rifiatare i piloti. Ma cosa fa un pilota tra dicembre e marzo per tenersi in allenamento?

«Dipende tanto da dove abiti», racconta Bassani, «io sono di Seren del Grappa e da queste parti è difficile fare determinate cose. Di solito io vado con la moto da cross oppure a sciare, che mi piace molto e lo faccio fin da quando sono piccolo. Alterno poi la corsa alla palestra. Verso gennaio o febbraio ricomincio a girare sull’asfalto per riprendere alcuni automatismi in vista dei test e del campionato. La pista più vicina è quella “Alle Cave” a Vittorio Veneto dove giro con un 300. La pista vera più vicina per me sarebbe Misano, ma correre lì non è scontato, bisogna avere il mezzo, le gomme, la benzina e un meccanico. Per una questione di costi questa possibilità è molto complicata. A fine febbraio avrò il primo vero test, a marzo gli altri e ad aprile inizierà il campionato».

Nel 2021 il mondiale di Superbike è andato a Toprak Razgatlioglu su Yamaha, che ha spodestato Jonathan Rea, su Kawasaki, che deteneva la vittoria degli ultimi sei campionati. Cosa si aspetta nel 2022?

«Toprak vorrà sicuramente confermarsi e vincere ancora, però Rea darà tutto per cercare di tornare alla vittoria. Ci sono però tanti piloti forti, i primi dieci sono tutti di altissimo livello. Bisognerà tenere d’occhio anche Bautista su Ducati e Redding su BMW. Per me però restano favoriti Razgatlioglu e Rea. La gara più bella e quella più difficile? Sicuramente tra le più belle metto Barcellona, dove siamo arrivati secondi, ma anche Gara 2 in Argentina dove abbiamo concluso in quarta posizione. La più difficile è stata sicuramente l’ultima in Indonesia. Ci trovavamo nei primi cinque e potevamo giocarci il podio ma per colpa di un altro pilota sono caduto e abbiamo perso anche la possibilità di lottare per il settimo posto nella classifica del mondiale e il primo tra gli indipendenti». 

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