Prigol valuta se chiedere le controanalisi
FELTRE. Tempo fino a stasera per chiedere le controanalisi. Ma non è ancora sicuro che l’avvocato della fondista feltrina Eleonora Prigol faccia questa mossa e metta in moto il laboratorio antidoping di Roma. I tre giorni di tempo previsti non sono ancora scaduti: di solito, gli atleti trovati positivi dalla Nado Italia, l’organizzazione nazionale diretta emanazione della Wada le domandano, per cercare di smentire il primo campione di urina, ma la mancata richiesta potrebbe anche essere considerato un atteggiamento collaborativo (non un’ammissione di responsabilità) dalla stessa procura competente, che l’altro giorno ha chiesto e ottenuto dal relativo tribunale la sospensione in via cautelare della ventenne tesserata per il Centro sportivo Carabinieri, dopo un recente passato nella Forestale.
Il fatto che il primo controllo abbia evidenziato la presenza di eritropoietina ricombinante, più conosciuta come Epo, non significa per forza che l’atleta sia colpevole. Sicuramente la difesa incaricherà un proprio consulente con il compito di cercare di smontare l’accusa. Si attende anche un’indispensabile relazione medica, che permetterà di fare la scelta migliore, in chiave difensiva. Per il momento, non è possibile sapere più di quello che si è letto nella nota del Coni, il Comitato olimpico nazionale. Ma già in giornata dovrebbero esserci delle novità sul quel controllo a sorteggio effettuato il 26 febbraio, alla fine dei campionati Italiani a tecnica classica delle categorie Aspiranti e Juniores. Chi vince o, comunque, finisce sul podio deve per forza passare per la saletta antidoping, ma ci sono anche dei controlli a campione. Quel giorno Prigol non aveva brillato particolarmente, piazzandosi al settimo posto nella classifica della categoria Under 20 Juniores con il tempo di 15.23.8 e un ritardo di 1.45.9 dalla vincitrice: la poliziotta ampezzana Anna Comarella. Seconda l’altra atleta dei Carabinieri, Martina Bellini e terza la giamma gialla Francesca Franchi.
Meglio è andata domenica scorsa, anche se in una gara a livello regionale e non nazionale, con il secondo posto in Val di Gares, dove la concorrenza era meno qualificata e pericolosa. Ma sempre meno pericolosa dell’Epo, un ormone prodotto negli esseri umani dai reni e in misura minore dal fegato e dal cervello, che ha come funzione principale la regolazione della produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo.
L'Epo è stata prodotta anche in laboratorio e utilizzata come farmaco per curare le anemie in pazienti con malattie renali o del sangue o per permettere un recupero più veloce dopo la somministrazione di chemioterapia. Ma è stata anche impiegata come sostanza dopante sfruttando la sua capacità di aumentare il numero di globuli rossi anche in soggetti sani, per aumentare il trasporto di ossigeno ai tessuti e di migliorare quindi la prestazione sportiva. Il pericolo è che il sangue diventi più viscoso. È la sostanza che ha messo nei guai il ciclista Lance Armstrong o il marciatore Alex Schwazer.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi