Dalla Feltrese al Real Vicenza il calcio piange Ernesto Galli

Fu uno dei simboli della compagine di Gibì Fabbri e del bomber Paolo Rossi Dalle giovanili della squadra granata passò all’Udinese insieme ad Achille Zardo

Gianluca Da Poian / FELTRE

Il calcio bellunese e veneto piange Ernesto Galli. All’età di 75 anni si è spento l’indimenticato portiere del Vicenza, cresciuto nel settore giovanile della Feltrese.

Il decesso è avvenuto ieri mattina all’ospedale San Bortolo di Vicenza, sembra a causa di alcune complicazioni dovute al Covid che hanno peggiorato patologie pregresse. Era nato a Venezia nel 1945, diventando a metà degli anni settanta una delle bandiere dell’indimenticato “Real” Vicenza allenato da Gibì Fabbri.

Come ricordano i giornalisti berici, allora Galli giocava a mani nude, salvo in quelle circostanze nelle quali il clima meteorologico fosse inclemente. Tra i pali ha contribuito alla conquista della promozione in serie A nella stagione 1976-77 e l’anno dopo al secondo posto in classifica, dietro solo alla Juventus. Con la maglia biancorossa è sceso in campo 137 volte.

Ma la sua carriera aveva preso il via a Feltre, perché la famiglia si era trasferita a Pedavena quando lui era ancora piccolino. Proprio in provincia nacquero i fratelli gemelli Paolo e Piero, dando il via ad una vera e propria dinastia Galli.

A proposito, Piero (stimatissimo allenatore di molte squadre bellunesi) nella scorsa stagione ha ricevuto il premio dall’Union Feltre come uno dei calciatori simbolo del pallone feltrino.

Ernesto Galli invece compì il grande salto nel calcio professionistico grazie ad un allenatore che fece la storia della Feltrese, ossia Raoul Bortoletto.

Quanti aneddoti potrebbero raccontare i giocatori allora guidati dal tecnico professionista trevigiano, a partire dagli allenamenti per la Juniores alle 6 del mattino prima di... andare a scuola.

Ad ogni modo, furono le sue conoscenze a permettere ad Ernesto Galli ed Achille Zardo di approdare all’Udinese.

«Per la verità», si legge nel documentatissimo libro redatto nel 2010 in occasione del centenario della Feltrese Prealpi, «l’interesse dei visionatori era rivolto a Zardo, ma il lungimirante Bortoletto convinse questi a prendersi anche quell’atletico giovanotto. Così l’affare andò in porto, consentendo alle casse granata di racimolare una somma che gli permise di affrontare i due seguenti campionati senza affanno».

Dopo Udine proseguì la carriera con Spal, Brescia, Cesena sino all’approdo al Vicenza, dal 1975 al 1981 con l’interruzione di un anno per il ritorno a Udine con cui vinse anche la Coppa Mitropa.

Come sottolineato da Orazio Zanin, delegato provinciale della Figc, «se ne va un talento bellunese che ha segnato la storia del grande Vicenza».

A tributargli i meritati onori anche i tifosi biancorossi della Curva Sud, che al Menti hanno appeso uno striscione con la scritta “Ciao Ernesto”.

Anche l’Union Feltre lo ha ricordato con un post su Facebook. —

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