Ciclocross, Davide Malacarne si rimette in gioco
Il lamonese ha firmato per la squadra di ciclocross trentina Giant Smp. «Mi ha convinto l’amico Daniele Pontoni»
CLES (TRENTO). È pronto a ripartire Davide Malacarne. Con una maglia nuova e sotto l’ala protettrice del due volte campione del mondo di ciclocross Daniele Pontoni. Ieri il feltrino, ex professionista della strada con Quick Step, Europcar e Astana, ha ufficializzato la nuova squadra.
Si tratta della Trentino Cross Giant Smp, società con sede a Cles, che da tre anni propone attività di ciclocross di ottimo livello e che vede il friulano Pontoni come responsabile dello staff tecnico.
L’esordio di “Calimero”, iridato Juniores nel ciclocross nel 2005 a Sankt Wendel (Germania) potrebbe avvenire domenica ad Asiago, nel primo Gran premio Scratch Tv Trofeo Città di Asiago. La decisione definitiva sarà presa comunque solo alla vigilia. Nell’attesa, Malacarne appare determinato e voglioso di tornare al vecchio amore, dopo che la carriera su strada si è conclusa amaramente un anno fa con il “divorzio” dall’Astana e dopo che, qualche mese fa, si è interrotta anche l’avventura in ambito mountain bike con la maglia Dmt Racing.
«Sono legato a Pontoni da profonda stima ed amicizia», afferma il lamonese. «È stato lui a darmi l’imput per tornare ad allenarmi e pensare alle gare. Torno al ciclocross in una “squadra famiglia”, dove il rapporto umano è fondamentale. Grazie a Paolo Leonardi e allo tutto lo staff, che ci mettono a disposizione dei materiali di primo livello».
Quali sono gli obiettivi per la prossima stagione ciclocrossistica?
«Parto con i piedi per terra. Però mi piacerebbe tornare a vincere il Trofeo Triveneto e ben figurare nel Master Cross».
Quale è il tuo giudizio sul movimento ciclocrossistico?
«È un’attività in crescita a livello globale. In Italia si dovrebbe avere un occhio di riguardo per questa disciplina. La maggioranza delle persone pensa che nel corso della stagione l’abbinamento ideale sia strada – pista e non quello strada – ciclocross».
Cosa ne pensi del ciclismo di oggi?
«Il ciclismo sta vivendo un lato positivo e negativo. Positiva è la globalizzazione che porta più visibilità alla disciplina, diffusa su tutto il pianeta. Allo stesso tempo, però, ha portato ad un livello di atleti più basso. Per esigenze di sponsor atleti di qualità hanno lasciato il posto ad altri provenienti da nazioni dove il ciclismo è poco sviluppato. Oggi, purtroppo, contano più gli sponsor delle grandi squadre che la sostanza degli atleti».
Come riesci a gestire gli impegni di lavoro, dello sport e della famiglia?
«Oggi lavoro in una grande realtà aziendale locale, la Lattebusche. Durante la giornata riesco a ritagliarmi qualche ora per allenarmi. Il tempo che rimane per la famiglia è quasi nullo. Tra un mese nascerà il mio secondo figlio. Il ciclismo mi ha insegnato tanti valori e quindi se i miei bimbi in futuro vorranno praticarlo, troveranno nel papà il loro primo sostenitore».
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