Santiago Visentin, dalla città di Messi a Belluno

BELLUNO
Via subito i dubbi. «Tifo Rosario Central. E ci ho pure giocato, nelle giovanili». Bene, adesso l’intervista con Santiago Visentin può iniziare. D’altronde, quando nasci a Rosario, la città di un certo Leo Messi, puoi avere due fedi: o Newell’s Old Boys o Rosario Central. Da quando è piccolino, il difensore del Belluno ha scelto quest’ultima squadra a cui dedicare il proprio cuore.
«La più forte», spiega sorridendo. «Da noi in Argentina, comunque, il calcio è veramente una questione di vita e di morte. Ogni rivalità, poi, assume contorni accesi, importanti».
Gioviale, brillante questo difensore classe 1999 capace di impressionare sabato contro il Trento. Arrivato quasi sottotraccia nel mercato estivo, ma subito compreso da mister Vecchiato. Uno che di difensori se ne intende, guarda caso. Perno fisso della retroguardia, e c’entra poco l’essere un fuoriquota. Linea a quattro o a tre non sembra fare assolutamente differenza. Lì dietro occorre essere scaltri, perché ogni errore pesa il triplo. Visentin sembra avere le caratteristiche giuste. Se lo gode il Belluno, curioso di rivederlo all’opera dal 16 settembre in campionato. Lui, nel frattempo, mostra già una grande maturità.
«Dal primo giorno qui ho cercato di dare il massimo, ascoltando e mettendo in pratica ogni indicazione del mister. Però, al di là dell’aspetto personale, dispiace essere usciti dalla Coppa Italia senza meritare».
Rosario Central dunque, poi Ferro Carril in Argentina. Sempre vivaio, fino alla chiamata tanto attesa.
«Il mio procuratore mi aveva avvertito della possibilità di un trasferimento in Italia. E a me l’idea piaceva, perché il calcio è molto competitivo e pure la qualità di vita è migliore. Così, un anno fa, sono finito al Pordenone. Ero sempre con la prima squadra, quasi sempre finivo tra i convocati ma non ho mai esordito in C».
In compenso c’è stata un’esperienza incredibile da vivere.
«A San Siro, nell’ormai famoso Inter – Pordenone di Coppa Italia, sedevo in panchina. Così come nel turno precedente a Cagliari, tra l’altro. Comunque entrare in uno stadio così lascia senza parole. Che dispiacere enorme uscire ai rigori, ma abbiamo vissuto momenti inimmaginabili».
Non avrà occasione di tornare a San Siro, quest’anno. Però Belluno gli offre un’opportunità ancor più importante: giocare, crescere e, perché no, farsi notare di nuovo dal calcio professionistico.
«Di sicuro qui sto bene. Mi piace il posto, i compagni, tutto l’ambiente. Siamo una bella squadra secondo me, e sabato lo abbiamo dimostrato. In questa settimana e mezza mancante al debutto in campionato dovremo lavorare per farci trovare pronti».
Nel frattempo, magari un giretto a Treviso se lo farà Visentin. Perché proprio lì?
«Mio nonno paterno è partito proprio dalla Marca».
C’era il sospetto, con quel cognome. Adesso comunque ogni pensiero è rivolto solamente al Belluno e alla maglia gialloblù, per la quale Visentin è pronto a dare tutto. A proposito, non serve neppure che vi diciamo i colori del Rosario Central… –
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