Bertazzo e la riscossa del bob azzurro: «Mi emoziona il nuovo ruolo di tecnico»
Simone Bertazzo guida la rinascita del bob azzurro. Insieme all’antico rivale sui budelli di tutto il mondo, Manuel Machata. Il carabiniere di Tai e il tedesco di Berchtesgaden dalla scorsa estate sono gli allenatori del settore azzurro, che sta cercando di ripartire dopo anni di difficoltà e domenica scorsa, a Igls (Austria) si sono tolti la soddisfazione della conquista della Coppa Europa del 4, con Patrick Baumgartner, supportati da una squadra di frenatori che comprende anche il comeliano di Santo Stefano Simone Fontana.
Bertazzo, un successo atteso quello del pilota altoatesino?
«A inizio stagione ci eravamo prefissati di chiudere nelle prime 5-6 posizioni ad ogni gara. Siamo partiti un po’ così, ma negli ultimi appuntamenti c’è stato un crescendo importante che ci ha visto ripetutamente sul podio, anche sul gradino più alto, e che ci ha consentito di salire di vincere il circuito continentale».
Come avete costruito questo successo?
«Abbiamo lavorato tantissimo in estate e in autunno, con la preparazione atletica e con discese su discese in pista, in Norvegia, a Lillehammer, e in Germania, a Winterberg ed Altenberg. Spingere e scendere, spingere e scendere: è l’unico modo per essere competitivi. La ricetta è semplice: più discese si fanno più il team diventa affiatato e più le partenze vengono meglio».
Senza impianti in Italia, tutto diventa più complicato. È una questione si trascina da tanto tempo.
«Una pista nostra farebbe comodo, per tantissime ragioni. Ci permetterebbe di far crescere un vivaio, ci permetterebbe di avere un catino dove allenarci senza interruzioni e senza dover ogni volta metterci in fila per aspettare la disponibilità di strutture straniere».
Anche senza un impianto, però, il bob italiano sta ripartendo.
«Abbiamo preso la direzione giusta. Con Machata condividiamo la stessa filosofia di lavoro, ci capiamo al volo senza bisogno di tante parole, sono contento di lavorare con lui e con tutto lo staff. Siamo partiti bene, è un inizio incoraggiante. Il lavoro che portiamo avanti è centrato anno per anno ma l’occhio rimane però al quadriennio olimpico: è un lavoro di ricostruzione che guarda al medio termine».
Per un atleta che ha smesso da pochi mesi, che effetto fa essere dall’altra parte della barricata?
«Non è male. Questi mesi da tecnico mi hanno regalato tante emozioni. Le cose da fare sono tante e non ci si ferma mai ma tutto diventa più facile grazie a un bel gruppo: è un piacere stare insieme. La voglia di scendere? Quella mi è rimasta».
Come proseguirà la stagione del bob azzurro?
«La prossima settimana debutteremo nella Coppa del Mondo 2018-2019 a Sankt Moritz (Svizzera), con Baumgartner, supportato sostanzialmente dal gruppo di frenatori che ha fatto la Coppa Europa. A inizio febbraio ci saranno i Mondiali Juniores, sui quali puntiamo tanto, poi faremo i campionati italiani, ancora una volta a Igls. Quindi ci prepareremo per la trasferta in Nord America: a inizio marzo a Whistler, Canada, si svolgeranno i Mondiali assoluti. Vogliamo esserci e vogliamo fare bene. Bene significa chiudere nei dieci».
Baumgartner può essere il Bertazzo dei prossimi anni?
«Intanto corre con il mio bob (sorride, ndr). Patrick è cresciuto ma deve ancora migliorare, fisicamente e anche mentalmente: può essere facile passare dal sesto posto al primo. Difficile è mantenersi in vetta: per rimanerci devi allenarti a sopportare lo stress e a frenare la voglia di strafare».
La scorsa estate avete dato il via al reclutamento, anche in collaborazione con il Bob club Cortina. Una “pesca” che pare fruttuosa.
«Abbiamo cercato nuovi ragazzi, e nuove ragazze, anche da altri sport sì, in particolare dall’atletica. Abbiamo trovato elementi validi ma non ci fermiamo qui. La ricerca continua. Mi piace sottolineare il grande lavoro che stiamo facendo con le donne: siamo partiti col il monobob e ora facciamo anche bob. Lo scorso fine settimana in Coppa Europa a Igls abbiamo schierato due equipaggi, uno con Tania Vincenzino e Micol Cattaneo, l’altro con Giada Andreutti e Giulia Chenet. È un progetto, aperto, che funziona. Vogliamo crescere anche qui per dare vita a un movimento del bob completo». —
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