Buzzi cade e si fa male sul più bello
ARE (SVEZIA). Poteva essere la gara della stagione e invece, anziché festeggiare Emanuele Buzzi è dovuto andare all’ospedale. Gara sfortunata ieri la libera delle finali di Coppa del Mondo di Are (Svezia) per il carabiniere sappadino che, a poche decine di metri dal traguardo è caduto, dovendo dire addio a un piazzamento che poteva essere qualcosa di molto importante. Buzzi era infatti transitato all’ultimo intermedio in quarta posizione, ad appena 12 centesimi dall’austriaco Matthias Mayer, poi vincitore a pari merito con il connazionale Vincent Kriechmayr.
Poteva insomma essere il miglior piazzamento della carriera per il talento sappadino che dopo un inizio di stagione sottotono da gennaio in poi ha proposto un crescendo di prestazioni e di risultati davvero notevole.
«Ho fatto degli accertamenti e pare che abbia solamente una lesione», spiega Buzzi. «Oggi rientro in Italia e ne saprò di più».
La vittoria della discesa di Are (accorciata a causa del vento e della neve caduta in mattinata) ha visto come detto l’ex aequo degli austriaci Matthias Mayer e Vincent Kriechmayr: i due si sono imposti sullo svizzero Beat Feuz per 4 centesimi. L’elvetico ha festeggiato la conquista della coppa di specialità, la prima della carriera, mettendosi alle spalle il norvegese Aksel Lund Svindal, l'unico che poteva concretamente metterne in dubbio il dominio, ieri quarto.
Tredicesimo posto di giornata per Dominik Paris, il migliore degli azzurri, al traguado con un ritardo di 70 centesimi, mentre Christof Innerhofer è finito diciottesimo. La classifica di discesa si chiude con Feuz a quota 682 punti, Svindal a 612, Dressen a 446 e Paris quarto con 386, la generale premia Hirscher con 1494 punti davanti a Kristoffersen con 1205 e Feuz con 856.
Se la giornata non è stata granché per gli uomini, è stata da incorniciare in ambito femminile: le ragazze coordinate dal longaronese Giovanni Feltrin hanno infatti portato a casa la coppa di discesa con Sofia Goggia. Alla bergamasca bastava una piazza d'onore per essere certa del trofeo e così è stato, preceduta di appena 6 centesimi da un'indomita Lindsey Vonn (al successo numero 82 della carriera, a meno 4 da Ingemar Stenmark), che fino alla fine ha cercato di rendere la vita dura alla campionessa olimpica.
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