Sappada terra di campioni. Graz: «Mi godrò l’esperienza olimpica»

Il ventunenne ha bruciato le tappe e punta decisamente alla sprint di martedì 8 febbraio
Ilario Tancon
Il sappadino Davide Graz
Il sappadino Davide Graz

SCI NORDICO

Ilario Tancon

Dopo Silvio Fauner, Pietro Piller Cottrer e Marina Piller (sci di fondo), Giacomo Kratter (snowboard), Lisa Vittozzi (biathlon) ed Emanuele Buzzi (sci alpino), un altro sappadino vivrà l’emozione dei Giochi olimpici.

È Davide Graz, fondista classe 2000 (compirà 22 anni il 5 marzo), cresciuto nei Camosci, ora alfiere delle Fiamme Gialle. Un atleta, il ragazzo di Cima, che fin da giovanissimo ha fatto vedere grandi cose, vincendo il Trofeo Topolino. Tanti sono stati i titoli italiani conquistati, due le medaglue iridate Juniores: il bronzo nella 10 chilometri in classico e il bronzo nella staffetta 4×5 chilometri dei Mondiali di Oberwiesenthal nel 2020.

Alle competizioni internazionali Davide dà del “tu” da parecchio tempo: ha esordito in Coppa del mondo nel febbraio del 2019 a Cogne e, sempre nel 2019, ha esordito pure ai Mondiali, quelli di Seefeld.

Ora, le Olimpiadi. Che rispetto a Coppa e Mondiali sono un’altra cosa.

«La sprint dell’8 febbraio sarà l’appuntamento nel quale cercherò di essere il migliore Davide della stagione. Posso definirmi un atleta polivalente, ma vado a Pechino per fare bene nella sprint. Spero di riuscirci. Per il resto, dobbiamo ancora vedere bene quali altre gare farò».

Silvio Fauner, che esordì ai Giochi ad Albertville 92, quando aveva ventitre anni, e che poi si è portato a casa ben cinque medaglie olimpiche, dice che devi divertirti e non porti limiti.

«Senz’altro mi godrò questa esperienza, sarà qualcosa di bello».

Credevi alla convocazione a inizio stagione?

«Ci credevo in primavera, quando a maggio ho annotato su un foglio gli obiettivi che volevo centrare nella stagione 2021-2022. Ci ho sempre creduto anche se, a inizio dicembre, quando ho preso il Covid, il sogno olimpico mi è parso allontanarsi. Ho dovuto saltare due fine settimana di gare che potevano essermi favorevoli e temevo che tutto fosse perduto: c’erano la sprint e la 15 skating di Davos, località dove lo scorso anno avevo fatto bene. Le ho dovute saltare e quello è stato un momento davvero critico. Poi invece sono riuscito a qualificarmi per il Tour de ski e fare bene nella sprint di Lenzerheide, l’ultima sprint della prima parte di stagione, l’ultima occasione per qualificarsi. Per fortuna è andata bene (21° in qualifica e 23° finale, secondo italiano dopo Pellegrino, ndr) e ora eccomi qua».

Dopo il successo, conquistato con autorevolezza, nella 15 km mass start skating dei tricolori a Padola, il 16 gennaio, hai raggiunto gli altri azzurri a Misurina.

«Abbiamo lavorato bene tra Misurina e il Tre Croci. Si è trattato di una settimana di carico importante, così come la precedente del resto. Questa settimana stacco un po’la spina, cerco di ricaricare le batterie per essere al massimo in Cina. La preoccupazione più grande in questi giorni è quella di stare il più isolato possibile: è un po’stressante cercare di evitare i contatti ma è indispensabile perché il tampone … non perdona».

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