Chiara Simionato, la Freccia del Cadore: «Vent’anni sul ghiaccio e tre Olimpiadi»

Lo Sci club Trichiana ha premiato la campionessa cadorina di pattinaggio velocità che ha collezionato medaglie dappertutto 

LA PREMIAZIONE

La Freccia del Cadore, Chiara Simionato, è andata ancora a segno: è lei la vincitrice della diciannovesima edizione del Premio Indimenticabili, organizzato dallo Sci Club Trichiana. L’amata ex campionessa, pattinatrice di velocità su ghiaccio è stata premiata ieri pomeriggio al centro parrocchiale San Felice, alla presenza di varie autorità e rappresentanti dello sport, che al pari del pubblico le hanno riservato un caloroso abbraccio.

Non sono servite presentazioni particolari per la classe 1975, perché i numerosi trofei conquistati a livello nazionale e mondiale hanno infatti parlato per lei, dai 500 ai 1000 metri, fino a toccare i 1500. Categorie nelle quali la cadorina ha stabilito il record italiano tuttora imbattuto: nove ori ai campionati Italiani categoria sprint, due primi posti alla Coppa del Mondo 2005 e 2007, per non parlare di argenti e bronzi, tra i quali quello del 2006 ai Mondiali sprint di Herenveen, in Olanda.

Ha vestito anche la maglia azzurra alle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, Torino 2006 e Vancouver 2010. «Vorrei dedicare questo premio a tutti coloro che mi hanno seguito, in vent’anni di carriera», ha esordito Chiara Simionato, «la mia famiglia ma non solo. Ho fatto tanti sacrifici, ma se tornassi indietro li rifarei ancora, perché ne è valsa la pena. Tutto il tempo che ho trascorso con i pattini ai piedi è stato ben speso. Solo lo sport sa regalarti emozioni impagabili, a livello professionale ma soprattutto umano».

L’emozione più grande? «La prima vittoria in Coppa del Mondo, perché sono stata la prima italiana a farcela. Lo stadio, la folla che pareva traboccasse in campo:13mila spettatori, tutti per me».

Con la passione si fanno passi in avanti: e vincere può non significare nulla. «La vittoria più bella è sapere di aver dato il massimo, al di là del risultato: per questo dico ai ragazzi giovani che intraprendono questa disciplina, che si tratta di un gioco. Divertitevi, ma fatelo con serenità, perché vincere magari può non darti più soddisfazione di quanta ne raggiungi se arrivi sul gradino più basso del podio: sai in questo caso di avercela messa tutta».

Simionato ha poi ripercorso gli esordi nello short track, ricordando anche i momenti più difficili: la rottura del tendine nel 2008, che l’aveva poi costretta al ritiro definitivo nel 2011 e il mancato successo alle Olimpiadi. «A Salt Lake City sono stata a quattro centesimi dal podio; a Torino la pressione per noi atleti di casa era altissima, fin troppo. Dovevamo solo vincere. Sette anni fa ho deciso di smettere, ma era il momento giusto. Non ho rimpianti. Diciamo che non ho vinto – ha scherzato, quando i video della sua carriera venivano proiettati in sala – perché ho peccato di generosità nei confronti dei miei avversari».

Il movimento in Italia. «La nazionale continuerà a crescere, anche se in Italia siamo penalizzati dalla mancanza di strutture adeguate». —

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