Comarella: «Il mio sogno ora è realtà»
CORTINA. «Il sogno sta diventando realtà e, comunque vada, sarà bellissimo». Anna Comarella, ventuno anni da compiere il 12 marzo, sta preparando le valige per la Corea, destinazione PyeongChang. Ha appena disfato quelle dei Mondiali Juniores per riempire quelle che la accompagneranno alle Olimpiadi.
I suoi primi Giochi: non male per una ragazza che solo da qualche mese ha cominciato a confrontarsi a livello Seniores dopo una carriera a livello giovanile nella quale ha vinto tutto in ambito italiano e tanto in campo internazionale.
Anna, l’inverno 2017-2018 è quello degli esordi.
«È stata la mia prima annata da Senior ed è stata anche la stagione che mi ha visto esordire in Coppa del Mondo. E tra qualche giorno esordirò alle Olimpiadi. Non male davvero in quanto ad intensità questi mesi».
Fin dalla scorsa stagione, in tanti ti indicavano come papabile per vestire la tuta azzurra in Corea. Tu quanto credevi alla chiamata?
«Le Olimpiadi sono sempre state il mio sogno, come credo per ogni atleta. Certezze non ne ho mai avute e ho saputo di far parte della spedizione azzurra solo domenica scorsa a Goms, ai Mondiali Under 23. Sono emozionatissima e contentissima: questa convocazione è il frutto del mio lavoro ma è un premio anche per tutti gli allenatori che ho avuto fino adesso, per la mia famiglia, gli amici, i miei compaesani e tutti quelli che mi hanno sempre fatto il tifo e sostenuta sin da quando ero bambina».
Che cosa ti aspetti?
«Spero di ottenere dei buoni risultati. Mi sento meglio rispetto alla prima parte di stagione. Ma qualunque siano i risultati, sarà un’avventura bellissima che voglio vivere al massimo. Sarà un’esperienza nuova e intensa che potrà darmi tanto in termini di esperienza da mettere a frutto per le prossime stagioni».
Venerdì hai concluso i Mondiali di Goms. Quale il bilancio? E quanto ha pesato sulla concentrazione la convocazione olimpica?
«In Svizzera ho raccolto un 9° posto nella 10 km in classico e un 7° nello skiathlon: il bilancio è buono anche se finire un paio di posizioni più avanti in ognuna delle due gare non sarebbe stato male. La concentrazione? Alle Olimpiadi ho cominciato a pensare solo venerdì pomeriggio, dopo l’ultima gara».
E il bilancio complessivo della stagione fin qui?
«Fino a dicembre ho fatto fatica, non riuscivo ad avvertire buone sensazioni. A gennaio le cose sono cambiate: ho fatto una bella gara a Campra, chiudendo terza lo skiathlon. È stato un bel gennaio, l’auspicio è che sia un ancora più bel febbraio».
Immaginiamo che in questi giorni tu abbia ricevuto tante attestazioni di stima.
«Sì, ho ricevuto tanti messaggi e tutti mi hanno fatto piacere. Uno, in particolare, voglio ricordare: quello di mio zio che mi ricordava come ci sia un po’ di Olimpiade nella storia di famiglia. Nonno Rino portò la fiaccola dei Giochi del 1956 per un tratto da San Vito a Cortina. Ecco, so che lui da lassù mi ha dato una mano perché io raggiungessi il mio sogno a cinque cerchi».
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