Ghezze: «La Goggia è davvero super. Con lei ho un legame speciale»
L’allenatore ampezzano racconta la fuoriclasse bergamasca. «Si è sempre migliorata.
Viene a trovarmi a Cortina anche lontano dalle gare. Che fosse forte lo si era subito capito»
Sofia Goggia ed Albi Ghezze: un legame forte che resiste al trascorrere inesorabile del tempo, rinvigorito di volta in volta dall’atmosfera magica di Cortina, davanti ad un buon piatto di canederli. Albi e Sofi, un rapporto di amicizia forte che va ben oltre lo sport. Dai primi successi della bergamasca ai tempi recenti, tanta acqua è passata sotto i ponti. Non per Albi Ghezze, fresco di prestigiosa nomina a competition manager delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, che di Sofia Goggia oggi dice.
«Era una predestinata, la sua vertiginosa ascesa è stata una sorpresa solo per chi non la conosceva. Non ci avevo visto giusto io, ci avevano visto giusto in tanti».
Partiamo proprio da qui: raccontaci la Sofia Goggia che in pochi conoscono, quella che nel 2013 si avvicinava per la prima volta al grande palcoscenico della coppa del mondo.
«Il tempo l’ha migliorata come atleta, ma anche come persona. La sua grande dote, oltre allo strapotere atletico, è una tenacia fuori dal comune, che le ha permesso di superare brillantemente una serie di difficoltà che molto spesso accomunano le atlete dello sci. La forza è soprattutto mentale: quando ti fai male poi subentra la paura e la paura è difficile da gestire per un’atleta che fonda le sue speranze di successo sulla velocità. Gli incidenti hanno minato il suo percorso, ma non l’hanno abbattuta. Si è piegata spesso, ma mai spezzata e questo testimonia tutta la sua forza, interiore oltre che atletica».
C’è un ricordo speciale che ti lega a lei?
«Troppo facile dire la vittoria alle olimpiadi invernali del 2018 a Pyengochang. Il percorso condiviso con lei è pieno zeppo di pagine emozionanti ma essendo legate ad un gioco di squadra è giusto che restino nel chiuso di uno spogliatoio. Quello che mi sento di dire invece, è sicuramente un aneddoto che rende l’idea di che tipo è Sofi. Nel 2013 è stata convocata un po’ a sorpresa per i Mondiali di Schladming. Ricordo la telefonata di Flavio Roda: “Che dici se portiamo la Goggia?” mi disse. Lì per lì rimasi senza parole per qualche secondo. Pensai: Sofia non ha mai gareggiato in Coppa del mondo, viene dalla coppa Europa. Che si fa? Risposi: “Va bene, portiamola, ma non aspettiamoci niente, men che meno vincere una medaglia”. Ed invece per poco quella medaglia non la vinceva davvero (arrivò quarta in supergigante, a cinque centesimi dal podio piazzandosi alle spalle di Tina Maze, Lara Gut e Julia Mancuso)».
Il tempo ha modificato le cose e le vostre strade professionali si sono divise: cosa resta del vostro rapporto?
«Una straordinaria amicizia. Ci sentiamo quasi quotidianamente, ci vediamo spesso, anche qui a Cortina, ma non quando ci sono le gare di coppa del mondo. Mi viene a trovare, ma non quando ci sono le gare. La saluterò in questi giorni, ma è giusto lasciarla concentrata sulla gara, per tutto il resto c’è sempre tempo».
Cosa ti aspetti da Sofia in questa due giorni ampezzana?
«Può vincere a mani basse ma c’è un aspetto che andrà valutato approfonditamente. Bisognerà capire quali strascichi ha lasciato la caduta di Zauchensee. Le prove sono una cosa, la gara è un’altra. Vediamo cosa succede oggi. Se conferma le buone indicazioni della prima prova sicuramente il grosso è fatto. È senza dubbio la grande favorita, su una pista che ama e che conosce molto bene».
Da Cortina a Pechino, cosa ti aspetti in questo specifico caso sempre da lei?
«Le Olimpiadi sono un terno al lotto. Sulla carta abbiamo quattro ragazze che hanno tutte le carte in regola per arrivare a medaglia. Non solo Sofia, ma anche Federica Brignone, Marta Bassino e Elena Curtoni. Se in discesa le cose sono abbastanza delineate visto che molto spesso vince una delle grandi favorite, in gigante e supergigante cambia tutto o quasi. Le incognite sono tante, i dettagli risultano quasi sempre decisivi. Basta svegliarsi male che salta tutto».
Chiusura dedicata all’Alberto Ghezze di oggi.
«Un anno e mezzo fa, molto a sorpresa, sono stato scelto come competition manager delle olimpiadi 2026 (responsabile di tutti i campi di gara olimpici). Ci ho pensato tanto prima di accettare ma alla fine ho deciso di lanciarmi in questa nuova ed avvincente avventura. Il gruppo di lavoro è un bel gruppo, l’atmosfera è stata subito eccezionale. Il lavoro di squadra è fondamentale per raggiungere qualsiasi obiettivo. Non c’è stato neanche troppo tempo per riflettere sul da farsi. Il lavoro è già iniziato, seppur un po’ sottotraccia perché c’è un’Olimpiade nel mezzo (Pechino 2022) ma stiamo già lavorando sulle varie strutture compresa Cortina dove le cose sono già a buon punto».
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