Lara Vieceli dopo il decimo Giro d’Italia. «L’obiettivo è correre altri due anni»
FONZASO
Ha appena completato il suo decimo Giro d’Italia Donne, Lara Vieceli. La 29enne ciclista fonzasina della Ceratizit-Wnt, dopo un 2021 assai tribolato, prepara un soddisfacente finale di carriera.
Il dopo corsa rosa ha fornito l’occasione per parlare anche delle gare in vista, del prossimo futuro e di un ciclismo femminile che punta ad un riconoscimento professionistico.
Che Giro è stato?
«Un Giro interessante, molto vario, meno “duro” rispetto al solito. Personalmente non ho reso come mi aspettavo, non ho avuto possibilità da sfruttare. Non avevo mire di classifica».
Sei una veterana della corsa rosa, nonostante tu sia ancora giovane.
«Era per me il decimo Giro. L’ho saltato solo un anno, quando nello stesso periodo c’erano i campionati europei Under 23. Sono contenta di averlo concluso: erano due anni che non ci riuscivo. Due anni fa ero caduta più di una volta, lo scorso non ero abbastanza preparata. Potrebbe essere stato il mio ultimo Giro, volevo onorarlo fino alla fine».
Dicevi di un Giro donne meno “duro”.
«Ci sono state edizioni dove ogni giorno c’era tanta salita. Questo invece è stato un Giro molto equilibrato: una cronometro iniziale, due tappe piuttosto tranquille, una di collina, una dura, una piatta, e poi quelle di montagna, prima della conclusione ancora in volata. Certo, la van Vleuten non era abbordabile, ma la gara non si è chiusa al secondo giorno».
Già: dietro l’eterna Annemiek van Vleuten, si sono messe in luce diverse cicliste italiane.
«La van Vleuten non è più così lontana dalle altre, come qualche anno fa. È stata superiore in questa competizione, ma non è mancata la battaglia. La seconda, Marta Cavalli, ha 16 anni in meno: sicuramente crescerà ancora».
Messo alle spalle il Giro, quali sono i tuoi prossimi appuntamenti? E quali le aspettative?
«Quest’anno fin qui ho corso tantissimo. Il 16 aprile ho partecipato anche alla Parigi – Roubaix, una corsa che mi piace tantissimo. La seconda parte di stagione non è così piena di appuntamenti. Correrò due gare in Svezia ai primi di agosto, e a fine mese il Giro di Toscana. Sto aspettando conferme dalla squadra per la Vuelta, in settembre. Non sono uscita stanca da questo Giro: spero quindi di mantenere un buon livello e riuscire a conseguire qualche risultato».
Niente Tour de France?
«La società ha scelto di schierare due squadre diverse per Giro e Tour, che partirà il 24 luglio. Sono prima riserva: sono pronta se mi chiamano, ma l’idea era di fare solo il Giro».
In proiezione futura, quali sono i tuoi obiettivi?
«A fine anno scade il contratto con la Ceratizit-Wnt. Non ne ho ancora uno per il prossimo. Ancora un paio di stagioni mi piacerebbe restare in sella. Sono abbastanza soddisfatta della carriera che ho fatto. Mi piacerebbe fare il salto nel World Tour, ma dipende anche dal mercato».
La nazionale è nei tuoi pensieri?
«Credo sia nei pensieri di tutti gli atleti, ma al momento sono consapevole di non essere nelle condizioni per essere convocata. Magari il prossimo anno. Lo scorso per me è stato un anno difficilissimo, mentalmente e fisicamente. Anche quest’anno mi sono trascinata un po’di problemi, che sono riuscita a risolvere con tempo e pazienza».
Una volta finita la carriera, a cosa punti?
«Sono laureata in Scienze Motorie. Ho deciso di proseguire con due anni di specializzazione in Management dello Sport. Spero di rimanere in questo mondo. Non sono molto interessata all’aspetto tecnico, quanto a quelli organizzativi».
Come vedi il movimento del professionismo femminile?
«Dal 2012 ho visto tantissimi, e velocissimi, cambiamenti. Il ciclismo femminile sta diventando una cosa seria: spero che anche in Italia venga riconosciuto il professionismo per le donne, mettendosi così al passo con l’Europa. Spero non servano più i Corpi dello Stato, che si possa essere indipendenti. È possibile: io almeno dal 2016 vivo di ciclismo. Tutto sta diventando molto più professionale. Ci sono tantissimi talenti, tra gli uomini come tra le donne, e buoni vivai, ma spesso manca il confronto con realtà europee più strutturate».
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