Stefano Cecchin, l’obiettivo è puntato su Mondiali e Europei

FELTRE. Pesca, che passione. E che soddisfazione. Stefano Cecchin, classe 1973 di Feltre, va per laghi e fiumi fin da ragazzino, da quando autodidatta ha iniziato a maneggiare canne, ami e galleggianti. Papà e di tre figli, da qualche tempo porta con sé anche Kevin e Thomas di 6 e 4 anni che già stanno ereditando la sua stessa passione, «distogliendosi dal pc e dagli incanti televisivi», mentre è ancora presto per Viola, che ne ha soltanto due.
«Ho iniziato con la classica pesca al tocco, detta rodolon, passando giornate intere sul torrente Caorame. Dopo qualche anno sono passato alla pesca alla passata, detta bolognese, e dal Caorame mi sono spostato in fiume, cominciando ovviamente dalla Piave».
Nel 2000 la folgorazione: «Entro in un negozio specializzato e vedo degli sconti speciali. Decido quindi di cimentarmi in una disciplina tutta nuova, la pesca con coda di topo, meglio conosciuta come pesca a mosca, la più praticata a livello internazionale, ma non in provincia».
Perfezionista e con mentalità imprenditoriale. Nel 2007 Cecchin fa il primo corso per diventare istruttore base a Bassano. Nel 2008 conferma il brevetto di istruttore a Castel di Sangro. A fine 2011 passa come socio fondatore alla scuola SLM e organizza il primo corso con 6 allievi a Belluno, provenienti da varie regioni del Nord. «La passione cresceva e ho iniziato a a gareggiare come agonista, iscrivendomi all'Amo club Lonigo di Vicenza».
Il primo risultato lo ottiene alla gara provinciale di pesca a Mosca a Vicenza nel 2012, con un bel terzo posto. Nel 2013 si qualifica al campionato italiano. Nel 2014 ottiene il quinto posto, nel 2015 diventa secondo, entrando in Nazionale.
«Per partecipare ci vogliono capacità, determinazione e non ultimo una concentrazione emotiva molto elevata. I miei allenamenti si basano quasi solo su questo».
Quest'anno lo attendono l'europeo in Polonia a settembre e il mondiale negli Stati Uniti a ottobre. «Spero di riuscire ad avvicinare i giovani a questo splendido sport, sano e all'aria aperta. Al tempo stesso punto a valorizzare la nostra montagna creando una specificità, al momento carente».
Ora il suo impegno maggiore è l'insegnamento. «Voglio scrivere un libro ricco di fotoracconti. Dopo un lungo percorso formativo, costellato da qualche sgambetto antisportivo, mi sento arrivato all'inizio di un nuovo cammino. Voglio raccontare la scomparsa della razza Piave, caratterizzata da persone carismatiche ma di poche parole, che trascorrono le loro giornate sul fiume». Un po' come lui.
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