La prima volta di Fulvio Scola è da allenatore. «Fare le convocazioni non è stato facile»
FALCADE. Da atleta non riuscì a coronare il sogno olimpico. Ci riesce invece da tecnico, guidando la squadra azzurra maschile dello sci di fondo che prenderà il volo per Pechino.
È Fulvio Scola, classe 1982, falcadino (che ora vive in Val Gardena), un passato da ottimo atleta (due volte sul podio di Coppa del mondo e cinque volte campione italiano) che ha saputo conciliare sport e studio (è laureato in economia all’Università di Trento), un presente da allenatore.
Fulvio, cominciamo dalle Olimpiade mancate.
«Nella mia carriera c’è senz’altro un vuoto, quello dei Giochi. Mi è rimasto l’amaro in bocca soprattutto per la mancata convocazione del 2010 (Vancouver), anche se c’erano state poche occasioni per qualificarsi. Peccato, perché in quel periodo andavo forte: nel 2009 ottavo ai Mondiali, nel 2011 quinto nelle generale di sprint. Nel 2014 (Sochi), poi, la condizione è arrivata venti giorni troppo tardi, dopo che l’infezione alla tiroide mi aveva “stoppato” per la prima pare della stagione».
Veniamo al presente. Come stai vivendo queste giornate di vigilia?
«Sono giornate dedicate ai tamponi e una certa tensione è inevitabile. Mentalmente non sarà facile nemmeno quando saremo nella bolla cinese visto che ci sarà un tampone ogni giorno».
Quanto difficile è stato fare la selezione azzurra?
«Far delle scelte non è mai semplice. Quest’anno le cose sono state complicate dal fatto che i risultati dei nostri ragazzi sono stati altalenanti e dal fatto che fino alla settimana scorsa non sapevamo se il contingente sarebbe stato di sei o sette (alla fine sei, ndr). Sono comunque tranquillo perché quello che abbiamo costruito in primavera è stato un percorso ragionato e trasparente, un percorso che è servito a noi tecnici e agli atleti ad avere dei riferimenti chiari per quanto riguarda le convocazioni».
Vi siete allenati per una decina di giorni tra Misurina e il Passo Tre Croci. Come è andato il raduno?
«Abbiamo lavorato bene, trovando una situazione ambientale e di piste ottima».
Che Italia si presenta a Pechino?
«Federico Pellegrino può dire la sua nella sprint, Francesco De Fabiani può essere un ottimo outsider nelle gare su distanza. Possiamo fare bene anche nella team sprint. E possiamo dire la nostra anche nella staffetta. Nella 4x10 Norvegia e Russia sono inavvicinabili, dietro sono in tanti, anzi siamo in tanti, pur senza farci illusioni, a poter ambire a qualche cosa di buono».
Tra i sei azzurri c’è anche il giovanissimo di Sappada Davide Graz.
«La sua gara sarà la sprint, a Lenzerheide al Tour de ski ha dimostrato di esserci. Potrebbe rientrare anche nella staffetta».
Quando partirete?
«Domenica».
Immaginiamo che anche dal punto di vista logistico l’organizzazione sia complessa.
«Senza dubbio sì. Basti pensare che ogni atleta ha due sacche, ognuna contenente una decina di sci, e che per il materiale tecnico sono necessari più di venti cassoni».
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