Il Passo San Boldo come uno stadio, spettacolo tifosi sui tornanti

Bandiere di tutti gli stati sulla strada che unisce Trevigiano e Bellunese. Il colpo d’occhio fa restare a bocca aperta

I tornanti del passo San Boldo come il Maracanà di Rio de Janeiro. Tifo da stadio scatenato, in un tripudio di colori e calore. Il passaggio del Giro d’Italia sulla strada dei cento giorni, dove gli austriaci nel 1918 scrissero una pagina di storia indelebile, si è trasformato in un autentico delirio sin dalle prime ore del mattino.

Migliaia di persone, difficile stilare un numero preciso anche da parte delle forze dell’ordine che a fatica sono riusciti a tenere a bada l’esuberanza degli spettatori giunti da ogni angolo del bellunese e del trevigiano in questa gola dal panorama mozzafiato dove le due province confinanti si intrecciano in un simbolico abbraccio.

“San Boldo 2019, io c’ero” è la scritta che campeggia sulle magliette, rigorosamente di colore rosa, indossate da un gruppo di ragazzi giunti dalla Valbelluna.


L’attesa è spasmodica, tutti incollati al guardrail per assicurarsi un posto in prima fila con la vista che spazia lungo i quattro chilometri della salita che in tanti hanno ribattezzato come “la più bella di questo Giro d’Italia” .

Incredibile l’episodio di una vettura austriaca, fermatasi in mezzo alla strada in panne, ma spinta dai tifosi negli ultimi quattro tornanti. Vuoi che un semplice guasto meccanico fermi la corsa?

Ci sono i tifosi di Roglic con la bandiera della Slovenia in spalla, ci sono i tifosi di Andrea Vendrame, sfortunatissimo nel finale di tappa per un doppio salto di catena che gli ha precluso ogni possibilità di vittoria. Ci sono anche i ragazzi giunti da Valdobbiadene, ex ciclisti amatoriali trasformatisi in animatori indiscussi dell’ultimo tornante a suon di Prosecco.


Tifosi assiepati ovunque, accompagnati da bandiere di tutto il mondo: ci sono quelle del Brasile e quelle della Colombia così come quelle dell’Ecuador e, non potrebbe essere altrimenti, dell’Italia.

È una festa che si tramuta in suspence quando il gruppo dei fuggitivi è atteso all’uscita della prima galleria. È a quel punto che l’urlo diventa assordante con il San Boldo che diventa tutto d’un tratto un’arena indiavolata. Poi tocca al gruppo salire tra due ali di folla con le ammiraglie che faticano a farsi spazio.

Salutato il trevigiano, a dare il benvenuto alla carovana rosa in provincia di Belluno c’è Gianni Bonesso, conosciuto da tutti come lo sciamano della valle. Abbigliamento inconfondibile ed un corno in spalla. Gianni vive nel suo accampamento indiano, divenuto un’attrazione turistica tanto del bellunese quanto del trevigiano, «il San Boldo è un luogo di amicizia, qui ci si incontra in un clima di grande cordialità. Il passaggio del Giro d’Italia è una festa per tutti, vedere uomini, donne e bambini qui tutti insieme oggi è uno spettacolo».

Gianni si presta ai selfie col sorriso senza disdegnare ogni tanto “un’ombra” . È lui la “star” del San Boldo che, al termine della salita dove è stata piazzato il Gran premio della montagna, ha “salutato” con un grande striscione l’indimenticato Michele Scarponi.


Dalla salita alla discesa il passo è breve con un unico comune denominatore: la grande festa che dal passo San Boldo si è trasferita lungo tutta la sinistra Piave. Una settantina i volontari di protezione civile ed alpini dislocati lungo la discesa dal San Boldo, una quarantina impiegati solo sul territorio di Trichiana.

Tanta gente in strada a Sant’Antonio di Tortal, dove il più acclamato è stato lo squalo di Messina, Vincenzo Nibali. Altrettanti nel passaggio di Trichiana e successivamente di Mel e Lentiai.

Ogni paese ha mostrato il meglio di sè con addobbi, anche bizzarri, che non sono passati inosservati davanti alle telecamere della Rai che anche ieri ha fissato il proprio obiettivo sulle bellezze paesaggistiche di una parte della provincia di Belluno. Uno spettacolo a cui non sono riusciti a sottrarsi neanche uomini e mezzi della carovana, una parte della quale tenuta lontana dalle rampe del San Boldo per motivi di sicurezza.

«Grazie a tutti, viva il Giro e viva gli alpini», ha gridato al microfono un poliziotto a bordo della volante di servizio posizionata a fine corsa. E giù ancora applausi scroscianti e strette di mano. È davvero bello quello che succede sulle strade del Giro d’Italia. Bravi tutti. —


 

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