Bertazzo, ultimo assalto a cinque cerchi
PIEVE DI CADORE. Il capitano all’ultimo assalto. Quelle che prenderanno il via tra qualche giorno saranno le ultime Olimpiadi per Simone Bertazzo, il pilota che ha guidato gli equipaggi azzurri negli ultimi tredici anni, regalando allo sport azzurro podi e vittorie in Coppa del Mondo e anche un bel bronzo mondiale. Trentacinque anni, il gladiatore di Tai ha vissuto i Giochi di Torino, Vancouver e Sochi. Ora si appresta a vivere l’esperienza a cinque cerchi di Pyeongchang, Corea.
Con quali ambizioni?
«Intanto è da dire che gareggeremo solamente nel quattro (sabato 24 e domenica 25 febbraio, il via in entrambe le giornate all’1.30, ora italiana ndr). È una decisione che abbiamo maturata nel tempo durante tutta la stagione, arrivando alla conclusione di puntare a un’unica gara, fatta bene. Le ambizioni? Se riusciremo a fare un garone potremo terminare nei dieci».
In Coppa ci siete riusciti solamente una volta: decimi ad Altenberg, il 7 gennaio.
«In Germania abbiamo fatto davvero un garone. E io mi sono divertito. Per ripeterci ai Giochi saranno fondamentali i prossimi allenamenti: è probabile che dopo il raduno atletico a Casal del Marmo – Roma dal 4 al 10 febbraio, si faccia quattro giorni di preparazione sulla pista di Igls: ecco, sul budello austriaco dovremmo fare discese su discese, trovare l’amalgama giusto, la sincronia perfetta per salire sul bob. La guida non è un grande problema: in questi ultimi anni il livello dei piloti si è abbassato mentre si è alzato il livello della spinta. E vincono gli equipaggi che spingono di più. Per quanto riguarda noi, avremmo bisogno di allenarci di più sul ghiaccio ma la mancanza di impianti in Italia non gioca certo a favore. Non solo per l’attività di vertice ma anche di quella giovanile: la nazionale si trova a fare anche il lavoro che prima facevano i club».
Con te, come già a Sochi, ci sarà anche un altro bellunese, Simone Fontana.
«Simone è stato bravo: messo in discussione tutto l’anno, alla selezione di Cesana ha saputo farsi trovare pronto, stupendo tutti. È forte, ha tanta accelerazione. Gli manca un po’ di velocità ma questo in Corea non sarà un problema perché il pistino di spinta è corto, 15 metri: sul bob praticamente salirà con me».
Favoriti?
«I canadesi. Ma attenzione anche alla Germania».
Delle tre alle quali hai partecipato, qual è stata l’Olimpiade più bella?
«Sicuramente Torino: era la prima, si gareggiava in casa. Ma ricordo con piacere anche il quattro di Vancouver: è stata una bella sorpresa, è venuta fuori la gara della stagione, noni».
Dopo Pyeongchang che farai?
«Quelli coreani saranno i miei ultimi Giochi. Dopo l’infortunio del luglio 2016 (lesione di tre centimetri e mezzo al tendine del bicipite femorale, ndr) non sono più quello di prima. Mi piacerebbe fare i mondiali di Wisthler Mountain nella prossima stagione prima di chiudere».
E dopo? In che ruolo ti vedi?
«Sarebbe bello poter insegnare ai giovani quello che ho imparato io».
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