Manuela Boito: «In tutta onestà non vedo nulla di buono per il futuro»

La dirigente federale amareggiata: «C’erano tante ragazze che giocavano, stanno scomparendo»

BELLUNO

Una trentina d’anni fa, il calcio femminile bellunese ha anche assaporato la serie A. Ora, però, i tempi sono difficili. I numeri scarseggiano, alcune squadre rischiano di non iscriversi ai campionati di categoria, altre sono costrette ad appoggiarsi a realtà di province (e regioni) vicine. Che futuro ha, dunque, il calcio femminile bellunese? Accanto a diversi elementi preoccupanti, vi sono anche alcuni segnali positivi. Arrivano, ad esempio, dall’esperienza della rappresentativa Dolomiti U15 che, poche settimane fa, ha chiuso al quarto posto nazionale nella final six giocata a Cervia. Le quattro atlete bellunesi che facevano parte della selezione hanno giocato assieme alle coetanee delle province di Trento e Bolzano.

«Il progetto è nato due anni fa a livello nazionale. A Roma hanno deciso di raggruppare le province non più su base regionale», spiega Manuela Boito, vice delegato provinciale Figc e team manager delle rappresentative, «bensì territoriale. Così, noi della provincia di Belluno siamo state accorpate a Trento e Bolzano. Per certi versi è stata una scelta che ci ha agevolate. Siamo arrivate in final six e soltanto ai rigori abbiamo visto sfumare l’approdo in finale».

Le portacolori bellunesi presenti in rappresentativa Dolomiti erano Francesca De Bona (Castion), Rita Nardon (Keralpen Belluno), Desiré Fassin (Union San Giorgio Sedico) e Nicole Da Canal (Ztll) che, della squadra, era il capitano. E proprio Nicole è andata oltre l’esperienza in final six. La giovanissima atleta della Ztll, infatti, ha partecipato proprio in questi giorni allo stage Calcio+15 che ha coinvolto 36 calciatrici u15 a Bagno di Romagna ( Forlì-Cesena).

«È una grossa soddisfazione», commenta Boito, «aver visto Nicole partecipare a questo stage nazionale, anche se ci avevano detto che ne avrebbero convocate ben cinque, di ragazze della nostra rappresentativa, mentre alla fine si sono ridotte a due, e l’altra è bolzanina. È un peccato perché ci sono tante ragazze brave che lo avrebbero meritato».



A livello di prime squadre, il calcio femminile bellunese vive un periodo non facilissimo. Si iscriverà certamente al prossimo campionato il Keralpen Belluno, la squadra del capoluogo, rimasta l’unica bellunese in serie C (che da quest’anno dovrebbe chiamarsi “Eccellenza”). In questo caso, società e squadra sono imperniate sulla storica dirigente Fiorentina Pilon e sull’esperto allenatore Toni Scot, riconfermato. Molti più dubbi circondano invece l’iscrizione del Longarone in serie D: il problema principale, in questo caso, è legato al numero di giocatrici a disposizione. La questione, infatti, non riguarderebbe la struttura societaria, né tantomeno gli impianti (problema che, invece, si presenta ciclicamente per le squadre del capoluogo), quanto piuttosto l’intenzione delle giocatrici di continuare a giocare o meno. E nel Feltrino? La storica squadra, la Dynamo Vellai, continua a vivere sì, ma sotto l’ala dell’Us Primiero, allenandosi a Sovramonte e giocando le partite interne a Tonadico. In questo caso, a trainare la società è Luigi Calligaro (trent’anni da dirigente nel mondo del calcio femminile). L’allenatore, invece, è il riconfermato Stefano Scoccia.



«Onestamente», commenta Manuela Boito, «a Belluno non vedo bene il futuro del calcio femminile. Se, ad esempio, a Bolzano il femminile è in fortissima espansione, qui da noi c’erano tante ragazze, rapportate al numero di abitanti della nostra provincia, ma ora sono sempre meno. Vedo poca sensibilità verso questo sport da parte delle società maschili ma talvolta anche dei genitori. Trent’anni fa Belluno aveva una squadra di calcio femminile in serie A, ma ora non c’è la mentalità giusta. Mi piaceva l’idea di rendere obbligatoria l’iscrizione di una squadra femminile per le società maschili di serie A e B. Anzi, io sarei stata per estenderla anche al calcio dilettanti. C’era un progetto, ma si è arenato». —



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