Renè De Silvestro: «Una medaglia a Pechino ripagherebbe dei sacrifici»

Il cadorino è concentrato sui Mondiali e sull’evento a cinque cerchi. 

«Da quell’incidente nate un’opportunità e una vita tutta nuova»

Gianluca de Rosa
Renè De Silvestro
Renè De Silvestro

Una finestra su Mondiali ed Olimpiadi. Dalla sua abitazione dell’amata San Vito, René De Silvestro allarga le braccia verso il nuovo anno.

Un 2022 ricco di eventi: dai Mondiali di Lillehammer in Norvegia alle Olimpiadi di Pechino il passo sarà molto breve. Saranno giorni intensi, mesi di fuoco da trascorrere a stretto contatto con la gelida neve. Sognando il coronamento di un sogno.

René De Silvestro a tutto tondo, per una volta come eccezione di una quotidianità fatta di allenamenti, casa e famiglia, non per forza in questo ordine temporale. Il 2021 si è chiuso con un bilancio più che positivo, caratterizzato dalla vittoria di Sankt Moritz a metà dicembre. Partiamo da qui.

René: ci racconti com’è stato questo inizio di stagione?

«La stagione è iniziata in Austria, a Steinach am Brenner. Ho disputato due super G in cui sono arrivato in entrambe le circostanze quarto. Nel programma erano previsti anche due giganti, ma uno l’hanno annullato e nell’altro sono caduto. Dal Tirolo poi ci siamo trasferiti a Sankt Moritz dove erano in programma cinque gare, tre giganti e due slalom. Nel primo gigante ho vinto, nel secondo sono caduto e nel terzo sono arrivato terzo mentre nei due slalom in programma sono arrivato in entrambe le circostanze terzo. Un bilancio? Più che buono, direi anzi ottimo».

I primi risultati cosa ti hanno detto a proposito delle tre discipline in cui ti stai cimentando?

«Per quanto riguarda gigante e slalom sono molto soddisfatto. Posso dire di essere già a buon punto per quanto riguarda la stagione in corso ma più in generale i segnali di crescita rispetto anche al recente passato sono notevoli. Li considero molto importanti. Nei due slalom di Sankt Moritz ho centrato i primi due podi della mia carriera, in passato uscivo sempre (ride, ndr). Sono molto contento per queste due discipline, mi sento più sicuro delle mie capacità ed i risultati non sono tardati ad arrivare. Per quanto riguarda il super G mi sento un po’ più indietro anche se i due quarti posti austriaci li considero comunque un ottimo traguardo. Per il super G c’è da lavorare ancora un po’prima di riuscire ad acquisire la giusta sicurezza».

Indipendentemente dalla disciplina, come procede il tuo personalissimo percorso di crescita?

«Dallo slalom ho ricevuto le risposte per certi versi più sorprendenti. I distacchi dai primi si sono notevolmente accorciati, il lavoro sta pagando. Sentivo di poter fare bene ma arrivare terzo è un traguardo che lo vedevo ancora lontano, quasi insperato in questa fase della stagione. Il percorso di crescita mi ha dato maggiore sicurezza, faccio meno errori, la continuità è fondamentale per arrivare sul podio. Anche in slalom e super G sento di aver compiuto un notevole passo in avanti, la consapevolezza è cresciuta come è cresciuta l’esperienza della gestione in pista. La crescita riguarda soprattutto l’aspetto mentale oltre che tecnico. Sono più sicuro dei miei mezzi, gli errori del passato mi sono serviti per lavorarci sopra ed evitare di commetterli ancora. Fino allo scorso anno soffrivo alcune fasi della gara e finivo per uscire, pregiudicando tutto per una tensione nervosa che ad un certo punto si faceva sempre più difficile da tenere a bada. Adesso le cose sono cambiate molto sotto questo punto di vista e non posso che esserne soddisfatto. Ogni gara fa storia a sé, la tensione dev’essere sempre positiva, sia in pista che fuori. Se dovessi scegliere una disciplina più di un’altra su cui puntare le mie carte? No, in questo momento non mi sento di puntare su una disciplina lasciando un po’ indietro le altre due. Sto lavorando sodo dividendo equamente gli sforzi su tutti i fronti. La crescita riguarda slalom, gigante e super G, non è ancora giunto il momento di puntare tutto in un’unica direzione».

Torniamo alle gare. Archiviato il 2021 con il successo di Sankt Moritz, il 2022 che cosa ti riserva?

«Sarà un inizio col botto perché a gennaio ci sono i mondiali di Lillehammer in Norvegia. Staremo via dall’8 al 23 gennaio. In questo momento sto preparando la trasferta norvegese a Cortina, sulle piste di casa che mi danno sempre grandi stimoli. Sono convinto che potrò dire la mia. I risultati di dicembre rappresentano la migliore base di partenza. A livello di convinzione sono già a buon punto, adesso ci sarà da raggiungere il top della forma. Mi aspetto di fare bene poi vedremo come andrà. Come ho già detto prima non mi precludo niente. Mi sto allenando tutti i giorni ed in tutte le discipline. Me la voglio giocare su tutti e tre i tavoli. Non mi sono fermato mai durante queste feste, faremo qualche giorno di pausa alla vigilia della partenza».

Dai Mondiali di Norvegia alle Olimpiadi di Pechino il passo sarà breve e non ci sarà molto tempo per cullarsi sugli allori.

«Per il momento, essendo alla vigilia dei Mondiali, non ci sto pensando molto alle Olimpiadi. Sembrano un evento ancora molto lontano anche se in realtà manca poco tempo. Pechino è lontana, le piste non le conosciamo. Non le abbiamo mai viste e le scopriremo solo una volta giunti lì. Andremo alle Paralimpiadi un po’ a scatola chiusa, cercando di carpire qualche informazione in più dalle Olimpiadi di febbraio (le Olimpiadi inizieranno il 4 febbraio, le Paralimpiadi esattamente un mese dopo, il 4 marzo)».

Sul fronte degli allenamenti come stanno procedendo le cose?

«Mi sto allenando forte a Cortina in 5 Torri insieme al mio allenatore locale Luca Lacedelli. Devo ringraziarlo per la passione che ci mette nel seguirmi oltre alla straordinaria preparazione. Luca è una garanzia, mi fido di lui ed insieme stiamo facendo ottime cose. A Cortina poi sono di casa, sono le mie piste. Mi alleno tra la gente che conosco e che mi vuole bene. Amici soprattutto. Penso allo sci club Druscié, una specie di seconda famiglia. Visto che mi ci trovo, mi preme ringraziare i miei sponsor, Targa Telematics e la new entry To Coffee».

Usciamo per un attimo dal discorso prettamente sportivo e guardiamo un attimo “in casa” De Silvestro.

«Non è cambiato niente, la mia famiglia è sempre stata una costante della mia vita, non solo sportiva. Lucrezia, mia moglie, mi sta vicina tutti i giorni. Quando sono a casa la vicinanza è fisica, quando sono via è più mentale, ma per me è altrettanto importante. La mia famiglia idem, la loro presenza è un punto fermo della mia giornata. È a loro che penso quando vado in gara, con un obiettivo: mi piacerebbe regalargli una grande soddisfazione. Sarebbe un po’ come ripagare gli innumerevoli sforzi che hanno dovuto sostenere in questi anni al mio fianco, soprattutto prima che lo sci diventasse il mio lavoro. Io ci ho sempre creduto, ma i primi a crederci sono stati loro e senza il loro sostegno incondizionato non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono arrivato. Ora servirebbe la classica ciliegina sulla torta, il coronamento di un sogno. Una vittoria importante, ai Mondiali o, perché no, alle Olimpiadi, per dire loro: “grazie”».

La giornata tipo di René De Silvestro qual é?

«Non faccio niente di particolare, la mia è una vita abbastanza regolare. Mi dedico tanto alla mia attività, per il resto amo stare in casa e dedicarmi alla famiglia. Non amo uscire troppo, forse anche perché il viavai è concentrato soprattutto in casa nostra. Si chiacchiera e si passa il tempo in compagnia. Gli amici sono tanti, a San Vito sono cresciuto e con la comunità di San Vito il legame è fortissimo».

Che momento vive lo sport paralimpico, soprattutto in ottica olimpica?

«Le Paralimpiadi di Tokyo hanno detto che la crescita del nostro movimento in ambito di visibilità è notevole. I media sono molto attenti alle nostre attività. Le paralimpiadi di Pechino torneranno in televisione, in diretta. I mondiali probabilmente no ma possiamo comunque ritenerci soddisfatti».

Detto delle Paralimpiadi di Pechino, all’orizzonte ci sono quelle di Cortina del 2026: ci pensi?

«L’evento sportivo è ancora molto lontano ma se ne parla sempre di più e devo dire che Cortina nel frattempo, proprio in vista delle Olimpiadi, sta iniziando a cambiare pelle. Ci sono tante novità, nuovi impianti in primis. Si respira un’aria diversa, più frizzante, sicuramente positiva per tutta la comunità locale. Con la fondazione in fase di costituzione ho già avuto un primo contatto, questo mi rende felice ed al tempo stesso orgoglioso. Mi piacerebbe ricoprire il ruolo di testimonial in vista delle Paralimpiadi 2026, c’è stato in tal senso un primo avvicinamento anche se in via del tutto informale. Non so se si concretizzerà qualcosa ma sono contento e sicuramente disponibile».

Da atleta paralimpico, quali differenze avverti, se le avverti, con un collega normodotato?

«Differenze a livello di interazioni personali non ce ne sono. Il nostro movimento ha acquisto credibilità con sacrifici e risultati. L’unica differenza sta tra le due federazioni mi verrebbe da dire: la Fisi puo godere di un budget decisamente più importante rispetto alla nostra (la Fisip, ndr). Questo inevitabilmente si ripercuote sulla nostra attività anche se comunque non ci possiamo lamentare. Tutto quello che serve noi ce l’abbiamo, sicuramente si potrebbe fare qualcosa in più e meglio ma c’è sempre tempo. Siamo consapevoli che non è facile».

Ogni tanto ti capita di tornare con la mente all’incidente che ti ha costretto sulla sedia a rotelle ed a tutto quello che è stato dopo?

«Sì, ci penso e penso soprattutto a quello che è stato dopo. Da un evento drammatico è venuta fuori un’opportunità nuova che mi ha portato a togliermi grandi soddisfazioni. Mi piace poter offrire un messaggio di speranza a tutti, non solo a chi pratica sport. Se mi guardo indietro e penso da dove sono partito, mi sento orgoglioso. Non ho mai disdegnato quello che sono stato, il sentimento che accomuna il prima ed il dopo è l’umiltà. Frequentando ambienti paralimpici ci si ritrova spesso, tra atleti, a confrontarsi sulle storie personali che ci hanno portato lì. Non capita spesso che si parli di vicende personali, si preferisce pensare allo sport ma le storie di ognuno di noi sono storie tanto diverse ma accomunate da una voglia di rivincita. A proposito del “dopo”, mi preme ringraziare la onlus The game never ends di Orlando Maruggi che ci supporta e sostiene nell’attività paralimpica a Cortina tra mille difficoltà. Il movimento locale può contare su altri atleti che, dopo di me, si sono avvicinati alla pratica sportiva. L’importante, nella vita di tutti i giorni come nello sport, è non arrendersi mai».

Parola di René.

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