Martina Ligi, addio al miele al Volley Sedico. «Ho vissuto due campionati incredibili»

La schiacciatrice romana lascia la provincia per motivi di lavoro.

«Questo gruppo mi ha accolto benissimo. spero di aver dato l’esempio alle più giovani»

Nicola Pasuch
Martina Ligi in braccio alle compagne del Sedico
Martina Ligi in braccio alle compagne del Sedico

SEDICO

Non molto spesso è partita nel sestetto iniziale. E, rispetto a diverse sue compagne di squadra, ha certamente messo a terra qualche punto in meno. Ma se c’è una giocatrice che negli ultimi due campionati ha incarnato lo spirito della Pallavolo Sedico, quella è certamente Martina Ligi.

Schiacciatrice classe 1993, si è trasferita per lavoro dalla Capitale alla provincia di Belluno due anni fa. Alla Pallavolo Sedico ha lasciato il segno: coi suoi ingressi dalla panchina, con il suo servizio insidioso dalla linea dei 9 metri, con la sua duttilità in campo (basti pensare che in una sola stagione ha ricoperto svariati ruoli oltre alla banda: dal libero all’opposto).

Sabato sera, quella contro Conegliano è stata la sua ultima partita al Sedico.

«A quasi trent’anni non pensavo di poter provare ancora queste emozioni. E il merito», racconta, «è tutto di queste ragazze, che sono riuscite a farmi vivere qualcosa di incredibile. Mi hanno accolto, mi hanno cullato, hanno creduto in me. In una parola sono state fantastiche. Ci abbiamo provato fino in fondo, siamo rimaste in corsa fino all’ultima partita. Volevamo la ciliegina sulla torta perché secondo me ce la meritavamo».

Cosa è mancato per vincere il girone? 16 vittorie, a fronte di 2 sole sconfitte, non sono bastate…

«Ho ripensato a cosa ci è mancato nelle uniche due sconfitte che abbiamo subìto e la risposta è che in realtà non ci è mancato nulla: siamo sempre state noi dalla prima all'ultima partita. Ci abbiamo creduto, ci abbiamo provato, abbiamo dato tutto e non è bastato. Spesso è solo questione di attimi, di centimetri: una palla dentro o fuori, un'esitazione, una valutazione sbagliata, una svista arbitrale. Qualcosa di talmente tanto piccolo che sembra essere insignificante, ma invece in questo caso ha fatto la differenza. Ma quegli attimi e quei centimetri che hanno fatto sfumare il nostro sogno non oscurano le ore e i metri che abbiamo condiviso in questi 9 mesi. È stata una grande stagione, con una grande squadra».

Dal presidente De Barba all’allenatore De Salvador, in molti hanno sottolineato la tua capacità di entrare a partita in corso portando una ventata di entusiasmo.

«È quello che deve fare chi entra in campo dalla panchina. Anche solo per due o tre punti. È quello che ho sempre cercato di fare. E spero, in questo, di avere anche dato l’esempio alle ragazze più giovani».

Ora, però, è il tempo dei saluti…

«In effetti lascerò la provincia di Belluno. Non fosse stato per questo, mai me ne sarei andata da questo gruppo. Nei prossimi giorni sicuramente scriverò loro qualcosa. Un semplice grazie sarebbe troppo banale. Spero solo di aver lasciato qualcosa in questa squadra e in questa società. Anche se ho la certezza che quello che ho avuto è sicuramente più di quello che ho lasciato».

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