Giro d'Italia 2013, la partenza da Longarone sotto la pioggia

LONGARONE. Il giro d'Italia riparte da Longarone sotto una pioggia battente e con un allarme meteo. Ma alla Fiera di Longarone tutto è andato liscio, con la presentazione della specialità di Longarone, il gelato, in diretta televisiva. Sempre questa mattina l'omaggio della maglia rosa Nibali al cimitero delle vittime del Vajont
La tappa sul Vajont. Ramunas Navardauskas si è aggiudicato la tappa "della memoria", che ha permesso al 96/o
Giro d’Italia di ciclismo di ricordare una delle ferite più profonde e dolorose dell’Italia del dopoguerra: la tragedia del Vajont, a quasi cinquant’anni di distanza. Ma non solo: ha permesso a Vincenzo Nibali di conservare la maglia rosa, cosa che peraltro era nelle previsioni della vigilia. È stato anche il giorno del doping del francese Sylvain Georges, fermato alla partenza di Tarvisio, per presunto uso di Heptaminolo.
Passano i giorni e il siciliano resta sul tetto della classifica, a guardare tutti dall’alto. In classifica generale è rimasto tutto come prima, a parte qualche piccolo passo avanti dello spagnolo Intxausti. Notevole, tuttavia, l’impresa del lituano dal nome quasi impronunciabile, Ramunas Navardauskas, classe 1988, che ha rinnovato come meglio non avrebbe potuto il proprio feeling con il Giro. Già l’anno scorso, grazie al successo della Garmin-Sharp nella cronosquadre a Verona - che seguiva la lunga ’gità fuoriporta in Danimarca - aveva vestito per un paio di giorni la maglia rosa, cedendola poi nella tappa di Porto Sant’Elpidio. Navardauskas ha costruito la propria impresa al km 71, entrando nella fuga giusta assieme ad altri 19 colleghi: Bonnafond (Ag2r), Rodriguez (Androni), Pirazzi (Bardiani), Martens (Blanco), Oss (Bmc), Sarmiento (Cannondale), Duque (Colombia), Le Bon (Fdj), Gusev (Katusha), Cobo (Movistar), Pauwels (Lotto), Keukeleire (Orica), Popovych (Radioshack), Puccio (Sky), Gretsch (Argos-Shimano), Petrov (Saxo-Tinkoff), Veuchelen (Vacansoleil), Di Luca (Vini-Fantini), Egoi Martinez (Euskaltel).
I fuggitivi hanno cominciato a guadagnare secondi chilometro dopo chilometro, fino a toccare quasi +6’ sul gruppo della maglia rosa che ha controllato in scioltezza la situazione, al riparo da rischi o possibili trappole. Sul Gran premio della montagna, a Sella Ciampigotto (1.790 metri d’altezza), il gruppetto in fuga passa compatto, ma è nella successiva discesa che scoppia la bagarre, con il tedesco Gretsch che allunga e fa il vuoto alle proprie spalle. Dopo Pieve di Cadore, il vantaggio del corridore della Argos-Shimano tocca quasi 2’, perchè fra gli altri 19 che inseguono non c’è accordo. Ci pensa Di Luca a rompere gli indugi: l’abruzzese parte in quarta, ma viene quasi subito raggiunto da Daniel Oss e appunto Navardauskas, che successivamente lo staccano, riacciuffando invece la testa della corsa. Patrick Gretsch molla e i due proseguono la marcia verso il traguardo, mentre a debita distanza il gruppo di Nibali cotrolla: sulla salita della diga del Vajont, Navardauskas ingrana la marcia e scatta a denti stretti, staccando anche Oss, che dovrà accontentarsi del secondo posto, quindi vola verso un successo strepitoso, conquistato in una tappa senza fuochi d’artificio - almeno per quanto riguarda la lotta per la rosa - e ha confermato la solidità dell’Astana, la squadra di Nibali.
Non ha fatto notizia l’arrivo in grave ritardo di Hesjedal, vincitore del Giro dell’anno scorso, ma fa riflettere il caso di positività di Sylvain Georges, francese dell’Ag2r, che stamattina non ha preso il via da Tarvisio, dopo che il laboratorio dell’Acquacetosa, a Roma, ha trovato tracce di Heptaminolo nel suo organismo, in seguito a un controllo al quale è stato sottoposto il 10 scorso, al termine della tappa di Pescara, vinta da Hansen. Una storia senza lieto fine, nell’attesa delle controanalisi.
Il ricordo del Vajont. Nel nome del Vajont, nel silenzio della memoria. Lo ha detto Alessandra De Stefano, giornalista Rai, nell'aprire la trasmissione "Anteprima Giro" dalla diga del Vajont. La prima parte della diretta Rai è stata puntata tutta sulla memoria e sulla tragedia del Vajont. Sul palco anche il presidente del consiglio nazionale dei geologi, che è presente con tutto il consiglio, insieme con i testimoni di quella tragedia come Rino Mazzucco con i suoi plastici, presente ogni fine settimana alla diga del Vajont. A lui è stato affidato il compito di raccontare cosa è accaduto giusto 50 anni fa sul monte Toc, con la frana che si spostava giorno per giorno di 30-50 centimetri fino a quel 9 ottobre 63 quanto 260 milioni di metri cubi sono caduti dentro il lago. Gian Vito Graziano, presidente dei geologi ha ricordato le responsabilità di chi non ha voluto vedere e ha spiegato la presenza dei geologi alla frana del Vajont, proprio per onorare la memoria di chi ha perso la vita a causa di quella frana.
La partenza da Longarone. La giornata di giovedì regalerà la seconda tappa bellunese. Si tratta della Longarone-Treviso, 134 chilometri che vedranno, con ogni probabilità, il festival dei velocisti. Si parte dalla zona Fiera alle 14.05. Proprio in partenza uno dei tratti dove potrebbe nascere una fuga: i 5,7 chilometri della Val Cantuna. Poi sarà un continuo su e giù toccando Sella Faldalto (orario di passaggio tra le 14.52 e le 14.58), il Muro di Ca’ del Poggio e il Montello. Poi, fino al traguardo di Viale Burchiellati, sarà affare da ruote veloci.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi