Lucrezia: «Renè è legato alla famiglia ed è pure un ottimo cuoco»

Le emozioni della moglie di De Silvestro, argento paralimpico: «Non è stata una vigilia facile, ha rischiato anche di non partire»
Gianluca de Rosa
L'argento paralimpico Renè De Silvestro in azione a Pechino
L'argento paralimpico Renè De Silvestro in azione a Pechino

SAN VITO. E’ stata una notte insonne per famiglia ed amici di René De Silvestro. L’alba all’ombra di Pelmo ed Antelao è stata accompagnata da un mix di emozioni ed un urlo di gioia. San Vito si prepara a celebrare l’argento di René, lo stesso farà la vicina Cortina. Aspettando il ritorno a casa con la medaglia al collo, a raccontare il momento è stata la giovane moglie Lucrezia De Bastiani, di Valle, che al fianco di René ha condiviso gioie sì, ma anche dolori.
Cosa rappresenta, per te, questa vittoria?
«Sono contentissima, tanto per me, ma per lui, perché se la merita tutta. So perfettamente quanti sacrifici ha sostenuto per arrivare dove è arrivato. Ancor di più in quella che è stata la marcia di avvicinamento alla partecipazione alle Paralimpiadi di Pechino».
Che vigilia è stata?
«René non lo dice, è un ottimista di natura. Si concentra sulla componente atletica, è sempre molto attento alla pista, ma posso dire che quelli appena trascorsi non sono stati mesi facili. Prima il Covid, poi altri problemini lo hanno tenuto lontano dalle piste nel momento clou della preparazione pre paralimpica. A febbraio si è allenato in pista appena sei volte. Una decisione finale sulla partecipazione alle Paralimpiadi è arrivata a pochi giorni dalla partenza. Questa medaglia se l’è meritata tutta e lo ha ripagato ulteriormente dei sacrifici che fa ogni giorno».
Un matrimonio celebrato al ritorno da Pyengochang, quattro anni fa dopo la prima Paralimpiade. Come sono stati questi primi quattro anni sotto lo stesso tetto?
«René è molto legato a casa e famiglia, anche se gli impegni lo tengono spesso via. Però quando è a casa si impegna. Passa l’aspirapolvere, fa la lavatrice ed è un ottimo cuoco. Abbiamo un patto: quando è a casa contribuisce attivamente. Per il resto mi limito a supportarlo psicologicamente, non essendo una specialista. Non mi addentro in disamine tecniche, non gli dico se ha sciato bene o male. Lo ascolto anche se, a dire il vero, René è uno che parla poco. Il suo è stato un percorso di crescita continuo. Rispetto a quattro anni fa tante cose sono cambiate. I risultati hanno finalmente premiato i suoi sacrifici».
L’ultima gara e poi il rientro a casa, che coinciderà con il primo passo di una nuova avventura paralimpica che, nel 2026, si svolgerà in casa. Cosa rappresenta per il territorio cadorino la possibilità di vivere da vicino un’esperienza come Milano-Cortina 2026?
«Un sogno a cui René pensa da tempo. Sarà una grande festa per un’intera comunità, che attende con trepidazione sia Olimpiadi che Paralimpiadi. Sarà soprattutto una vetrina per gli atleti paralimpici che meritano la stessa considerazione degli atleti normodotati. Non di più, perché i sacrifici sostenuti sono uguali».
Che regalo farai a René quando rientrerà a casa?
«Il regalo dovrà farlo lui a me perché si avvicina il mio compleanno. Aspettiamo la fine della stagione sportiva e poi faremo una vacanza al mare. Stiamo pensando di andare in Egitto a giugno.

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