Botteon rilancia la necessità di una pista da cross
Il pilota pontalpino è reduce dal successo del “Just ride”: «Il progetto a Ponte nelle Alpi per ora si è arenato»
PONTE NELLE ALPI. Uno spettacolo. Oltre 200 i partecipanti all’appuntamento con l’enduro “Into the bridge”, firmato dalla Just Ride. A Lastreghe il divertimento è stato assicurato, grazie al gran lavoro del presidente del sodalizio Matteo Botteon, coadiuvato da Andrea Casagrande e tanti altri volontari. Botteon è un volto assai conosciuto in provincia, visto che il ragazzo fa parte del team Daboot di Alvaro Dal Farra. Partiamo dal successo di questa “Into the bridge – Enduro day”.
«Una soddisfazione enorme. Abbiamo superato di gran lunga le 200 moto in pista, migliorando i numeri della prima edizione. E nel conto non figurano i tanti bambini che hanno preso parte alle varie attività».
Perchè nasce Just Ri
de?
«Dall’idea di un gruppo di quattro, cinque ragazzi desiderosi di creare una struttura nel Bellunese, e in particolare nel comune di Ponte, dove correre e saltare in pista. Poi però il progetto si è purtroppo arenato, ma come associazione sportiva non ci siamo dati per vinti e allora abbiamo deciso di organizzare questi appuntamenti dedicati ai tanti appassionati di enduro».
Il problema pista rimane
.
«Sì, purtroppo. Sarebbe bello poter costare su un posto in provincia dove poter dare la possibilità quotidiana, naturalmente sotto la nostra organizzazione, di correre a chi piace andare con il cross. Purtroppo riscontriamo tante, troppe difficoltà. In fondo, servirebbe solamente individuare la zona più indicata, lontana da centri abitati, dove poter sgommare senza dare fastidio a nessuno. La cosa di cui ci sarebbe bisogno è una mano dall’amministrazione eventualmente interessata ad espletare tutta la parte burocratica, poi noi della Just Ride troveremmo il modo di gestire il tutto. Per dire, inizialmente il sindaco di Ponte ci aveva indicato un grande prato a pian di Vedoia, sotto l’autostrada. Una zona ideale, abbastanza isolata e con i rumori delle moto coperti dai continui passaggi delle auto. Naturalmente, si gestirebbe tutto con orari di apertura della pista stabiliti per tempo. Se qualche sindaco ha un’idea in questo senso siamo disponibili ad ascoltarla».
Per chi non ti conoscesse, chi è Matteo Botteon
?
«Un pilota del team Daboot, che fa freestyle sotto la regia di Alvaro Dal Farra. Lui è di fatto il manager, trova gli show dove andiamo ad esibirci e gli sponsor. La nostra stagione inizia verso marzo – aprile e termina a settembre. Partecipiamo a vari eventi in giro per l’Italia e l’Europa; ultimamente, sono stato due volte in Svizzera, una in Russia e a Berlino. Nel team c’è da poco anche un altro bellunese, il giovane Andrea Bof».
Passione delle moto che coltivi fin da piccolo, immagino.
«Certo, ma i miei genitori no, così all’inizio mica me ne volevano regalare una. Però li ho stressati talmente tanto che mi hanno comprato un TM125 e da lì, con la collaborazione dell’amico Andrea Casagrande, tra i fondatori di Just Ride, ho iniziato a costruirmi le prime rampe. Poi ad una scuola specializzata ho conosciuto Dal Farra e allora ecco i primi allenamenti a Lentiai. L’impegno era gravoso, tra lavoro e fine settimana sempre occupati. Poi Alvaro mi ha proposto di immergermi in questo mondo a tempo pieno ed ho accettato. All’inizio, ti dirò, i dubbi ci sono perché il doversi sempre rialzare dopo ogni caduta, in senso metaforico e non, è complicato. Ma, come in tutto nella vita, se c’è la passione vera lo fai, e continui a lavorare per migliorarti. E così, anche nei momenti in cui vorresti mollare tutto, riparti».
Solo cross o sei appassionato anche di moto da strada
?
«Paradossalmente, quelle di strada mi mettono timore: preferisco restare in pista».
Con il team Daboot vi occupate anche di solidarietà
.
«Vanni Oddera, uno dei fondatori di Daboot con Alvaro, è stato tra i primi a dare vita alla moto terapia. Solitamente il giorno prima dei vari eventi, coinvolgiamo le associazioni che si occupano di disabilità e portiamo i ragazzi a fare i giri in moto con noi. È un’esperienza unica, sia per noi che per loro».
Argomenti:cross
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