Favaretto: «Sono uomo di calcio, rispetto la decisione dell'Union Feltre»
FELTRE
Paolo Favaretto esce di scena in punta di piedi. Anzi, usando parole che non si sentono spesso pronunciare da chi si è appena visto sollevato dall’incarico.
È dispiaciuto sì, e fa parte della normalità delle cose quando non puoi comunque portare a termine un lavoro. Eppure nel cuore mantiene il desiderio di vedere l’Union Feltre salvarsi il prima possibile.
Chi si poteva dunque attendere dichiarazioni magari polemiche verso la decisione della società, rimarrà deluso. L’allenatore veneziano saluta il verdegranata come se fossero stati i suoi colori da sempre, e non solo negli ultimi due mesi.
«Sono un uomo di calcio e rispetto a pieno la volontà della società», commenta l’ormai ex tecnico. «Ed io, di questa società, avevo ed avrò sempre grande stima. Chiaro, sarebbe stato bello concludere il percorso con la salvezza che tutti quanti volevamo raggiungere, ma gli esoneri fanno parte del calcio».
Neanche se glielo chiedi, Favaretto prova a passare “colpe” al presidente Giusti, al direttore sportivo Tormen e alla squadra, che pur non dava più l’impressione di ascoltarlo con tutta questa convinzione.
«Io non cerco alibi. Ai ragazzi ritengo di rivolgere un grande e grosso in bocca al lupo e li invito a non demordere, perché la salvezza dovranno conquistarsela lottando sino all’ultimo secondo. Però possono raggiungerla, ne sono sicuro. Alla dirigenza invece mando un sentito grazie. Mi hanno sostenuto dal primo giorno, assecondando le richieste affinché potessi lavorare al meglio. Ho saputo apprezzare molte situazioni e in due mesi mi è stata data l’opportunità di conoscere belle persone. Dell’Union Feltre ricorderò volentieri anche i collaboratori e i volontari, sempre lì pronti a dare una mano. Voglio congedarmi augurando a tutto il mondo verdegranata di poter festeggiare la salvezza a giugno, sperando il breve ma intenso periodo di lavoro svolto dal sottoscritto sia stato un mattoncino poggiato sulle fondamenta della serie D».
Un congedo da gran signore. Ci si può dire addio anche così. —
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