Mondiali 2017 in Alpago, il coronamento di un percorso
ALPAGO. La neve ancora non c'è ma in Alpago si continua a lavorare incessantemente per i Mondiali di sci alpinismo. La rassegna iridata che si svolgerà, tra Alpago e Piancavallo, dal 23 febbraio al 2 marzo, costituisce una sorta di approdo finale di un percorso che nella Conca ha visto lo svolgersi di campionati italiani, campionati europei e coppe del mondo. Ora, l'evento più prestigioso, in attesa che lo sci con le pelli entri a far parte del programma olimpico.
Lo sci alpinismo in Alpago non è cosa di questi ultimi anni. All'ombra di Col Nudo e Teverone, Guslon e Antander, la disciplina ha radici profonde. Ne parliamo con Vittorio Romor, presidente dello Sci club Dolomiti Ski Alp e responsabile della rassegna iridata.
«Lo sci alpinismo in Alpago è pratica diffusa a partire dagli anni 70», spiega Romor. «Si praticava da marzo in poi, in maniera pioneristica, in particolare dai giovani di Tambre e Chies: salita con scarponi da montagna e discesa con l'attrezzatura dello sci alpino: due metri di sci, attacco fisso. Un altro mondo insomma rispetto a quello di oggi».
Negli anni 80 irrompe l'agonismo.
«La prima gara, nata per sostenere il collegamento Alpago-Piancavallo via Palantina, fu, nel 1984, la Transcavallo, nata da un' idea di Corrado Azzalini e Arnaldo Pasqualin e sviluppata poi insieme a diverse persone di Tambre. Le prime due edizioni si disputarono con attrezzatura libera, cioè sci da fondo oppure sci da alpinismo: c'era un primo tratto cronometrato, con partenza da Tambre e arrivo in forcella Palantina, mentre la parte in discesa, invece, era libera. Poi ci furono, come è nella logica delle cose, dei cambiamenti di tracciato e un'evoluzione della gara, anche se rimase immutata la formula a coppie. Nel 1998 divenne obbligatorio l'uso degli sci da alpinismo».
Nel 2004 nasce la Coppa del Mondo e la Transcavallo c'è.
«La Transcavallo nel 2004 è stata la prima gara della neonata Coppa del mondo. 53 furono le formazioni complessivamente al via, 11 le nazioni presenti. Vinse il francese Pierre Gignoux con il compianto Stephane Brosse, davanti ai nostri Brunod - Raichegger, mentre al femminile si imposero le svizzere Cristine Favre e Catherine Mabillard».
Cinque anni dopo, gli Europei.
«Furono sedici le nazioni presenti alla prova continentale del 2009. Giornate bellissime, con tanta neve che rese possibile la disputa delle gare sui tracciati originali, cosa mai successa negli anni successivi. La “chicca” fu la gara vertical, con partenza da Pianon, in zona vecchi impianti dismessi, e arrivo in area di Cima Vacche. Impensabile farlo oggi senza strutture vicine quali un rifugio o altro. Vinse il “mito” Killian. La gara regina, quella a squadre, vide la vittoria dei nostri Eydallin-Trento».
Lo scorso anno di nuovo la Coppa del Mondo. Tra poche settimane invece ci saranno i Mondiali. Gli impegni continuano, anzi aumentano. Impegni che sarebbe impensabile affrontare senza un esercito di volontari.
«Sono davvero tantissimi e bravissimi! Un centinaio sono quelli che lavorano per l'allestimento e la messa in sicurezza dei percorsi di gara. Fondamentale in quest’ambito è il supporto degli uomini del Soccorso Alpino che arrivano da tutta la provincia, oltre che dal Friuli e dal Trevigiano. Un altro centinaio di volontari è impiegato per tutto ciò che concerne l'assistenza post gara, la logistica, le premiazioni, i ristori».
Quanto costa un mondiale di sci alpinismo?
