Tiozzo: «Il San Giorgio può diventare grande La mia riconferma? Prima salviamoci»

«Il presidente Sergio De Cian, Paolo De Cian, Claudio Fant e il ds Moreno Della Vecchia sono le anime di questa società» 

Gianluca Da Poian / SEDICO

«Ero scarso a giocare a calcio, non faceva proprio per me. Ho smesso nelle giovanili infatti. Allenare invece mi piaceva eccome. A 24 anni ero già preparatore atletico in prima squadra al Chioggia, a poco più di 30 guidavo il Delta».

Appunti da segnare sul block notes di quanti ritengono impossibile sedersi in panchina senza una certa esperienza dentro il rettangolo di gioco. A dirlo è Luca Tiozzo, al solito mai banale. Abbiamo provato a chiedergli se resterà al San Giorgio Sedico, il prossimo anno. Lui però si allinea a quanto detto la scorsa settimana dal ds Della Vecchia: riparliamone a salvezza conquistata. Eppure ad una successiva domanda altrettanto importante risponde in modo molto diretto, senza pensarci su. Sì, per lui la squadra ha margini di crescita in futuro. Sedersi ad un tavolo ed impostare la trattativa con il proprio allenatore che parte da questa convinzione è senza dubbio più facile.

Intanto, mister, ci dica una cosa. Cosa la rende più orgoglioso dopo sei mesi di lavoro? Anzi cinque, visto che il primo lo avete passato a casa con il Covid…

«Il riuscire a vedere il calcio alla stessa maniera, innanzitutto. Staff, squadra, società. Poi con il lavoro dei dirigenti fuori dal campo, abbiamo dimostrato come non servano chissà quali mezzi economici per fare come si deve le cose. Non manca nulla qui. E adesso sarebbe bello completare l’opera. Ce lo meritiamo».

Senza scomodare i grandi teoremi calcistici, ma lei è senza dubbio della filosofia che il risultato arriva attraverso il gioco.

«E le motivazioni. Perché sì, mi piace proporre un bel calcio, ma se vuoi la palla tra i piedi devi saper come muoverti, devi rischiare con l’impostazione dal basso e altri aspetti. Parliamo di situazioni che derivano dagli opportuni atteggiamenti dei giocatori e li ottieni solo se ai ragazzi fornisci appunto quelle motivazioni con cui credere in ciò che proponi».

Usando i dovuti e rispettabili paragoni, è quanto dice Antonio Conte. Ed in effetti la sua prima Juventus e la nazionale agli Europei era proprio un insieme di intensità, calcio gradevole e fame indescrivibile.

«Lui da questo punto di vista è un grandissimo. E sta crescendo sulla stessa linea anche Gattuso. Quando nei novanta minuti “chiami” un movimento, indichi un passaggio è perché stai vedendo la possibilità di realizzare quanto provi in un’intera settimana. Come ha detto Fonseca della Roma in un’intervista: puoi cambiare strategia con cui affrontare l’avversari, ma l’identità rimane».

Il carattere è stato il limite di Tiozzo?

«Agli occhi di chi non mi conosce sì. Purtroppo a volte la gente di giudica per quanto vede in campo, quasi non sapesse che dietro i novanta minuti si cela molto altro. Il mental coach incontrato al Matelica mi ha aiutato ad incanalare bene le energie. E tolto l’episodio di Trento, credo di essere cresciuto molto».

Alla salvezza mancano sei punti e davanti rimangono otto giornate. Un cammino ben avviato, diciamo così. Resterà qui?

«Non è il momento di parlarne, adesso. Da buon chioggiotto dico che va condotta prima la nave in porto».

Okay, ci provo in un’altra maniera. Il San Giorgio Sedico ha margini di crescita?

«Non li ha grandi, li ha grandissimi. Qui ci sono quattro persone in particolare che rendono forte la società: il presidente Sergio De Cian, Paolo De Cian, Claudio Fant e il ds Moreno Della Vecchia. Ed attorno a loro tutti gli altri, chiaro. Senza il Covid le cose all’inizio sarebbero andate meglio, ma in ogni caso non era facile entrare in una nuova categoria. I presupposti per continuare a fare bene non mancano». —

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