C’è troppo Padova per il Ripa Fenadora

Netto successo della capolista, difesa feltrina da rivedere
BARON BIANCOSCUDATI-UNION RIPA LA FENADORA amirante
BARON BIANCOSCUDATI-UNION RIPA LA FENADORA amirante

PADOVA. Chissà, forse qualcuno si era immaginato che davvero si potesse scendere a Padova e pensare di fare la voce grossa. Più di qualcuno l’avrà sognato, un blitz all’Euganeo che sarebbe entrato nella storia. Magari sarà per un’altra volta: contro un Padova già campione d’inverno, che da tempo non riusciva ad esprimere una simile qualità tra le mura amiche, il Ripa Fenadora s’inchina riuscendo, per quanto possibile, a limitare i danni (e il passivo).

Classe superiore. Non sono infatti tanto l’emozione dell’Euganeo, dei quasi cinquemila sugli spalti e delle telecamere di mamma Rai a giocare un brutto scherzo ai neroverdi. Il problema, ben più serio, è che sin dai primi minuti la classe del Padova, e soprattutto di un centrocampo che tra Segato e Cunico (che Parteli decide di non marcare a uomo, scelta discutibile) mette in mostra lampi di luce purissima, fa il paio con una formazione, quella del Ripa Fenadora, che non riesce a trovare le misure nella sua trequarti e nel primo tempo sta a guardare. Vedere per credere quanto accade dopo solo 5’: Segato pennella per Ilari in verticale, mentre nel cuore dell’area Amirante porta via Slongo dalla “zona calda”. Risultato: lob sul secondo palo per Petrilli, che appoggia di testa all’accorrente Cunico, sinistro secco e palla in rete, pur con il colpevole ritardo in chiusura di Antoniol.

Non appena il Padova accelera, con tre passaggi riesce abbastanza agevolmente a portare un uomo davanti all’estremo difensore bellunese. Amirante, servito da Busetto, si gira in un fazzoletto ma calcia alto (9’), quindi Petrilli, servito da Mazzocco dopo l’illuminante apertura di Cunico in mezzo a tre uomini, si vede spazzare il cross basso da Slongo (19’).

Pugnalata. Non appena la squadra di Parteli sembra riuscire ad alzare il ritmo, abbozzando una reazione, il Padova colpisce di nuovo. Le prime avvisaglie arrivano al 31’: sulla punizione di Segato, la sponda di Amirante libera Cunico, murato in maniera egregia da De Carli che poi replica sull’immediato tap-in dello stesso Amirante. Passa però un solo minuto, e i biancoscudati raddoppiano: Antoniol, cercando di spezzare un’azione orizzontale a centrocampo, lancia in campo aperto Ilari, che al limite dell’area appoggia comodamente per Amirante che insacca a porta sguarnita il suo primo gol biancoscudato. Nemmeno l’intervallo, e il doppio cambio cui è costretto il Padova per l’infortunio del giovane portiere Petkovic, sveglia i neroverdi: Mazzocco fallisce la palla del tris, ma al 7’ del secondo tempo Cunico estrae dal cilindro l’ennesima magia, liberando Amirante che supera Slongo con un pallonetto e di sinistro confeziona la personale doppietta per un esordio da sogno. È una mazzata terribile per il Ripa Fenadora, che avrebbe pure tra i piedi la palla dell’1-3 se Brotto non si facesse ipnotizzare da Cicioni.

Nella storia. Il furore dei biancoscudati, a poco a poco, si placa, e i bellunesi possono mettere fuori la testa. De Checchi s’inventa attaccante e per due volte impegna Cicioni – provvidenziale la respinta di piede sul destro a botta sicura al 16’. Dai e dai, al 31’ arriva la gioia di un gol che serve a poco, ma che in un modo o nell’altro rimarrà nella storia del Ripa. Gjoshi semina il panico a destra, mette in mezzo per il neoentrato Ponik che in qualche modo, con un mezzo rimpallo fortunato, riesce a superare l’estremo difensore biancoscudato. Nella stessa porta, per intenderci, nella quale vent’anni fa il Padova di Lalas e Vlaovic riuscì con il gol di Gabrieli ad affossare il Milan di Capello. Sarà solo una magra consolazione, ma di fronte a un Padova di questo livello, forse, non era lecito aspettarsi qualcosa di più.

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