Dalle battaglie di Libano al derby a Belluno. Rosso e un San Giorgio diventato grande
IL PERSONAGGIO
Come sono lontani i tempi dei derby contro Schiara e Fiori Barp, delle sfide infinite nel catino di Libano, di quella maglia biancorossa sempre splendida ed elegante. C’è chi si commuove, ripensandoci.
Come il settantenne Antonio “Toni” Rosso, che del San Giorgio ricorda ogni passo compiuto dall’anno di fondazione in poi. D’altronde abita a 200 metri dal campo, oggi sede della preparazione estiva e di qualche gara giovanile. Perché nel frattempo il baricentro sportivo si è spostato più in basso, a Sedico. La logistica ha sempre il suo peso, quando vuoi crescere e diventare grande.
La fusione è storia recente, datata 2013, ma al di là della geografia il nome storico non è mai andato perduto, seppur affiancato dai nuovi compagni di avventura.
Ancora oggi la divisa dei “lancieri di Libano” viene tra l'altro indossata da Pilotti e compagni. Magari anche domenica, quando questo San Giorgio, che in fondo è anche quel San Giorgio, giocherà al Polisportivo di Belluno il derby di serie D. Dal punto di vista emozionale l’assenza di pubblico peserà tantissimo, perché si può solo immaginare il significato di entrare in campo davanti ad un migliaio di spettatori. Il verdetto del rettangolo verde però vale ugualmente.
Il San Giorgio Sedico vuole vivere una giornata da sogno.
«Che strano affrontare... Simone Corbanese. Quando era ancora nel passeggino veniva al campo con la mamma per vedere le partite di papà Valter e zio Mario. Però se devo indicare un giocatore simbolo dei nostri dico Andrea Pilotti. Ha iniziato da fuoriquota in Promozione e continua a farlo anche in D pur non essendo più “under”. Penso sia l’esempio che se sei bravo, lo spazio c’è sempre. Magari segnerà lui il gol decisivo. Ma a dirla tutta, basta vincere. E salvarci, perché le potenzialità non ci mancano di certo».
Da ex presidente, ex allenatore ed ex giocatore, la emoziona pensare a dove è arrivato il San Giorgio?
«A dir la verità un derby con loro me lo ricordo ai tempi della Prima Categoria. A proposito, allora non ci batterono mai tra campionato e coppa. Affrontarci in D, però, ha un fascino speciale. Alcuni storici dirigenti del San Giorgio me li immagino orgogliosi lassù, ammirando il cammino di questa società. Mi riferisco al vecchio segretario Piero Fant o al Bruno Fant a cui è intitolato il campo di Libano. Ma sono solo i primi due nomi che mi vengono in mente, ne potrei fare diversi».
Dicevamo, da Libano al Polisportivo…
«La nostra casa resterà sempre la nostra casa. Ho visto nascere l'impianto sportivo, quando ancora era un prato con accanto un frutteto. Nel 1964 il comune concesse il comodato d’uso alla società che stava per nascere su iniziativa dell’attuale presidentissimo Sergio De Cian e di altre figure quali Remo De Cian, Italo Da Rold, Franco Fant, Vittorio Casagrande e così via. Pensare che fino alla sistemazione degli attuali spogliatoi, ci si cambiava qui vicino all’ingresso. L’arbitro dal suo spogliatoio sentiva quindi tutte le lamentele dei tifosi, di conseguenza le multe non mancavano mai».
Da allenatore si è tolto delle belle soddisfazioni.
«Come la vittoria della Terza Categoria nel 1982-1983, senza perdere neanche una partita. Avevo promosso dagli Allievi i vari Caio Fant, Geki De Cian, Stefano Chiesa e così via. Poi nel 1987-1988 sono salito in Seconda da presidente con Gigi Fregona allenatore e da allora in Terza non ci siamo più tornati. Che tempi: il settore giovanile era ben organizzato, andavamo a prendere ragazzi con le macchine sino a Rocca Pietore».
E niente rimborsi spese.
«No no. Adesso non funziona più così però è normale, i tempi cambiano. Neppure la Terza riesci più a vincerla senza soldi…».
Ora è solo collaboratore del San Giorgio Sedico.
«Sono uscito da consigliere nel 2015, ossia l’anno del cinquantesimo anniversario. Da tifoso quando si poteva andavo anche in trasferta e a volte mi aggrego tutt’ora assieme all’amico Luciano Da Rold, entrando come collaboratore». —
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