Pancalli: «Mai più uno sport ghettizzato»
LONGARONE. Luca Pancalli è stato campione giovanile di pentathlon e campione paralimpico nel nuoto con otto ori, sei argenti ed un bronzo. Oggi è presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP). Quale interprete migliore, dunque, per parlare di etica e società (nel senso più alto), diritti, sport e sogni? Se poi al suo fianco sono presenti campioni come Oscar De Pellegrin e Pietro Piller Cottrer, allora ci si rende conto che quella di domenica è stata una serata davvero intensa.
«Le Paralimpiadi di Londra sono state un punto di svolta», comincia Pancalli, «ricordo bene da dove siamo partiti: negli anni 80 avevamo pochissima dignità. Eravamo poco seguiti e mortificati. Invece da Londra la RAI ha trasmesso ogni giorno 12 ore di diretta per le Paralimpiadi, e il pubblico si è entusiasmato. Le ha riconosciute per quelle che sono: la seconda fase delle Olimpiadi. Si è rotta una diga: ora la gente riconosce i campioni per strada, si appassiona alle storie che stanno dietro ogni atleta. Perché le Paralimpiadi conservano il fascino romantico delle Olimpiadi degli anni ’60, quelle degli eroi. In mezzo, tra le Paralimpiadi degli anni ’80 e Londra 2012, ci sono stati decenni di battaglie culturali».
E la prossima battaglia su questo cammino?
«La fusione tra CONI e CIP», risponde Pancalli, «lo sport non può essere diviso in famiglie: gli atleti sono tutti uguali. Lo dimostrano nel bene l’intensità agonistica che sta alla base dei risultati di ognuno di loro, e nel male i casi di doping, che coinvolgono atleti olimpici e paraolimpici, anche se il contagio per adesso è contenuto. Ma il fenomeno è di natura principalmente culturale e riguarda tutta la società a qualsiasi livello: si cercano scorciatoie per raggiungere la mete più velocemente e contro le regole. Per fortuna, a difendere la cultura sportiva in Italia ci sono le società: senza di loro, senza dirigenti sportivi, non avremmo certi risultati a livello mondiale».
Per questo, nel corso della serata, sono state consegnate onorificenze a quegli uomini che hanno dato lustro allo sport in provincia prima vivendolo, poi coltivandolo come dirigenti: Luciano Trevisson, Gianni Pastori, Gianpaolo Seno, Luigi Calligaro, Sergio Arrighi, e Claudio Franceschini. Sul palco sono salite anche le alunne della scuola media Nievo di Belluno, che nell’atletica leggera categoria cadette si sono classificate al primo posto in Veneto e seconde ai campionati nazionali. Per questo lo sport è così importante nel formare la società: «È prima di tutto un atteggiamento culturale, capace di trasmettere valori sociali fondamentali, come impegno, sacrificio, rispetto e integrazione. Pensare allo sport solo come momento di divertimento è assolutamente riduttivo. E questo è un grande errore che stiamo facendo qui in Italia: in altri stati, come la Germania, lo sport è tra le attività da sostenere con maggior impegno, specie a scuola».
Ed è stato proprio il mondo della scuola il grande protagonista della seconda parte della serata, con quattro intensi spettacoli frutto del progetto “Scuole in rete per un mondo di pace e solidarietà” (a Longarone erano presenti i ragazzi del Liceo Galilei Tiziano e dell’istituto Catullo), che ha visto le scuole del territorio “gemellarsi” con le associazioni che operano nel campo della cooperazione internazionale e del volontariato.
GUARDA LA FOTOGALLERY
DELLA SERATA DI LONGARONE
sul sito www.corrierealpi.it
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi