La Dolomiti Bellunesi secondo Lauria. «Grandi potenzialità da esprimere»

L’allenatore indica la strada per il girone di ritorno a due settimane dal recupero dello stadio Baracca con il Mestre

Gianluca da Poian
Renato Lauria
Renato Lauria

Dolomiti Bellunesi, dai il massimo. E non fare calcoli. Soprattutto, non porti alcun limite. Il diktat arriva dall’allenatore Renato Lauria. Che sta lavorando senza sosta sul campo, nonostante la sospensione del campionato. Ieri ci sarebbe dovuta essere l’ultima gara d’andata a Mestre, invece il Covid ha ancora una volta scombussolato calendari e percorsi.

Niente di nuovo, basta ricordarsi la stranezza dello scorso torneo durato sino a metà giugno e con una montagna di turni infrasettimanali. Tutto sommato alla Dolomiti va bene così, avendo dovuto fare i conti con alcune positività tra giocatori e staff tecnico e una serie di quarantene. Peccato solo essersi fermati in un momento ideale, visto il quinto posto agganciato prima di Natale.

Mister, per cominciare: giusto stoppare la stagione?

«La salute pubblica è l’aspetto prioritario. I casi sono in aumento e adesso era necessario tirare il freno in attesa che la situazione non dico migliori, ma se non altri diventi più gestibile».

Tornerete in campo ad un mese dalla sfida vinta 3-0 contro lo Spinea. Le dispiace o la preoccupa uno stop così lungo, per voi che eravate in un momento magico?

«Veniamo da un bellissimo periodo, nei quale il nostro ritmo e il nostro lavoro ci hanno permesso di ottenere determinati risultati. È un peccato non poter dare continuità a ciò ma una cosa mi rassicura, ovvero il modo in cui i ragazzi si allenano. Qui il ritmo viene sempre tenuto alto e le prestazioni della domenica ne diventano la logica conseguenza. Anche adesso avverto il medesimo impegno e sono sicuro alla ripresa saremo pronti».

Le dispiace per il percorso zoppicante avuto nei primi due mesi di partite ufficiali?

«Una squadra necessita sempre di circa un mese e mezzo di lavoro, se intende riuscire a mettere assieme tutte le varie dinamiche. I nostri tempi si sono però allungati perché stavamo costruendo una squadra nuova e siamo partiti tardi. Non è una colpa, ci mancherebbe. La fusione era un processo importante, la quale richiedeva determinati passaggi. Una volta arrivati alla conoscenza necessaria, la stagione è andata in crescita. Ora possediamo una nostra chiara fisionomia, e adesso si tratta solo di progredire nei miglioramenti».

Quindi lei vede una Dolomiti Bellunesi che può fare ancora di più?

«Sta a noi individuare gli aspetti in cui crescere. Intanto ad esempio si perfezionerà l’inserimento di Episcopo e Raimondi, che devono ancora conoscersi al meglio con i compagni. E poi più in generale sì, i margini di sviluppo ci sono sempre. Ogni partita devi trovare gli errori commessi per non ripeterli la volta dopo».

Per arrivare dove, parlando di classifica?

«Ecco, fare calcoli o darsi tali obiettivi sarebbe sbagliato. Se guardi troppo lontano, perdi il senso della realtà, ti sfugge il presente».

Veniamo a lei. Quando all’inizio i risultati non arrivavano, la società si è sempre compattata attorno al suo ruolo. “Lauria non è in discussione”, si sentiva dire. E questo anche in estate, quando in molti, forse, avrebbero fatto scelte diverse sui giocatori da tenere delle tre squadre. È così?

«La fiducia è importantissima e fa piacere. Soprattutto ritengo sia stata fondamentale la presenza dei dirigenti quando le cose funzionavano meno bene. Hanno parlato nei modi giusti e nei tempi giusti, dandoci la spinta necessaria. E i risultati che otteniamo non sono solo merito di chi gioca, ma li ottengono tutti: dal presidente ai collaboratori. Quanto alle scelte estive i commenti ci stanno, fanno parte del gioco. Basta però avere le idee chiare».

Capitolo singoli. Molti dicono: “Chissà se avessimo avuto Raimondi dall’inizio…”. Cosa non ha funzionato con Sivilla?

«Purtroppo ha dovuto fare i conti con qualche guaio fisico, poi le caratteristiche non si sono rivelate funzionali, rispetto magari a quelle di Raimondi. Succede di sbagliare una scelta, mentre non si discute la bravura e la professionalità del ragazzo: basti vedere quanti gol ha già segnato all’Athletic Carpi».

I giovani. Cossalter e De Paoli sono due ragazzi da cui forse ci si attende il salto di qualità, nella seconda parte di stagione. Per mille motivi hanno forse inciso meno del previsto. È d’accordo?

«Nel caso di Alex, da lui tutti si aspettano una giocata di classe o comunque il tocco di palla perfetto dal punto di vista estetico. Invece io credo stia soprattutto migliorando nelle cose che lo rendono un giocatore più completo. Parlo del difendere assieme alla squadra, del trovare lo spazio giusto in cui smarcarsi e così via. Quanto a De Paoli, parliamo pur sempre di un 2002, al secondo anno come età da fuoriquota regolamento alla mano. Il suo potenziale è enorme, però deve convincersi di questo. Ha tutto per essere decisivo, partendo dalla serietà con cui si allena e gioca».

Belluno ed Union Feltre anticipavano spesso i tempi schierando un under più giovane del dovuto, in modo da averne già di pronti per l’anno dopo. C’è qualche 2004 da tenere d’occhio?

«In rosa abbiamo il portiere Canova, poi Ballestin, De Pellegrin, Fremiotti e Piazza. Senza contare quanti fanno parte delle giovanili. Tutti si allenano bene, ascoltano i consigli dei compagni e credetemi, già allenarsi assieme ai grandi ti fa crescere parecchio».

Lei a fine campionato sarà contento se…?

«Se avremo espresso al massimo le nostre potenzialità. E se sapremo andare avanti passo dopo passo, senza fare calcoli». 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi