Sirbu sogna di vestire una maglia azzurra. «Avrò la cittadinanza a suon di vittorie»
BELLUNO
Ha ripreso a correre forte Mihail Sirbu, il bellunese di Moldavia. Dopo i problemi fisici che ne hanno limitato l’attività nel 2021, “Michelino” è tornato ad allenarsi con costanza e nelle ultime settimane ha messo in riga tutta la concorrenza alle non competitive alle quali ha partecipato. Non competitive, vale la pena sottolinearlo, che, per quanto riguarda le posizioni di vertice, sono tali solo di nome perché il livello tecnico è di prim’ordine.
Il brillante ritorno del ragazzo del Quantin AlpenPlus è stata l’occasione per fare due chiacchiere con un atleta che qualche anno fa ha sfiorato più volte la maglia azzurra ma che, per problemi burocratici legati alla cittadinanza, quella maglia non ha mai potuto indossare. Negli anni, ha dovuto rinunciare a convocazioni e titoli, e detto addio alle possibilità di cercare un futuro lavorativo legato allo sport agonistico.
Mihail, classe 1999 è arrivato in Italia a undici anni dal paesino moldavo di Meseni, «dove noi bambini vivevamo con molta libertà e spontaneità, anche se in grande povertà, tanto che non c’era il bagno nella case» racconta. Con la mamma e la sorella prima si è stabilito a Ponte nelle Alpi, poi a Visome, mentre ora abita a Levego.
Agonisticamente, ha vissuto un anno particolarmente interessante nel 2018: fu secondo a una delle gare monumento del cross internazionale, la 5 Mulini, vinse (insieme allo zoldano Isacco Costa) la staffetta dei campionati italiani Juniores di corsa in montagna e fu convocato con la rappresentativa azzurra per l’incontro internazionale under 20 di corsa su strada Oderzo Città Archeologica. In entrambe le occasioni, però, fu beffato: ai tricolori non solo non gli venne assegnato ma il titolo ma nemmeno la vittoria, a Oderzo gareggiò ma solamente come invitato. «Sì, negli anni migliori, quelli decisivi, ho perso le opportunità che mi si sono presentate» dice Mihail. «Ancora adesso, ho solamente il permesso di soggiorno illimitato ma non la cittadinanza che, spero, possa finalmente arrivare nei prossimi mesi. Per quanto riguarda l’atletica, ho il titolo di “equiparato” ma non posso ambire alla maglia azzurra».
Sirbu, che fin da giovanissimi ha dato prova di grande maturità e intelligenza, non fa trasparire amarezza o risentimento.
«Guardo avanti, con concretezza» sottolinea. «Il livello assoluto è altissimo e per cercare, solo cercare di competere, dovrei allenarmi e basta. Troppo difficile conciliare il lavoro e lo sport ai massimi livelli. Mollare tutto per l’atletica? Non posso lasciare tutto il peso della famiglia sulle spalle della mamma. Il lavoro è fondamentale».
Sirbu, un diploma di scuola alberghiera, da qualche anno lavora da Kiwi Sports. «Il titolare, Devis Zasso, mi ha “scoperto” qualche anno fa, durante una gara che io corsi, improvvisando» racconta Mihail. «Da allora mi ha seguito, supportato e poi dato questa opportunità lavorativa importante».
Importante è stato anche il Gruppo sportivo Quantin, in particolare, l’allenatore Denis Viel: «Denis è un grande» dice ancora Sirbu. «Se non ci fosse stato lui, avrei smesso da tempo con l’atletica».
Le soddisfazioni più grandi per Mihail fin qui sono legate al già citato anno 2018: il “titolo” nella staffetta della corsa in montagna e il secondo posto alla 5 Mulini. «Per il futuro non ho obiettivi precisi» prosegue. «Mi piacerebbe migliorare alcuni personali, come quello sui 5 mila (quello attuale è 14’52”), fare bene ai campionati italiani sui 10 chilometri su strada e fare bene anche alla prossima 24 ore di San Martino: lo scorso anno ho percorso 18,6 chilometri, al termine di una bella sfida con Isacco e Costa e Osvaldo Zanella, stavolta mi piacerebbe arrivare ai 19».
«Ogni tanto penso anche a un futuro da allenatore» conclude Mihail. «A volte Denis mi affida i più piccoli del Gs Quantin e con loro ho feeling. Non so mai avrò le capacità tecniche per essere un buon allenatore. So però che mi piacerebbe cercare di essere un esempio. E far capire che la corsa è bella perché è tante cose insieme: è fatica ma anche divertimento, è impegno ma pure spensieratezza. Insomma, ti fa stare bene».
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