Il morso dello Squalo, il volo del Colibrì

Tra sport e poesia, con “innesti” di storia e “cartoline” da scorci pittoreschi: ce n’è per tutti i gusti nella lunga diretta tv
The pack is on the way of the 14th stage of Giro dItalia cycling race from Alpago to Corvara, 21 May 2016. ANSA/CLAUDIO PERI
The pack is on the way of the 14th stage of Giro dItalia cycling race from Alpago to Corvara, 21 May 2016. ANSA/CLAUDIO PERI

BELLUNO. Il morso dello Squalo e il volo del Colibrì. Dino Buzzati e la poesia del ciclismo in montagna. I colori dei tifosi e le cartoline dalle Dolomiti. Maglie rosa perse e maglie rosa conquistate. Maratona spettacolo in tv ieri, per una tappa spettacolo che ha tenuto fede alle tante attese della vigilia. La Alpago - Corvara proposta dalla diretta Rai pressoché ininterrottamente dalle 12.30 alle 18 è stata un godimento per gli appassionati. Tante ore live per un evento che è sport e agonismo ma anche promozione del territorio, della sua storia e della sua cultura.

La corsa. Corsa spettacolare, dicevamo. In particolare quando sul Giau l'Astana di Nibali ha dato fuoco alle polveri, mettendo ko lo spagnolo Valverde. Poi, quello che sembrava scritto (Nibali in maglia rosa) viene spazzato via da un fuori giri dello Squalo dello stretto. Ne approfitta il "Colibrì", il colombiano Esteban Chaves. Forte e simpatico: al microfono di Alessandra De Stefano, dice che il suo sogno è vincere il Tour de France. Top!

Dino Buzzati, nume tutelare della tappa. L'editore Marco Cassini, che accompagna ogni frazione di questo Giro con letture tratte da diversi autori, ha voluto ieri proporre una tappa monografica dedicata a Dino Buzzati, definito il «nume tutelare della tappa». Il motivo? Non solo per il viscerale legame che lo scrittore bellunese aveva con la montagna ma anche perché Buzzati nel 1949 seguì il Giro come inviato del Corriere della Sera. I suoi resoconti, poi raccolti in "Dino Buzzati al Giro d'Italia" (Mondadori, ora una rarità bibliografica), sono poesia. Un esempio: "Per un lungo pezzo fin sulla cima del Pordoi e poi giù fino ad Arabba e ancora su fino al Passo Campolongo e giù di nuovo ... in tutta questa infernale impresa lo seguiamo con la macchina. Egli (Coppi,ndr) va tranquillo, ogni tanto sollevato sul manubrio, menando armoniosamente le sue gambe a fuso ... Va, va, sotto al picco favoloso del Boè, livido e funebre, in quell'epica atmosfera di temporale su per i magri pascoli, sempre più solo ... c'è qualcosa di emozionante in questo smilzo giovane". Non sono mancati i riferimenti ad altri esponenti della cultura bellunese: dalla famiglia Boito (il pittore Silvestro, padre di Camillo, architetto, e Arrigo, musicista) a Tina Merlin fino a Marco Paolini.

Le cartoline. Diversi gli "inserti" proposti dalla Rai in occasione dei passaggi dei corridori: Arabba, Pieve di Livinallongo, il lago di Alleghe, Colle Santa Lucia, Cortina. Delle belle cartoline, accompagnate dai commenti di Francesco Pancani e Silvio Martinello che hanno dato il microfono anche a Renzo Minella (nell'ultimo decennio riferimento provinciale delle tappe del Giro) il quale ha sottolineato come le Dolomiti bellunesi siano un paradiso per gli sport invernali ma anche, e sempre di più, per la bicicletta, sia declinazione strada sia ambito off road.

Tra Vajont e Col di Lana. Non sono mancati i riferimenti storici. La rubrica "L'Italia del Giro" è stata dedicata per la gran parte alla tragedia del Vajont mentre; "Pedalando nella storia" si è occupata della mina del Col di Lana, del 1917. (i.t.)

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