«L’Union in C mi piacerebbe ma da sponsor ho paura»
FELTRE
«Un derby da giocatore l’ho deciso: su rigore, nel finale. Tra gli altri, giocava con me Graziano D’Incà, attuale vicepresidente».
L’avvicinamento ad Union Feltre – Belluno di Dario Cremonese inizia da qui. Tifosissimo dei verdegranata, ma non solo. Sponsor con il marchio Sportful e uomo di fiducia per tutta la dirigenza. Tanti i temi toccati, dalla possibilità di vincere il campionato al raggiungimento dei playoff, passando per quel ruolo di presidente che lascia volentieri ancora a Nicola Giusti.
Ne sa molto Cremonese di Union. D’altronde, quando può c’è sempre sugli spalti, e non è così raro incrociarlo pure in trasferta. D’altronde la passione è forte, anche se poi per lavoro segue altre discipline, in particolare ciclismo e sci. L’Union è nel cuore della famiglia Cremonese, anche in questi periodi quando fervono i vari preparativi alla grande tappa del Giro d’Italia di inizio giugno, quando la provincia intera si fermerà per la Pedavena – Croce d’Aune.
Adesso però testa al campo, al derby e ad una stagione incredibile. Al quarto posto i ragazzi di mister Andreolla, e quattro sono pure i punti di distacco dalla coppia di testa Adriese ed Arzignano.
«Qualcosa di nuovo e inaspettato per noi. Finalmente arriviamo a questo incrocio con il Belluno in maniera più serena, guardando alla classifica. Lo scorso anno ne abbiamo persi due su due, stavolta siamo già migliorati perché un pareggio all’andata è arrivato, ma vorremo provare a vincere finalmente».
Lo sente il derby?
«Personalmente sì. In generale se ne avverte l’importanza e secondo me, dopo la fusione, di significati attorno a questo confronto ce ne sono molto di più».
Giocherete al Boscherai, dove il ricordo di quel 4-1 nel marzo 2014 è indelebile.
«Ero presente. Giornata indimenticabile. Sul campo dominammo e all’esterno la cornice di pubblico fu spettacolare».
Chiudiamo gli aspetti emozionali, per ora. Quanto è stato importante fondere Feltrese e Ripa Fenadora?
«Tantissimo. Credo ci abbia dato una dimensione diversa, anche a livello di considerazione da parte dei nostri avversari. Giochiamo in uno stadio glorioso come lo Zugni Tauro e rappresentiamo l’intera vallata feltrina».
La prossima domanda immagino se la aspettasse. Ma una serie C (ricordiamo che non si può rinunciare alla categoria acquisita, pena il ripartire almeno due scalini sotto) come la vedrebbe da tifoso e da sponsor?
«Da tifoso mi piacerebbe, da sponsor fa tanta paura. Credo sia un passaggio importantissimo e delicatissimo, basti vedere cosa ha rischiato il Belluno nel 2003-2005 quando salì in C2. La questione non è solo legata ai soldi, ma anche a chi sta dietro ai vari aspetti, alle strutture. Non ci stiamo comunque ancora ponendo il problema, però ovviamente se tra qualche settimana saremo ancora a ridosso del vertice dei ragionamenti andranno fatti. La cosa particolare di questo campionato è che, delle cinque in lizza per il vertice, non so chi abbia realmente possibilità e voglia di fare il professionismo. Di recente solo il Delta è stato nella vecchia C2. Intanto noi pensiamo a stabilizzarci in zona playoff, poi vediamo. La cosa importante credo sia mantenere i piedi ben ancorati a terra, per quanto sia lecito sognare da parte dei giocatori e dell’ambiente».
Però a livello di strutture siete già stati elogiati più volte, ad esempio.
«Questo è vero. La cosa migliore credo sia aspettare e vedere cosa ci riserva la stagione. Siamo pur sempre ad inizio febbraio e il girone è estremamente livellato. L’ultima in classifica ha appena battuto la prima…».
La vedremo mai presidente dell’Union? Si fa spesso il suo nome per un eventuale successione di Giusti.
«No no, Nicola sta facendo un buon lavoro ed ha sicuramente più tempo ed esperienza del sottoscritto o di mio fratello Alessio. Io poi ho degli impegni lavorativi che mi portano via anche nel fine settimana. Resto volentieri a dare una mano e consigli, questo è sicuro». —
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