Savasta: «Giusto aver cambiato Poletto. La Da Rold entrava in campo già battuta»
BELLUNO. Giusto cambiare allenatore, perché occorreva la scossa ad una squadra che dava ormai l’impressione di accettare la sconfitta. Ne è convinto Renzo Savasta, pallavolista e dirigente sportivo di lungo corso e spesso presente alla Spes Arena a tifare Da Rold Logistics Belluno. C’era anche a Portomaggiore, invitato dal presidente e grande amico Sandro Da Rold a bordo del pullman.
Un’opinione sempre interessante la sua, nonostante sia e voglia restare anche in futuro solo un tifoso, senza alcun coinvolgimento operativo. Parla nella settimana che conduce alla partita in cui ci si gioca l’intera stagione. Domenica (ore 18) alla Spes Arena è in programma l’ultima giornata di campionato contro i friulani del Prata, che lottano per la seconda posizione col Pineto.
La Da Rold dal canto suo ha una necessità, ossia quella di evitare i playout. Lo farà a precise condizioni: vincendo o perdendo al quinto set. Se invece dovesse essere battuta 3-0 o 3-1, sarà salvezza solo se in contemporanea Savigliano dovesse avere la meglio di Torino, altrimenti ci sarebbe lo spareggio salvezza proprio contro Savigliano.
Quali sensazioni le ha trasmesso la Drl in Emilia?
«Ho notato grande motivazione. E voglia di vincere. Cosa che secondo me non si era vista nel precedente impegno contro San Donà».
Cosa stava accadendo?
«Una volta ero a cena con Velasco e lui mi disse questa frase: “Più perdi, più diventi perdente. Più vinci, e più diventi vincente”. Ecco, forse era ormai subentrata una sorta di accettazione della sconfitta, che non va mai bene. Se sei l’ultima in classifica e vai a sfidare contro la prima, il risultato finale può non premiarti. Ma ciò non significa entrare in campo con la convinzione di avere già perso. Provi a vincere e se non ce la fai, ti devi arrabbiare. Ad un certo punto secondo me mettere la palla a terra o farsi murare era quasi diventata la stessa cosa».
Proprio a seguito del ko con San Donà è arrivato un discusso esonero del precedente allenatore Poletto, sostituito da Luigi Schiavon.
«Ho dialogato con il presidente quando avevano già preso la decisione e mi ha domandato cosa ne pensassi. Io Poletto non lo conosco, vado a male a quantificare la sua bravura. Però in quella sfida la squadra mi era apparsa demotivata e ritengo la società abbia fatto bene a voler tentare di modificare tale atteggiamento. Purtroppo il nostro attacco ha dei limiti e l’aver perso per strada causa infortunio Candeago non ha aiutato di sicuro. Ad ogni modo, adesso ce la giochiamo contro Prata».
Conosce Schiavon?
«Certo, dai tempi in cui giocavo in A1 al Petrarca. Ha tanta esperienza e secondo me il suo valore aggiunto è saper leggere alla grande la partita».
Adesso serve un’impresa però, altrimenti occorre guardare speranzosi al risultato di Savigliano – Torino.
«Di fronte ci sarà una squadra più forte della nostra, si sa. Ma i ragazzi daranno loro filo da torcere, ne sono convinto. E alla peggio, ci si gioca tutto nei playout. Mi auguro domenica di vedere tanto pubblico alla Spes Arena».
Quanto sarebbe fondamentale restare in A3?
«Parecchio. Salvarsi vuol dire dare continuità agli investimenti fatti dalla società e potrebbe proseguire il percorso di crescita».
La potremmo vedere nell’organigramma societario, il prossimo anno?
«Ci sono zero possibilità, ho già dato in passato da questo punto di vista. Comunque non parliamo di futuro, conta solo la partita di domenica».
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