Il Giro delle Casere ha gettato la spugna

La storica corsa sul Serva si ferma dopo 42 edizioni. Tricarico: «I proprietari che ci aiutavano erano sempre meno»
Belluno, 10 settembre 2006. Trentatreesimo giro delle casre, con partenza da villa kontalban
Belluno, 10 settembre 2006. Trentatreesimo giro delle casre, con partenza da villa kontalban
BELLUNO. Giro delle Casere addio. Dopo quasi mezzo secolo di vita, uno degli appuntamenti di maggior successo di partecipazione del podismo bellunese non si disputerà più. Già un paio di stagioni fa c’era stato uno stop, ma poi lo scorso anno si era ripartiti. Questa volta, invece, la parola fine pare definitiva.


È amareggiato Donato Tricarico, presidente del Gruppo Oltrardo, il sodalizio che da sempre organizza l’evento con partenza e arrivo a Villa Montalban di Safforze. Molto più che una manifestazione podistica, quelle che tradizionalmente andava in scena a settembre: accanto ai concorrenti che sfidavano avversari e cronometro lungo i 10 chilometri del tracciato alle pendici del Serva, la stragrande maggioranza dei partecipanti viveva il Giro come un’occasione per fare del movimento in mezzo alla natura, incontrare gli amici, fare quattro chiacchiere. Tappa d’obbligo ovviamente le casere: che davano il nome alla manifestazione e presso le quali era possibile passare qualche momento (più o meno lungo) bevendo un bicchiere di vino o rifocillandosi con pane, formaggio, salumi e dolci.


«Il Giro è stato per quasi mezzo secolo una manifestazione sportiva che offriva l’opportunità di far incontrare, in un clima disteso e cordiale, le persone», afferma Tricarico. «Era anche un’occasione di solidarietà: dal 1988, infatti, il ricavato dell’evento andava all’Ail, l’associazione per la lotta alle leucemie. Abbiamo donato 50 mila euro. Purtroppo, in questi ultimi anni la disponibilità dei proprietari della casere, ai quali fornivamo il necessario per i ristori, è venuta meno. Dalle otto iniziali, lo scorso anno ne abbiamo avute tre, quest’anno avremmo rischiato di averne un paio: così a inizio anno il consiglio direttivo del Gruppo Oltrardo ha deciso di fermarsi. Il Giro non si disputerà più».


Nessuna possibilità di ripensamento?


«Credo proprio di no. Occorrerebbero forze nuove, giovani che dedichino il loro tempo e le loro energie. Ma all’orizzonte non ne vedo».


L’amarezza è inevitabile perché il Giro si è svolto per 42 edizioni: un patrimonio dello sport amatoriale e della vita sociale dell’Oltrardo e del Bellunese.


«Venendo meno le casere viene inevitabilmente meno la manifestazione. Amarezza? Certamente, perché a questo evento io e i tanti amici che ci davano una mano abbiamo dedicato tanto. La soddisfazione più grande di questi anni? Vedere la grande partecipazione, in alcune annate abbiamo superato anche quota 1300, e la grande allegria che regnava. Non è mancata qualche amarezza: come ad esempio quando il comune ci ha negato lo spazio di Villa Montalban, in quanto l’edifico era pericolante: peccato però che tante associazioni nello stesso edifico svolgessero regolarmente le loro attività».


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