Il massaggiatore Rech è un veterano del Giro: «Carapaz il favorito lo può solo perdere»
L’INTERVISTA. Inizia la terza settimana di Giro anche per Thomas Rech.
Il feltrino, classe 1985, un passato da buon corridore dilettante e un presente da apprezzatissimo massaggiatore (gli anni scorsi anche di un certo Alberto Contador), è uno dei componenti lo staff della Trek Segafredo, la formazione che in questo Giro d’Italia ha vestito la maglia rosa per una decina di giorni con il giovane spagnolo Juan Pedro López e che domenica si è presa il traguardo di Cogne con Giulio Ciccone, l’abruzzese di Brecciarola tornato al successo dopo tre anni di digiuno.
Thomas, partiamo proprio da Ciccone. Un bel colpo quello in Val d’Aosta?
«Ci voleva. Era ora. Dopo un periodo buio e dopo la defaillance nella frazione di casa, quella del Blockhaus, Giulio è tornato a graffiare. Ora il morale è alto e questa settimana, piena zeppa di salite, offre tante possibilità per fare bene».
Che tipo è l’abruzzese?
«Stravagante, impulsivo, esplosivo. A volte si butta nella mischia con generosità eccessiva e poi paga in termini di risultati. Ma di certo è uno che dà l’anima in bicicletta. Senza pressione rende di più e a Cogne questo si è visto».
E di Lopez che ci racconti?
«Innanzitutto, dico che nonostante abbia perso la maglia rosa, in classifica c’è ancora, nono a poco più di quattro minuti. Dal punto di vista umano, è un ragazzo brillante, sorridente, si fa voler bene in squadra e in gruppo».
Sbilanciati in qualche pronostico. Chi vince il Giro?
«Carapaz lo può perdere, ma non sarà impresa facile. Anche perché ha attorno a lui una squadra di grande valore».
Parliamo un po’ di te e del tuo lavoro. Ormai sei un veterano dei Grandi Giri. Hai tenuto il conto di quanti nei hai fatti?
«Sinceramente no. Di Giri d’Italia credo cinque o sei».
Quest’anno quale è il tuo compito?
«Al Giro di quest’anno faccio, come diciamo in gergo, l’albergo. Nel senso che anticipo i corridori e dopo la partenza vado direttamente in hotel per fare in modo che quando arrivano trovino tutto sistemato al meglio».
Immaginiamo che in un ciclismo dove i dettagli fanno la differenza occorra curare i maniera esasperata ogni cosa per garantire quelli che alla Sky – oggi Ineos – definivano i “marginal gains”.
«Indubbiamente è così. Tra i compiti che i massaggiatori che fanno l’albergo hanno c’è anche quello di preparare la camera e, in particolare, il letto dei corridori. Se da anni è pratica comune che un atleta si porti il proprio cuscino, da qualche tempo le squadre portano anche il materasso ai loro corridori. Per garantire un riposo che sia il più rilassante possibile».
Corsa ne vedi poca, dunque. Anzi, non ne vedi proprio.
«È davvero così. Quando gli atleti erano a Cogne, io ero già a Brescia per preparare l’hotel che ci ospita in vista della Salò – Aprica».
Il Giro si avvicina a casa.
«Sì, anche se non troppo. Nelle tappe che si svolgeranno tra Trevigiano e Bellunese sarò in albergo a Trento e a Codogné».
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