IL GIRO A BELLUNO - LE TAPPE STORICHE / 24Moser trionfa all'Arena con la crono
E’ il 1984: il campione trentino, dopo avere sofferto in montagna, centra la sua prima e unica vittoria. E Fignon (beffato all'ultima tappa) accusa l'organizzazione di favoritismi

Francesco Moser vinse il Giro nel 1984
BELLUNO.
Per i colpi di scena, le polemiche e lo straordinario epilogo, il Giro d'Italia del 1984 può essere considerato tranquillamente tra quelli che più sono rimasti scolpiti nell'immaginario collettivo. A vincerlo è Francesco Moser, ormai trentatreenne e a contenderglielo fino all'ultimo metro è il talentuoso francese Laurent Fignon.
Il motivo dominante della 66ª edizione della corsa rosa è presto detto, Francesco Moser guadagna terreno a cronometro, ma deve soffrire e stringere i denti in salita, dove Visentini, Lejarreta, Argentin, ma soprattutto Fignon, gli creano parecchi grattacapi.
La corsa si fa, frazione dopo frazione, sempre più avvincente, Vincenzo Torriani nel frattempo annuncia che il Giro non passerà per lo Stelvio, causa neve, scatenando la reazione di Fignon, che accusa l'organizzazione di voler favorire in quel modo Moser. Poco male per il transalpino, però, perché nel tappone dolomitico scrive una pagina di grande ciclismo. Quell'8 giugno si corre da Selva di Val Gardena ad Arabba, con il Pordoi, il Sella, il Gardena e il Campolongo. In classifica Moser ha un vantaggio di 1'03" su Fignon e di 1'07" su Argentin.
La sfida a viso aperto tra il francese con gli occhialini e il Checco da Palù di Giovo è bellissima. Sul Pordoi Fignon passa con 58" su Moser, che in discesa recupera secondi, sul Sella il vantaggio del francese è di 1'36", ma il trentino in discesa accorcia ancora le distanze, sul Gardena il vantaggio del vincitore del Tour dell'83 è di 1'43", sul Campolongo di 2'23", ad Arabba, infine, Fignon giunge in perfetta solitudine, con 20" su Johan Van der Velde, terzo è Argentin, mentre Moser giunge con 2'19" di ritardo e perde la maglia, accumulando un distacco di 1'31".
Non è finita, però, perché, dopo la tappa per velocisti da Arabba a Treviso, vinta da Guidone Bontempi su Rosola e Moser, il 10 giugno va in scena l'epilogo della corsa rosa, la crono individuale da Soave a Verona. Moser stupisce tutti e affronta la prova con le ruote lenticolari e il manubrio a "corno di bue" utilizzato per il record dell'ora, a suo modo una scelta che farà epoca. Il trentino vola e copre i 42 chilometri a 50,977 di media, rifilando 2'24" a Fignon, entrando nell'Arena di Verona tra due ali di folla esultanti. Moser vince il suo Giro, Argentin è terzo, mentre Fignon chiude secondo e accusa l'organizzazione di aver favorito il trentino, perché l'elicottero avrebbe spinto Moser con il movimento d'aria del rotore.
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