«Tra i 400 e i 450 mila euro. Abbiamo un sostegno importante da parte delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, che coprono il 30 per cento della spesa. Un altro 40 per cento è coperto dagli sponsor: 6 main sponsor (prima fascia), 12 official (seconda) e 16 partner (terza). Il resto lo copriamo grazie al sostegno materiale dei comuni interessati (Tambre, Chies, Alpago e Aviano) e del Bim. Oltre che grazie ai proventi della lotteria e della vendita dei gadget legati alla rassegna iridata. Possiamo ritenere che questi siano gli ultimi mondiali a costi accessibili: la visibilità data dal fatto che ora lo sci alpinismo è “sport di interesse olimpico” (i primi Giochi per gli ski alper dovrebbero essere quelli di Pechino 2022, ndr) farà lievitare le spese: i prossimi mondiali vengono stimati ad un costo almeno quadruplo rispetto a quello attuale».
Che ritorno vi aspettate?
«È difficile quantificare, però il ritorno sarà notevole. Basti pensare che avremo al via oltre venti nazioni, tra le quali Cina, Giappone e qualche paese sudamericano. Alcune squadre staranno da noi per tre settimane. Qualcuno infatti arriverà in Alpago già per la Transcavallo del 18 febbraio. Notevole sarà l'attenzione dei media specializzati ma crediamo anche di quelli generalisti. La parte video sarà curata da Infront (l'azienda svizzera che gestisce i diritti di marketing e mediatici di eventi sportivi internazionali e federazioni sportive, ndr). Certo, poi starà a chi sul territorio lavora e fa turismo saper cogliere l' enorme opportunità offerta dalla rassegna iridata. Noi, da parte nostra, ci siamo. Non dimentichiamo che lo sci alpinismo è uno sport in costante crescita e che l'Alpago è un vero e proprio paradiso per gli amanti dello sci con le pelli: ci sono tracciati che variano dal molto facile all'impegnativo e anche all'estremo. Tracciati che possono adattarsi anche agli amanti delle camminate con le ciaspe».
Quali saranno le nazioni protagoniste?
«L'Italia gode dei favori del pronostico sia tra i seniores sia tra i giovani. Ma attenzione anche a francesi e svizzeri. Occhio pure ai tedeschi che nel fenomenale Anton Palzer hanno l'uomo di punta. E poi l'atleta numero uno al mondo, lo spagnolo Killian Jornet Burgada. Da tenere nella giusta considerazione, poi, le nazioni emergenti come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Russia».
Quali saranno i tracciati e quali i luoghi da consigliare al pubblico per vedere da vicino la gara?
«Neve permettendo, ci saranno due tracciati completamente in ambiente tra Alpago e Piancavallo, con i primi tre giorni che prevedono individual nelle giornate di venerdì 24 febbraio per i Seniores e di sabato 25 per i giovani e la gara a squadre, sul tracciato storico della Transcavallo, domenica 26. Per le prime due gare l'area interessata è quella di confine tra le due regioni e per il pubblico ottime postazioni dalle quali vedere la gara sono la zona del rifugio Val dei Sass, proprio all' arrivo della seggiovia che sale da Piancavallo, il Monte Forcella, il Tremol e il Colombera (tetto della gara con i suoi 2066 metri di altitudine ndr). Per la gara a squadre di domenica, il luogo topico per chi vorrà vedere da vicino gli atleti sarà la vetta del Guslon dove gli atleti passeranno ben tre volte: la prima arrivando da Cima Vacche; la seconda dalla "lunare" Vallazza con il passaggio a piedi lungo l'aereo "troj de l'Ors" e la successiva cresta verso il Castelat; l'ultima provenendo dalla Val Salatis. Un altro bel posto per godersi la gara è la zona del casone Campitello in Val Salatis (raggiungibile in poco più di mezzora salendo a piedi da Malga Cate, ndr): qui sarà possibile vedere il passaggio degli atleti sorseggiando del vin brulè con pastin alla piastra e ascoltando la musica del complesso che si esibirà per l'occasione. Per le gare sprint e la staffetta, l'appuntamento è alla “Busa”, a Piancavallo, vicino al centro del paese. La gara vertical si correrà partendo dalla “Busa” e arrivando al rifugio Val dei Sass».
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