Malacarne in Australia pensando già al Giro

Ciclismo. Prime immagini in maglia Astana per il lamonese, che farà da scudiero a Fabio Aru
Di Ilario Tancon

LAMON. Inizio d’anno con maglia nuova, valigia e passaporto per Davide Malacarne.

Il 2015 di “Calimero” si aprirà infatti con un volo che lo porterà in Australia. Partenza l’11 gennaio e poi, dal 17 al 25, il Tour Down Under, gara alla quale prenderà parte insieme a Dario Cataldo, Luis León Sánchez, Lars Boom, Laurens de Vreese, Ruslan Tleubayev e Lieuwe Westra.

«Sanchez farà classifica in Australia, al ritiro di Calpe era quello che pedalava meglio. Per quanto riguarda me, non sono ancora in condizione ottimale. Il Tour Down Under, che ho già affrontato due volte quando correvo con la Quick Step, mi servirà per riprendere confidenza con l’agonismo, dato che sono cinque mesi che non gareggio, e per andare su di condizione. La condizione dovrà essere buona, anche molto buona, alla Parigi Nizza, primo appuntamento importante di stagione».

Con l’Astana hai vissuto i raduni di Montecatini e di Calpe. Quali le differenze con l’Europcar?

«Sicuramente all’Astana c’è più organizzazione».

Chi ti seguirà nella preparazione?

«Sarà Paolo Slongo (il tecnico trevigiano, preparatore di Nibali, ndr). Abita qui vicino e questa vicinanza potrà essere importante sia per dei confronti diretti sia nel caso di lavori particolari, come ad esempio il dietro moto».

Dei nuovi compagni di squadra che dici?

«È un bell’ambiente. Mi sono trovato bene con Rosa, Vanotti e Scarponi. Ma direi con tutti. Io poi nelle cose mi butto e quindi problemi non ne ho».

A proposito di nomi. Pare definita la rosa che scorterà Aru alla… corsa rosa: tu, Guardini, Tiralongo, Rosa, Cataldo, Scarponi, Kangert e Sanchez. L’obiettivo è chiaro: portare Aru il più in alto possibile. Quali gli ostacoli maggiori del tracciato?

«Sulla carta è un Giro più facile rispetto a quello degli anni passati. Ma le insidie non mancano. Attenzione alle primissime tappe in Liguria. La terza, con arrivo a Sestri Levante, e la quarta, con arrivo a La Spezia, sono vallonate. Delle piccola classiche, con dislivello importante. Frazioni nelle quali potrebbero esserci imboscate da far molto male. Alla quinta frazione, poi, c’è l’arrivo in salita all’Abetone. Occorrerà dunque farsi trovare pronti fin da subito».

Dopo il Giro c’è la Vuelta?

«Abbiamo programmato la stagione fino al Giro. La seconda parte dell’annata la definiremo anche in base ai risultati della prima».

È la tua settima stagione da professionista. Un’esperienza già importante.

«Sì, grazie ai tre anni in Quick Step prima e in Europcar poi ho potuto crescere. Correre diversi grandi Giri. Imparare ad arrangiarmi. Dopo sei anni posso dire che sono arrivato a un punto di svolta. Sono sempre andato forte, fin dalle categorie giovanili. Ma occorre scegliere: e io ho scelto di sacrificare le ambizioni personali per vincere un grande Giro con uno che h più talento di me, Fabio Aru. Certo, se arriverà l’occasione di togliermi anche qualche soddisfazione personale non sarebbe male: alla vittoria ci sono arrivato vicino al Giro (battuto dall'olandese Pieter Weening lo scorso anno ndr) e alla Parigi Nizza (preceduto dallo statunitense Andrew Talansky nel 2013. Tagliare il traguardo a braccia alzate sarebbe il top».

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