Frizzarin e la gara davanti a Maradona: «A Napoli lo cercavano, lui era a sciare»

Uno scatto dell’agosto 1989 a Las Lenas in Argentina custodito gelosamente tra i ricordi: «Era gentile, si fece fotografare con noi azzurre»
Una foto risalente all’agosto del 1989 a Las Lenas: a sinistra l’ampezzana Barbara Frizzarin con le compagne Monica Martin e Deborah Compagnoni e Diego Armando Maradona
Una foto risalente all’agosto del 1989 a Las Lenas: a sinistra l’ampezzana Barbara Frizzarin con le compagne Monica Martin e Deborah Compagnoni e Diego Armando Maradona

BELLUNO. Una fotografia custodita gelosamente per 32 lunghi anni. Era il 1989 quando, durante una tappa di Coppa del mondo di sci alpino, apparve, in quella che oggi viene chiamata vip lounge, nientemeno che Diego Armando Maradona.

A ritrovarselo di fronte, a sorpresa, in tuta da sci dai colori sgargianti ed in compagnia dell’allora moglie Claudia Villafane, la cortinese Barbara Frizzarin, in gara con la nazionale italiana femminile e un pettorale che recitava “numero 41”.

Barbara Frizzarin è stata per cinque anni atleta della nazionale A di sci, specialista della velocità. Ha gareggiato in discesa libera e super G anche se la sua carriera si è arrestata presto per lasciare spazio a quella che ancora oggi è la sua grande passione: insegnare a sciare ai più piccoli, come maestra di sci (dello sci club Cortina) e come allenatrice della categoria cuccioli (età 2009/2010).

Barbara, partiamo dall’incontro con Maradona...

«Fu una sorpresa incredibile. Eravamo a Las Lenas, in Argentina. Era il 1989 e disputammo una tappa di Coppa del mondo lì nel mese di agosto. Ricordo che eravamo andati in Argentina con qualche giorno di anticipo per ambientarci. Oggi suona strano parlare di una gara di Coppa ad agosto, ma a quei tempi era normale. Nelle vicinanze del traguardo era stato allestito un tendone alla buona, una specie di capannone che fungeva da area hospitality. Io e le mie compagne eravamo lì dentro, quando ad un certo punto entrò Diego Armando Maradona. Era in compagnia della moglie e in tuta da sci. Maradona sapeva sciare! Quando ci vide, con le nostre tute dell’Italia, venne verso di noi. Giocava nel Napoli, per lui fu come sentirsi per un attimo a casa. Fu molto gentile, sempre sorridente. Eravamo un po’ in imbarazzo, visibilmente emozionate, ma trovammo il tempo e soprattutto il coraggio di scattare una foto insieme a lui. Nella foto, oltre alla sottoscritta, ci sono Deborah Compagnoni e Monica Martin».

Come andò in pista quell’esperienza in Coppa del mondo?

«Non ho un ricordo nitido, segno evidente che non andò benissimo» , risponde sorridendo.

La visita di Maradona a Las Lenas, si scoprì solo qualche giorno dopo, fu accompagnata da un velo di mistero...

«Scoprimmo solo con qualche giorno di ritardo che in quei giorni in Italia si era sparsa la notizia che Maradona era sparito da Napoli e nessuno sapeva dove fosse. Il calcio italiano era in agitazione, nessuno sapeva che era rientrato in Argentina, così come nessuno sapeva che era salito a Las Lenas per sciare e assistere alle gare di Coppa del mondo».

Quella foto con Maradona rappresenta un bel momento della sua breve carriera, interrotta a soli 25 anni.

«Ero troppo emotiva. Sono di Cortina e sono cresciuta sugli sci anche se ho iniziato a dieci anni, non prestissimo per una persona che cresce in mezzo alle montagne. Ho iniziato l’avventura con le nazionali nel 1986, facendo la trafila che mi ha portato presto in quella maggiore, ma la tensione mi ha giocato un brutto scherzo. Ero un po’ come i calciatori del giovedì, che in amichevole facevano faville e poi la domenica non rendono al meglio. Per questo motivo ho deciso di mollare tutto e dedicarmi all’insegnamento. Sono maestra di sci ed allenatrice. Quest’ultima qualifica mi ha permesso di lavorare anche in questi duri mesi di chiusure e restrizioni. Alleno i Cuccioli, categoria di giovanissimi. Con loro mi diverto tantissimo».

Da ex atleta della nazionale italiana di sci alpino femminile, che idea si è fatta dei recenti Mondiali di Cortina?

«Un peccato. La sensazione che ho vissuto in prima persona è che la mancanza del pubblico e di tutto quello che rappresenta il contorno alle gare abbia limitato la riuscita dell’evento. È stato un Mondiale ovattato, vissuto con inevitabile distacco dal paese. Purtroppo il momento è questo, non è colpa di nessuno, ma col pubblico ed una partecipazione allargata, alla luce dello spettacolo offerto in pista e dalla tanta neve presente, sarebbe stato qualcosa di meraviglioso. Mi sarebbe piaciuto vedere a bordo pista oppure alla cerimonia di inaugurazione i miei cuccioli. Sarà per la prossima volta».

La sua famiglia ha scritto pagine importanti dello sci partendo proprio da Cortina. Ce ne racconta qualcuna?

«La mia è una famiglia di sciatori. Mia mamma Dora Majoni dovette dire addio al sogno di partecipare ai giochi olimpici di Squaw Valley nel 1960 perché nell’ultima gara prima delle Olimpiadi si ruppe la tibia in una gara in val Gardena. Mia nonna Lina gestì il rifugio Col Druscié per cinquant’anni. Era lì, nel 1956, quando Cortina ospitò le Olimpiadi. C’è un ricordo, su tutti, che ho della mia infanzia ed è legato proprio a mamma e nonna. Mamma aiutava nonna nella gestione del rifugio e alle 17, con l’ultima corsa della funivia, rientrava in paese. Io e mio fratello Diego aspettavamo la partenza della funivia per scendere lungo la Druscié B con gli sci. Facevamo a gara a chi arrivava prima tra me, mio fratello e la funivia stessa. Ogni giorno così: aspettavamo trepidanti la chiusura del rifugio e la partenza della funivia per dare vita a quella gara che, a conti fatti, resta una delle più belle della mia vita». —




 

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