Dinastia Bortolini. Il baby Alessandro: «La Canottieri è nel mio cuore»
Il classe 2003 è stato protagonista nel derby contro il Sedico.
«Zio Alessio lo chiamo mister, papà Alvise non mette pressioni»
BELLUNO. L’emozione della rete nel derby, il gol segnato ad uno dei suoi beniamini di quando era bambino, il rapporto con il papà presidente e lo zio allenatore. E più in generale, la Canottieri nel cuore. Perché il legame tra la famiglia Bortolini e la squadra di calcio a 5 del capoluogo è indissolubile da oltre vent’anni. Forse era quindi destino che il giovane Alessandro, classe 2003, diventasse uno degli assoluti protagonisti del derby vinto contro la Giorik Sedico.
Aveva fallito una marcatura clamorosa in precedenza, poi però è andato a segnare il 2-2 durante gli attacchi con il portiere di movimento. Di fatto ha dato il via alla rimonta, completata dal tris di Robinho.
Dal rammarico alla grande soddisfazione personale, Alessandro.
«Sai che quasi quasi sto più ripensando alla rete sbagliata, piuttosto che a quella realizzata? Però dai, dopo ci rifletto bene e mi dico soddisfatto di aver segnato in un momento delicato dell’incontro. Lì è cambiata l’inerzia di un secondo tempo sfuggito di mano».
In effetti la doppietta di Tendero aveva messo avanti la Giorik Sedico e voi sembravate sulle gambe.
«Ci ha punito la più classica delle regole non scritte, ossia il gol sbagliato e gol subito. In più il gol sbagliato era il mio… Temevo come stava girando l’incontro, ma al tempo stesso eravamo consapevoli di saper ben utilizzare il portiere di movimento. La mia rete? Non pensavo di andare a calciare, perché in quel momento mi stavano marcando sia Storti e sia Rotta, però è andata bene così».
Hai trovato parecchio spazio l’altro giorno, più del solito. Può essere la svolta della tua personale stagione?
«Ho tanti aspetti sui quali migliorare e sento di non aver ancora ripagato al meglio la fiducia dello staff tecnico e dei miei compagni. La nota dolente sono i troppi gol sbagliati, ho peccato di freddezza in diversi momenti. Adesso spero di essermi sbloccato».
Siete a due punti dalla zona playoff…
«E ci crediamo. Penso sarà una lotta a quattro tra noi, Isola, Luparense e Palmanova per l’ultimo posto disponibile negli spareggi. Ci crediamo, dopo una stagione in cui ad un certo punto ci siamo trovati pericolosamente vicini alla zona playout. Abbiamo saputo tirarci in qua».
Quale valore affettivo ha per te la Canottieri?
«Il significato di questi colori è difficile da spiegare. Seguo la squadra da quando sono piccolo, ho visto passare di qui un sacco di giocatori di alto livello. Penso ad Alemao, Dalle Molle e così via. Anzi, se ci rifletto bene, ho segnato a Battistuzzi che a quei tempi era proprio il portiere della Canottieri. Giocare in prima squadra è un sogno realizzato».
Riesci a tenere distinti il paino famigliare e quello sportivo?
«Sì certo, anche se sono piani diversi. Mio zio Alessio in campo è solo “mister”, ma in realtà anche fuori qualche volta lo chiamo così. Con papà Alvise della Canottieri parliamo spesso, però di certo lui non mette pressioni particolari od altro. Anzi, spesso ogni tanto mi aiuta ad averne meno, in quanto sarei molto esigente con me stesso».
Extra calcio a 5, quali passioni hai?
«Mah, niente di particolare. Lo studio richiede grande impegno, sono al quinto anno del liceo scientifico al Galieli, poi c’è lo sport. Avanza un po’ di tempo per gli amici. Il prossimo anno poi vedremo: cercherò una facoltà universitaria con cui conciliare lezioni ed allenamenti. Perché con la Canottieri Belluno vorrei continuare a giocare».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi