In bici a capofitto dalla cima dei monti: la sfida del limanese Sponga
Lui è Marco Sponga, ha 48 anni, abita a Limana ed è un amante del “bike alpinismo”. Che cos’è? Una disciplina non molto diffusa in Italia, ma assai più conosciuta in Austria e in Germania, che consiste in un misto tra mountain bike, escursionismo e alpinismo. Uno sport con il suo fascino e i suoi rischi, adatto naturalmente solo a persone particolarmente preparate.
«L’obiettivo principale della disciplina è il raggiungimento della cima o di punti strategici di un monte e la successiva discesa sulle due ruote», spiega Sponga, «e lungo il percorso vi sono tratti pedalabili, tratti a piedi bici in spalla, discese veloci alternate a tratti più trialistici o pendii ripidi. Questo è il bike alpinismo. Lassù, se sai guidare è meglio; ma quello che conta di più è soprattutto sapersi muovere in sicurezza».
L’ultima avventura del limanese Sponga è stata la discesa del Sasso Bianco (una vetta di 2407 metri tra i comuni di Alleghe, San Tomaso Agordino e Rocca Pietore) in mountain bike.
«Si tratta di poco meno di quattro ore per quei 1700 metri di dislivello e 25 chilometri di percorso. È un tratto abbastanza frequentato dagli escursionisti poiché offre un panorama a 360 gradi su gruppi montuosi quali Civetta, Pelmo e Marmolada. Non posso definirla una discesa estrema, in quanto non esiste un pericolo reale di morte in caso di errore durante la corsa. Per me è stato soprattutto un test».
Ma come si affronta una prova di questo tipo? E quali sono le difficoltà che presentano i monti bellunesi?
«I percorsi del Bellunese che si sviluppano lungo tracciati spesso selvaggi e non preparati sono sempre molto complessi. Un sopralluogo a piedi, equipaggiamento leggero, meteo favorevole: è così che il biker affronta le sue avventure a due ruote. Quest’anno sto bene e vorrei provare qualcosa di più impegnativo in Dolomiti e sui giganti delle Alpi Occidentali».
In 25 anni di attività, sono oltre 50 le discese inedite percorse del rider. Sponga collabora anche con il sito dell’associazione mountain bike Italia (amibike. it) che lo definisce un “amante delle sfide ai limiti che presuppongono grande preparazione alle spalle, doti tecniche non comuni, conoscenza dei pericoli, rispetto per la montagna e una buona dose di coraggio”.
Ma cosa si prova prima di una di queste discese così temerarie?
«Quando inizi una discesa che non conosci sei sempre un po’ nervoso ma poi diventi un tutt’uno con la tua bike e guidare diventa solo un gioco. Se non me la sento, in alcuni tratti scendo a piedi; un po’dipende anche dalla giornata. E poi, perché dovrei rischiare? La mountain bike è uno sport fantastico. Tutti noi quando saliamo sopra una bicicletta diventiamo dei ragazzini. Ognuno si cimenta con le proprie abilità cercando sempre di migliorarsi. Questo è davvero meraviglioso. Abbinata alla montagna la bici dalle ruote grasse diventa libertà allo stato puro e non può non piacere».
Non è, però, uno sport adatto a tutti…
«Ci vuole soprattutto grande conoscenza della montagna, e poi bisogna saper guidare la mtb. Vedo che sempre più gente si sta avvicinando al bike alpinismo e molti itinerari vengono ripetuti. La montagna non è mai noiosa e il nostro rapporto con essa è sempre molto leale». —
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