Stach: «Non mi aspettavo l’argento»

La marciatrice feltrina si gode il secondo posto nella 10 km tra le Promesse

FELTRE. Nel segno dell'argento. Ne ha fatta di strada la marciatrice di scuola Ana Feltre e ora in maglia Atletica Brescia Marta Stach, da quando ha provato per la prima volta a marciare in quinta elementare fino all'argento conquistato nella 10 chilometri ai campionati italiani Junior e Promesse.

Che gioia è stata?

«Inaspettata. Quando mi sono resa conto che ero seconda a seguito di qualche squalifica, mi sono sentita le gambe più leggere e ho finito col sorriso. Poi ho pianto dalla contentezza. Sono andata ad abbracciare il papà, che è il mio allenatore, e al traguardo c'era la mia famiglia. Poi sono tornata all'università a studiare, ricordandomi che ho gli esami. È stata una bella emozione, che mi mancava, perché ero arrivata seconda ai campionati italiani al secondo anno da Cadetta e dopo non ero più salita sul podio. Questo risultato mi dà una carica in più».

Com'è avere il papà-allenatore?

«Mi è di aiuto, perché so che non devo dimostrargli niente e mi sta vicino in ogni caso. Se avessi un altro allenatore, non starei così serena, perché mi sentirei di dovere qualcosa a qualcuno. Non abbiamo mai avuto discussioni per gli allenamenti, so che sa fare bene il suo lavoro».

Come hai scelto una disciplina così particolare?

«Ecco, qui salta fuori, tra virgolette, l'unico momento in cui l'atleta ha trasgredito all'allenatore: la prima volta che ho pensato di provare la marcia, mi aveva detto di fare altre gare. Quella volta, però, aveva accompagnato la squadra a Belluno un altro allenatore e quando mi ha chiesto a quale gara iscrivermi, gli ho risposto la marcia. Non avevo mai marciato, ho domandato ad alcune atlete più grandi di insegnarmi come si faceva, ho fatto riscaldamento con loro e sono tornata a casa con la medaglia d'argento. Poi ho iniziato a coprire la marcia durante i campionati di società e ho visto che continuavo ad andare bene».

Che fascino ha la marcia?

«Finire un allenamento dopo aver fatto tanti chilometri è una soddisfazione. Mi è sempre piaciuta anche per il gesto tecnico, che conta tanto ai fini della prestazione ed è importante farlo bene, altrimenti vengono fuori i dolori».

Da marciatrice, cosa ne pensi del caso Alex Schwazer?

«Appena iniziato a fare marcia lo vedevo come un esempio, avevo il poster in camera. Da ex fan, mi ha delusa quando è stato trovato dopato. Dopo l'exploit olimpico, ha avuto momenti in cui le cose non andavano così bene e ha scelto la strada sbagliata, ma di atleti che vivono momenti di difficoltà ce ne sono e le cose vanno affrontate in altro modo. Le regole gli danno il diritto di tornare a gareggiare e gli auguro di continuare a marciare sereno, però non sarà mai più un modello da seguire».

Raffaele Scottini

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