Firex, un lavoro capillare nelle scuole per autosostenere il rinato movimento
BELLUNO
«Perché la pallamano? Perché è lo sport che raccoglie il meglio dell’atletica, del basket, del calcio. E, soprattutto, perché è lo sport ideale da proporre ai bimbi, sport perfetto da portare nelle scuole».
Eddy Ortese, direttore sportivo della pallamano Belluno targata Firex, ovvero la società che si occupa di questa disciplina e che vive sotto l’ala della Polisportiva Mondo Sport, ha un progetto di medio-lungo termine per portare la pallamano in prima fila nella platea dello sport bellunese.
E, per farlo, sa che l’unica via è quella della “auto-sostenibilità”: creare un movimento che parta dai più piccoli per alimentare le squadre agonistiche giovanili fino a quella di vertice, che gioca in B.
Qual è, ora, lo stato di salute dell’handball a Belluno?
«Attualmente contiamo circa 60 tesserati e una decina di dirigenti. Per ogni rappresentativa ci sono due tecnici e due dirigenti dedicati. Le nostre squadre agonistiche sono quella di serie B e l’under 17, ma dal prossimo anno potremo contare anche sull’under 15. Questo per quanto riguarda l’attività agonistica…».
E per quella promozionale?
«Abbiamo deciso di investire moltissime delle nostre risorse nell’attività nelle scuole. È un lavoro, quello promozionale, che non dà risultati nell’immediato, ma regala i suoi frutti nel lungo periodo. L’anno scorso a Castion abbiamo portato avanti un progetto rivolto alle Elementari. Quest’anno, sempre con attenzione ai ragazzini di terza, quarta e quinta elementare, ma anche delle medie, saremo all’istituto Agosti, alle scuole elementari di Limana e nei quattro istituti del comprensivo di Castion. E, di recente, una nostra rappresentativa giovanile ha partecipato ad un torneo internazionale a Campo Tures, in provincia di Bolzano, assieme ad altre 130 squadre».
La vostra è dunque un’attività che parte dal basso…
«La nostra filosofia è fondata proprio sulla necessità di partire dai bambini dai sei anni in su e cercare di auto-alimentare il nostro movimento. Il tutto, senza forzature. Io arrivo alla pallamano dal mondo del tennis e sto cercando di portare al Belluno una mentalità “aziendale”, di lungo periodo. In Italia la pallamano vive all’ombra di altri sport, ma in altri Paesi, come la Francia, è il secondo sport più praticato dopo il calcio. A Belluno, però, la tradizione non manca, e vorrei riuscire a riportarla nel giro di qualche anno al ruolo che aveva vent’anni fa».
Fino a quattro anni fa la società di pallamano del capoluogo bellunese era la HC Handball club Belluno…
«Poi l’attività è rimasta ferma fino a due anni fa quando il movimento è ripartito all’interno della Mondo Sport. Quello della polisportiva è un modello valido che potrebbe essere replicato anche da altre realtà, perché pur essendo legati alla Mondo Sport abbiamo autonomia decisionale nel nostro settore».
Che ambizioni nutre la squadra di serie B?
«L’anno scorso la squadra era composta per il 70% da universitari. Nonostante lo svolgimento di allenamenti infrasettimanali con un numero modesto di ragazzi, siamo riusciti a vincere tre partite e a chiudere al penultimo posto. L’obiettivo principale che ci eravamo posti, però, era quello di far crescere i nostri ragazzi. Oltretutto, un paio di infortuni ci hanno complicato le cose. Quest’anno affrontiamo il campionato di B con una squadra rafforzata e potremo contare anche sull’apporto di tre ragazzi classe 2001 che arrivano in prima squadra dall’under 17. Saremo una squadra giovane che si porrà l’obiettivo di migliorare dal punto di vista tecnico e tattico, ma soprattutto siamo una squadra mossa da obiettivi valoriali e aggregativi, prima ancora che prettamente sportivi».
E il settore femminile?
«Al momento, a Belluno, non è presente. Ma è realistico sperare che dall’attività di promozione che stiamo portando avanti nelle scuole possa nascere, nel giro di pochi anni, anche una rappresentativa femminile». —
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