Bedin: «L’Union Feltre ritrova un giocatore molto più maturo di qualche anno fa»

Parla uno dei nuovi acquisti dopo il buon debutto a Mestre «Non manca l’organizzazione, sono sicuro che ci salveremo»

Gianluca Da Poian / FELTRE

Non era finita bene, quattro anni fa. Incomprensioni con l’allenatore, visioni diverse ed una stagione caratterizzata da un crollo verticale in classifica, seppur dopo l’ottimo girone d’andata chiuso in zona playoff. Ma l’Union Feltre ha continuato ad occupare un posto speciale nel cuore di Matteo Bedin. Ed ora il centrocampista padovano sente che è giunto il momento di chiudere un cerchio. Vorrebbe dire salvarsi, nonostante ad otto giornate dalla fine la squadra sia penultima e non vinca dal 14 febbraio.

Lo 0-0 di Mestre ha avuto l’effetto di ridare animo e speranze un po’a tutti. D’altronde era di fronte la compagine terza in classifica e chissà in quanti avrebbero pronosticato di rivedere i verdegranata muovere la classifica proprio allo stadio Baracca di Mestre. C’è ancora vita ed ancora speranza dunque, soprattutto con un Teso ed un Bedin in più nel motore. Matteo, arrivate entrambi dal Badesse. Tu in particolare giocavi lì da inizio anno.

Come mai la scelta di andartene ad aprile?

«Intanto è stato un anno travagliato. Partivamo con l’intento di voler vincere il campionato ma eravamo lontani dalla vetta, poi abbiamo trascorso un mese e mezzo di stop causa Covid. Insomma, non stava andando bene. Io inoltre mi ero rotto il collaterale ad inizio stagione. Quando ha chiamato l’Union non potevo certo tirarmi indietro. Idem Dario. Ci siamo detti: “Salvarsi in una situazione così sarebbe come ottenere una promozione”. Ed entrambi abbiamo accettato. Io poi ho rinunciato anche ad un rimborso pur di rimborso pur di rindossare questa maglia. Sentivo la necessità di tentare l’impresa, piuttosto di vivere un finale di stagione senza chissà quali stimoli».

Che “Bedo” riabbraccia Feltre?

«Più maturo di sicuro. Da qualche mese sono diventato papà. Infatti il presidente Giusti non se lo aspettava, ma gli ho detto che prima o poi tutti mettiamo la testa a posto. Nel frattempo ho vissuto qualche bella esperienza calcistica. Penso in particolare al Ponsacco con cui abbiamo vinto i playoff, o la stagione a Francavilla. Ma posso dire una cosa?».

Prego.

«Più di una volta mi sono detto che Feltre era un posto davvero sereno, dove si poteva lavorare bene. Ora ribadisco il concetto, nonostante sia tornato da pochi giorni. D’altronde ho trovato una società maturata, cresciuta e consapevole dei propri valori. Qui non manca mai l’organizzazione, al pari delle strutture di allenamento. No, non possiamo proprio retrocedere».

A Mestre lo si è visto.

«Nessuno ha alzato bandiera bianca, posso assicurarlo. Vedo i ragazzi allenarsi a tremila all’ora, ho giocato contro molti di loro e non può finire male il campionato. Non so cosa sia successo prima, forse mancava personalità. Ma se ti alleni così, e giochi come a Mestre, non ne perdi molte di partite. Possiamo e dobbiamo migliorare, certo. Intanto comunque non hai preso gol, ed è una notevole base di partenza. Accadono gli anni sfortunati, l’importante è uscirne indenni. E il prossimo anno l’Union tornerà protagonista».

E tu hai voglia di rivalsa, considerate le infinite panchine da fine gennaio in poi con l’Union nel 2017?

«No no. Tra l’altro con Bianchini ho avuto modo di chiarire. Lui era quasi agli esordi di allenatore, le visioni erano diverse e pazienza. Lo stesso presidente Giusti credo ora gestirebbe in modo diverso la faccenda. È il passato comunque, adesso conta solo l’Union. Ci salveremo, ne sono convinto». —

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