Fontana è fermo ai box e morde il freno «Intanto pianifico, ho buone opportunità»
PONTE NELLE ALPI
Andrea Fontana è pronto a tornare in pista. Coronavirus permettendo, chiaro. Lasciata alle spalle un’annata piuttosto sfortunata, il pilota pontalpino classe 1996 attende la fine dell’emergenza per puntare a prestigiosi traguardi.
Il 2020 di ognuno di noi sta subendo diversi scombussolamenti. Il tuo cosa prevedeva e cosa prevede?
«Io continuo ad essere molto carico in vista della nuova stagione, però il Covid – 19 provoca non poche incertezze. Nel frattempo avevo svolto alcuni test con diversi team interessati al sottoscritto. Mi sono inoltre affacciato al mondo dei prototipi provando un LeMansPrototype3, però credo di rimanere nel mondo delle GT. Ormai qui mi sono costruito un nome e ciò aiuta anche durante le trattative. Al momento ci sono due ottime opportunità sul piatto».
Ce le vuoi dire?
«Certo: una con il team ufficiale Bentley nel campionato italiano, al debutto con la Continental GT3; ho avuto modo di provare la vettura ed è veramente pazzesca. L’altra proposta riguarda la partecipazione al GT World Challenge Europe. Si parlerebbe di un vero e proprio sogno...».
Come mai?
«Si tratta dell’ex Blancpain GT Series, ossia il campionato più importante al mondo in assoluto per quanto riguarda le GT3. 60 vetture al via, di cui le prime 25 sono tutti equipaggi ufficiali con i migliori piloti al mondo, provenienti da qualsiasi categoria: Formula1, DTM, Le Mans… Cinque gare in tutto, a Monza, Silverstone, Paul Richard, Nürburgring e Spa – Francorchamps. Il team, italiano, è ufficiale Porsche con la 911 GT3 R. Abbiamo svolto un test in Francia due settimane fa. Che dire della macchina? Fantastica, pur dovendo capirla. Il motore a sbalzo richiede infatti una guida particolare. Ripeto, sarebbe un sogno e sto lavorando duro per realizzarlo, però la situazione non aiuta…».
Il Coronavirus preoccupa lo sport in generale anche dal punto di vista economico.
«Confermo. Ad inizio stagione avevo diversi accordi con gli sponsor e sto lavorando per chiuderne altri, in modo da arrivare al budget necessario. Ma non è facile, molti sono preoccupati dal futuro. Cerco comunque di lavorare sodo, tentando di coinvolgere nuove aziende e di fare conoscere loro questo mondo e le relative opportunità. Il network di contatti è veramente interessante e molto spesso si creano nuove opportunità di business per i miei sponsor. Fino ad oggi non ho mai perso nessuno sponsor, ed anzi ogni anno nuove aziende si aggiungono. I sacrifici e l’impegno fuori dalla pista, con l’obiettivo di creare un vero ritorno di business alle aziende che credono in me, dà i suoi frutti. Ad oggi sono pur sempre campione del mondo Lamborghini Supertrofeo e campione italiano Formula 2 Trophy».
Nel 2019 hai partecipato a diversi campionati, entrando ufficialmente nel mondo Endurance.
«Dopo una serie di incertezze, verso marzo sono riuscito a mettere insieme un bel programma. Oltre alla conferma di poter correre con il team ufficiale Audi Sport Italia nel campionato italiano gran turismo Sprint con l’Audi R8 GT3, mi hanno chiamato anche dal team ufficiale BMW Team Italia per completare l’equipaggio nella BMW M4 GT4 nel campionato italiano Endurance. Così ecco l’opportunità di affacciarmi al mondo endurance, che non conoscevo bene da vicino. Ne sono rimasto affascinato, specialmente nella prima gara della stagione dove ho corso alla 12 ore del Mugello su una Ferrari 488 GT. Un’esperienza nuova per me con il traffico, la strategia, il degrado delle gomme, il tramonto e poi la notte, i rifornimenti…».
Certo, non è mancata parecchia sfortuna.
«L’annata più sfortunata della mia carriera, poco da fare. Comunque non è andata così male. Ho ottenuto il record personale di pole position, 5 su 9. Il che credo dimostri la mia competitività come pilota, ma per un motivo o per un altro non siamo mai riusciti a concretizzare quanto speravamo: in definitiva ho chiuso totalizzando 6 podi in 12 gare. Con il team ufficiale Audi, dopo un test prestagionale molto positivo, abbiamo sofferto in tutti i weekend di gara un problema tecnico alla macchina. Un comportamento anomalo della vettura la rendeva molto instabile in frenata e quindi molto difficile da guidare, a discapito anche della performance. Purtroppo, nonostante il team si sia dato da fare cambiando diversi componenti, non è mai stata trovata la causa del problema; e questo non ci ha permesso di lottare per le prime posizioni. Assieme a BMW, invece, avevamo un potenziale molto alto ma purtroppo un errore di strategia nella prima gara a Monza e poi un problema all’impianto frenante a Vallelunga ci hanno fatto perdere molti punti importanti per il campionato. Ciò nonostante però eravamo sempre i più veloci in pista».
Prima hai citato un sogno. Non l’unico però...
«La 24 Ore di Le Mans è la competizione con la C maiuscola, la corsa di un giorno che vale una carriera. Competizione allo stato puro. Richiede grandissimo impegno non solo da parte dei piloti, ma di tutto il team, dell’equipaggio e dei materiali, in modo da andare insieme oltre i propri limiti, fisici e umani. Ho strutturato un percorso per arrivare a Le Mans. Il prossimo anno, ad esempio, potrebbe essere decisivo partecipare all’European Le Mans Series, il campionato europeo endurance in preparazione che segue lo stesso regolamento, facendo correre assieme GT e prototipi proprio come alla 24 ore. Inoltre, chi vince, entra di diritto a Le Mans». –
Gianluca Da Poian
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