Piave Marathon: grandissimi numeri ma resterà l’unica
BELLUNO. La prima maratona bellunese si è conclusa da dieci giorni, ma la squadra organizzativa capitanata da Johnny Schievenin, presidente della Piave 2000, non si è ancora fermata.
Alcuni numeri, impressionanti, della Piave Marathon li fornisce il cassiere dell’associazione Edi Benincà: 900 volontari tra Protezione civile, Croce rossa, nonni vigili e varie pro loco e associazioni locali; 10 ristori (comprensivi, senza nemmeno contare cibi e frutta, di 10 mila bottigliette d’acqua, 200 litri di integratori e 1000 litri di tè); 40 associazioni coinvolte, 7 pullman a disposizione dei trasporti degli atleti, ben 2000 pacchi gara. E poi ci sono le sensazioni di chi ha corso i 42,195 chilometri da Fortogna a Busche.
«La fatica c’è stata, anche se abbondantemente ricompensata dalla soddisfazione di vedere come l’idea di tentare e concludere una maratona, nata essenzialmente per curiosità e perseguita per sfida personale, si sia realizzata senza grossi intoppi», racconta Tommaso Sartori, classe 95, maratoneta per la prima volta lo scorso 26 marzo. «Pensare inoltre di aver partecipato a un evento vicino a casa, nuovo e così ben riuscito, aggiunge non poco valore al ricordo. Quello che mi è piaciuto di più è stato ammirare come questo tipo di manifestazione richiami e unisca la gente con passioni (corsa, bicicletta, kayak), con intenti (agonistici, non competitivi o ispirati alla solidarietà) e dalle provenienze differenti».
C’è poi la testimonianza di Lorenzo Capizzi, fondatore del gruppo di Over 23 della Piave 2000 che si cimenta nello spingere ragazzi disabili in carrozzina, permettendo anche a loro di tagliare il traguardo di svariate gare di corsa.
«Sicuramente l’edizione meglio riuscita di questi 10 anni di Belluno-Feltre Run, non solo dal punto di vista organizzativo e tecnico, ma soprattutto emotivo: i paesaggi erano mozzafiato e il tifo dei bellunesi non si è fatto mancare lungo tutto il tragitto», le sue parole. «Per carità, difficoltà ce ne sono ben state, tra continui saliscendi, le strade strette e sterrate. Diciamo che gli spingitori sono stati decisamente messi alla prova. Ma siamo tutti concordi nel dire che ne sia valsa decisamente la pena».
Un’ultima considerazione il promotore della manifestazione Johnny Schievenin: «È stata dura, ma ce l’abbiamo fatta e la soddisfazione è grande», dice. «Vedere come questa maratona sia stata sentita anche dai bellunesi, tra tifo e presenza generale all’evento, mi ha ripagato di tutti gli sforzi. Resta un evento unico, non possiamo permetterci di organizzarne un’altra, quantomeno non a breve. Ma ci terremo un ottimo ricordo di questa prima e unica maratona tutta bellunese». (sco)
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