De Bettin: «Sì agli oriundi nella Nazionale di hockey, ma devono far crescere gli italiani»

Il vice di Ireland commenta la retrocessione degli azzurri.

«Il risultato non ci premia, ma come gioco è stato un buon Mondiale»

Luca de Michiel
L'allenatore Giorgio De Bettin
L'allenatore Giorgio De Bettin

CORTINA

Di bilanci sulla spedizione azzurra in Finlandia sicuramente Giorgio De Bettin in questi giorni ne avrà fatti tanti. Ma ora, a mente fredda, anche per l’assistant coach di Greg Ireland è il momento giusto per tirare le somme sul Mondiale che ha visto l’Italia retrocedere in Division I.

Coach, che dire dunque?

«Come risutato, è inutile nasconderci, il bilancio non è positivo e c’era la volontà di rimanere nel gruppo A. Dal punto di vista del gioco invece abbiamo fatto un buon Mondiale, disputando ottime partite soprattutto contro Danimarca e Slovacchia. Abbiamo aumentato il livello dei nostri giocatori ed è un altro aspetto positivo. Nonostante la retrocessione, è uno dei Mondiali in cui abbiamo giocato meglio».

L’Italia non è ancora pronta per una Top Division?

«Bisogna essere consapevoli delle proprie forze, nonostante abbiano dato tutto per provare a raggiungere l’obiettivo, questo livello è molto alto per noi».

Adesso si apre il sipario sui 4 anni che porteranno alle Olimpiadi di casa, cosa dobbiamo aspettarci?

«La Federazione si riunirà a breve e deciderà quali saranno le mosse per il prossimo quadriennio. Con il 30 giugno tutto lo staff tecnico è in scadenza di contratto. Vedremo cosa verrà deciso dai dirigenti».

Da questi incontri si stileranno anche le linee per la programmazione in vista di Milano Cortina. Il dibattito rimane sempre acceso sulla possibilità di aumentare gli oriundi del Blue Team.

«Penso che debba essere fatto un ragionamento equilibrato e ponderato. Gli italiani devono avere la possibilità di giocare ed esprimersi ad un livello più alto possibile, se ci sono oriundi che possono aiutarci a far crescere tutto il gruppo ben venga. Per assurdo vedo oriundi che tengono molto alla Nazionale e alcuni italiani che faticano ancora ad accettare la convocazione. Ritengo giusto a parità di livello prediligere gli italiani, ma allo stesso tempo penso che sia fondamentale valutare la persona che si ha davanti, prima del giocatore e della nazionalità. In questo periodo ho letto tante cose sui social, penso sia in atto una vera e propria speculazione su questo argomento».

In Finlandia era presente anche l’attaccante cadorino Marco Sanna, come valuti la sua esperienza?

«Marco si è guadagnato la fiducia di tutto lo staff, è arrivato preparato e pronto al Mondiale. Con tutta l’umiltà che lo contraddistingue ha fatto un ottimo lavoro. Ha ancora ampi margini di miglioramento ma come esordiente ha dato tutto quello che poteva».

Venendo al panorama italiano sembra ormai imminente l’ufficialità dell’approdo dell’Asiago in ICE.

«Penso possa essere una buona notizia per il nostro movimento. Mi auguro che tanti giocatori italiani torvino spazio in un palcoscenico così importante e spero poi che la società capisca che servono anni e una buona programmazione per crescere. Non bisogna fare l’errore di voler tutto subito. Sicuramente invece l’Alps perde un’altra protagonista e inevitabilmente vede il suo livello abbassarsi ancora».

A proposito di Alps, sarai tu il prossimo head coach del Cortina?

«Aspetto le decisioni e le proposte della Federazione. Con il Cortina mi sono già incontrato un paio di volte, la volontà è quella di far chiarezza sul futuro al più presto».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi