Aspodello: «Il Rugby Feltre ha una rosa giovane, può consolidarsi per una decina d’anni»

Il presidente giudica la prima parte della stagione. «Peccato il ko di Villadose però è difficile pensare di vincerle tutte»

Giovanni Pelosio
Paolo Aspodello e Manuel Bergamo
Paolo Aspodello e Manuel Bergamo

Dicembre coincide con il tempo dedicato ai bilanci e seppure nello sport ci si trovi nel mezzo dei campionati, le indicazioni che si possono trarre dal percorso compiuto fino a qui, sono sufficienti per una valutazione credibile. Paolo Aspodello, presidente del Rugby Feltre, è soddisfatto dello stato in cui si trova l’associazione che presiede, tanto per i risultati colti dalla prima squadra, quanto per una crescita complessiva, che passa per la collaborazione di una quantità enorme di volontari, senza il cui contributo difficilmente una realtà tanto composita potrebbe esprimersi al meglio. Nel tratteggiare il bilancio di fine 2024 non si può non partire dalle prestazioni della formazione seniores, impegnata nel campionato di serie B.

Come giudica il cammino del XV allenato da Manuel Bergamo?

«Partendo dal presupposto che è difficile immaginare un campionato senza perdere una partita, siamo dove pensavamo di essere all’inizio della stagione, ossia in corsa per le prime posizioni. Il campionato è ancora lungo e l’inaspettata sconfitta di Villadose spero non incida. Certo, se il Mogliano finirà senza sconfitte, non resterà che fargli i complimenti».

Che campionato stanno disputando i Tori?

«Al di là della classifica, che al momento ci vede secondi, l’ambiente si sta consolidando sui livelli che riteniamo in linea con le nostre qualità. Le ultime tre partite dimostrano una crescita decisa: aver rifilato ottanta punti al Cus Padova, che solo la domenica precedente aveva sconfitto il Mirano, ritengo sia un segnale di salute. Peccato per gli ultimi 10’ con il Mogliano, dove ci siamo fatti rimontare dalla capolista, che hanno, per il momento, precluso l’aggancio o il sorpasso. Il primo anno in B è stato vissuto sulle ali dell’entusiasmo, la seconda annata è servita per consolidarsi, con qualche sobbalzo qua e là, la terza è quella delle certezze».

Quali sono le prospettive per il proseguo del cammino di Sartor e compagni?

«La nostra è una squadra molto giovane, che ha una prospettiva davanti di una decina di anni. L’auspicio è che il gruppo attuale venga continuamente alimentato dall’approdo dei ragazzi di qualità, che escono dal settore giovanile e che ambiscono a esordire in prima squadra».

Oltre ai giocatori cresciuti in casa, siete anche intervenuti sul mercato?

«La differenza tra il Rugby Feltre e altre società ritengo sia il forte senso di appartenenza dei nostri ragazzi con la maglia granata. La società è consapevole di questo privilegio, di poter contare su ragazzi che rinunciano anche ad altre esperienze, per esprimersi con la società nella quale sono cresciuti e di conseguenza è intervenuta, per rinforzare la rosa della prima squadra nei ruoli dove eravamo più carenti a livello di numeri. Non abbiamo fretta, pensiamo di compiere un percorso che richiede i tempi necessari e proprio per questo, ancora una volta, riteniamo che la scelta di rinunciare due estati fa alla serie A, per quanto dolorosa, sia stata corretta, per consentire al gruppo di consolidarsi e ad altri ragazzi di qualità del settore giovanile di salire in prima squadra».

Il settore giovanile. Quest’anno avete aumentato l’impegno per le squadre giovanili, rinsaldando le collaborazioni con Belluno e Valdobbiadene.

«Le collaborazioni ci hanno consentito di schierare due under 14 e due under 16, almeno nella prima parte della stagione, condizioni che hanno permesso a tanti ragazzi di giocare, guadagnare minuti ed esperienza, anche a coloro i quali si sono avvicinanti recentemente al rugby e in un’altra situazione avrebbero avuto meno possibilità di entrare nei ventidue in lista. Questa scelta è stata individuata, assieme ai colleghi del Belluno e del Valdobbiadene, per alzare il livello dei nostri ragazzi, per ampliare la base. Sicuramente ci sono stati momenti logisticamente complicati, per le distanze e perché schierare due squadre non è facile e di questo dobbiamo ringraziare gli allenatori, gli accompagnatori e i ragazzi, che ci hanno messo un grande impegno».

Di quale salute gode il settore minirugby?

«Il lavoro che viene svolto per il minirugby è notevole, non solo in campo, ma anche con la capillarità degli interventi in alcune scuole del feltrino. L’impegno si tramuta in numeri di partecipanti in aumento».

E il rugby femminile?

«Anche in questo caso abbiamo ritenuto necessario, per le ragazze che escono dal percorso del minirugby e che vogliono proseguire l’attività, individuare delle collaborazioni con società vicine, per unire le forze e consentire una qualità maggiore negli allenamenti e di conseguenza nelle partite. Per questo abbiamo ribadito con forza la necessità di proseguire con il progetto 4Team fino alle under 16 e abbiamo avviato una collaborazione con la Benetton Treviso per le under 18 e le seniores».

L’impiantistica. Su quanti e quali strutture distribuite l’attività agonistica?

«Le dimensioni del nostro movimento sono tali, anche in virtù delle collaborazioni con il Belluno e con il Valdobbiadene, che presuppongono spazi ampi e adeguati, soprattutto nel periodo invernale, dove diventa fondamentale il campo di Segusino, che gode di un clima più mite. Ci distribuiamo tra il Boscherai, Stella Maris, Arten, con l’ottima collaborazione con i Draghi e Segusino, senza tralasciare qualche seduta sul sintetico del Boscherai, grazie alla disponibilità del Pedavena Calcio. Certamente, avessimo a nostra volta un sintetico, sarebbe funzionale soprattutto nel periodo invernale, ferma restando la necessità di migliorare la struttura, a partire dalla tribuna del campo principale, che va coperta, per consentire di accogliere nel miglior modo possibile il pubblico che assiste alle nostre partite e che è sempre numeroso. Sul punto, tuttavia, da tempo non ci sono stati contatti con l’amministrazione e non si intravvedono sviluppi».

Il volontariato. Il Rugby Feltre non è soltanto risultati ma tanta gente che collabora.

«Se dobbiamo valutare le dimensioni dell’associazione ogni tanto i polsi tremano, perché non è facile gestire una serie di attività così estese. Questo è possibile grazie a un numero infinito di volontari e alla loro disponibilità, che ci consente di garantire il miglior servizio in campo e fuori dal campo».

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