Il “prof” Oscar De Pellegrin sale in cattedra a Verona

La medaglia d’oro di Londra 2012 ha parlato ai giovani di sport e disabilità: «Ho fatto fatica a finire la terza media, entrare all’università è stato strano»



«I giovani? Sono sempre una scoperta e, per giudicarli, prima dobbiamo proporre loro qualcosa».

Da quando ha appeso l’arco al chiodo, Oscar De Pellegrin ha girato l’Italia per raccontare la sua storia di uomo e di atleta, per spiegare lo sport e parlare di disabilità.

Mercoledì pomeriggio ha avuto l’opportunità di vivere un’esperienza nuova, quella di salire in cattedra all’università. Lo ha fatto a Verona con la lectio magistralis “I hit the jackpot: the sport as a motivation for the life”, organizzata all’interno della terza edizione della Summer school “Muscle and bone: exercise, diet and treatment. A journey from Dna to phenotype and physical performance”, iniziativa coordinata da Luca Dalle Carbonare, docente di Medicina interna nel dipartimento di Medicina dell’ateneo scaligero.

«Per la terza edizione della Scuola estiva, abbiamo deciso di tenere diverse lezioni sull’importanza e sul ruolo dell’attività fisica nella gestione e prevenzione della malattia», ha detto Dalle Carbonare «Per questo motivo, abbiamo chiesto a Oscar De Pellegrin di intervenire, raccontando di come è riuscito a superare, tramite lo sport, i momenti difficili della sua vita».

«Per me, che ho fatto fatica a finire la terza media, entrare in un’aula universitaria è stato qualcosa di inatteso», racconta l’arciere di Sopracroda. «Ho accettato la sfida con entusiasmo e con un po’ di emozione. È stata un’esperienza intensa e coinvolgente: incontrare i giovani è sempre una scoperta. Così è stato anche questa volta. Ho parlato della mia vita e credo di aver dato loro degli spunti su come affrontare al meglio anche il percorso scolastico, su come le sconfitte o un brutto voto non vadano usate come alibi per cambiare strada ma vadano invece accettati per ripartire più forti. Con i giovani universitari abbiamo parlato molto anche dell’importanza del porsi degli obiettivi e dell’organizzarsi la giornata. A proposito del rapporto tra sport e scuola, sono convinto che libri e pratica sportiva possono andare di pari passo, anzi spesso un buono sportivo, proprio perché fa suoi la disciplina e il porsi degli obiettivi precisi, ha una marcia in più anche sui libri».

«Parlare con i giovani la considero un po’una mia missione», dice ancora il campione olimpico di Londra 2012. «Ho un atteggiamento positivo verso le giovani generazioni, ho fiducia in loro e per questo mi impegno: sono pronti, presenti e dagli incontri con loro io mi porto via il loro stupore e, come accaduto a Verona, talvolta anche le loro lacrime. È importante lanciare loro dei messaggi, lasciare loro la nostra esperienza per poter fornire loro degli strumenti sui quali impostare la loro vita. Se non diamo loro qualcosa non possiamo giudicarli. Per quanto riguarda nello specifico la mia attività, cerco di far conoscere loro il mondo della disabilità, per contribuire ad abbattere le barriere che sono soprattutto mentali».

«Per quanto riguarda sport e disabilità, dopo Londra 2012 son cambiate tante cose» dice ancora De Pellegrin. «C’è stata una visibilità maggiore. Mi piace sottolineare il fatto che, se prima si guardava all’attrezzatura di uno sportivo disabile, ora si guardano le espressioni del volto e il gesto atletico».

Oltre che a Verona, nei giorni scorsi Oscar ha avuto incontri con i giovani anche a Bari e Ancona. Nei prossimi giorni sarà a Roma e a Firenze.

«Continuo anche il mio tour nelle unità spinali (strutture per la riabilitazione delle persone con lesione del midollo spinale, ndr) per far capire come lo sport sia un’opportunità per accelerare i tempi di recupero».

Tra i diversi impegni, anche quello della programmazione dell’attività di Fitarco.

«Tokio 2020 è praticamente domani», conclude De Pellegrin, «e le prossime settimane sono fondamentali per preparare al meglio l’appuntamento olimpico». —
 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi