Le analisi di Gaspare Pavei nelle medaglie azzurre: un pezzo di Belluno agli Europei di Monaco

Il giovane ricercatore bellunese lavora su biomeccanica e bioenergetica della locomozione degli atleti e collabora con la Fidal da qualche anno

Ilario Tancon
Gaspare Pavei e Filippo Tortu
Gaspare Pavei e Filippo Tortu

BELLUNO. Probabilmente, qualche appassionato di atletica in queste sere di Campionati Europei avrà scorto, in mezzo alla pattuglia di tecnici azzurri sulle tribune dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera, la sagoma di un ragazzo dalla barba fluente, da profeta. È la barba, ormai un tratto caratteristico, di Gaspare Pavei, classe 1987, un passato da marciatore, prima con la maglia di BellunoAtletica poi con quella di Atletica Dolomiti, un presente da ricercatore.

Laureato in scienze motorie, è ricercatore in fisiologia all’università statale di Milano, lavorando sulla biomeccanica e sulla bioenergetica della locomozione. «In pratica, studio come uno si muove e quante calorie spende per farlo», spiega il ragazzo di Cavarzano.

Gaspare, in Baviera stai vivendo il tuo primo evento di altissimo livello.

«Sì, possiamo dire che gli Europei di Monaco siano il mio debutto in maglia azzurra. Collaboro stabilmente da quattro anni con la Fidal, prima consulente scientifico, ora all’interno del gruppo ricerca e valutazione. Finora, mai avevo vissuto una manifestazione top come la rassegna continentale. Il direttore tecnico della federazione, Antonio La Torre, mi aveva chiesto la disponibilità per seguire i recenti mondiali di Eugene, ma gli impegni universitari non mi hanno consentito di volare negli States. Per gli Europei, invece, sono riuscito a combinare ed eccomi qui, nel mezzo di una bella avventura. Devo ringraziare La Torre per l’opportunità che mi ha dato».

In che cosa consiste il tuo lavoro a Monaco?

«Seguo gli allenamenti e le gare dei ragazzi, raccogliendo dati e facendo riprese video: con il materiale raccolto poi ci confrontiamo con gli atleti o con i tecnici stessi».

Giovedì sera ti abbiamo scorto in tribuna che seguivi i salti vincenti di Tamberi.

«Sì, ho dato una mano anche in quella occasione. Che campione Gimbo! Un animale da gara, un ragazzo super estroverso».

Immaginiamo tu abbia incrociato anche un altro dei big azzurri, Marcel Jacobs.

«Il velocista bresciano l’ho incontrato in albergo, a pranzo. Un ragazzo tranquillo, alla mano».

Ieri sera, con il bel bronzo alle spalle di Hughes e Mitchell-Blake, Tortu ha riportato l’Italia sul podio dei 200 metri, un podio che mancava dai tempi di Mennea.

«Era incredibilmente concentrato sulla gara, Filippo. Un ragazzo super serio e molto simpatico».

Il tuo cuore, però, batte per la marcia. Disciplina che, peraltro, continua a regalare soddisfazioni immense.

«Che felicità il bronzo di Giupponi! È stata davvero una grande soddisfazione vedere un ragazzo che da Allievo e da Junior gareggiava insieme a me - regolarmente mi legnava - salire sul podio della 35 chilometri. Matteo è un ragazzo serio, introverso, che si è sempre fatto il mazzo e che ora raccoglie i frutti di un lavoro duro».

A proposito di marciatori, domani (oggi per chi legge, ndr) è la giornata di Massimo Stano e della “sua” 20 chilometri, la gara che lo scorso anno a Tokyo gli ha regalato il titolo olimpico.

«Massimo è venuto più volte da noi in laboratorio per studiare il gesto atletico. È curioso, gli piace capire le cose prima di farle».

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